Intervista: FLWR Suono coi colori

Intervista: FLWR Suono coi colori

A pochi mesi dal lancio del suo primo EP, FLWR ci racconta del singolo “Bianco”, e di quali colori vede oggi e nel suo futuro.

Il suo EP avrà l’aspetto di una tavolozza. Ogni canzone sarà rappresentata da un colore, ed ogni colore descriverà quello che FLWR ha provato negli ultimi tempi. Guardiamo assieme i dettagli di questo quadro, partendo dal colore che li riassume tutti, “Bianco”.

Partirei dal tuo nome. Cosa significa?

FLWR è una versione simbolica di “flower”. Come immagine e come metafora, il fiore ha sempre avuto un significato molto forte per me. Ha infinite qualità estetiche che lo rendono, come simbolo, apprezzato da tutti. Al tempo stesso il fiore è per definizione debole, basta un attimo per staccarlo dalla stelo ed ucciderlo.

Domanda inevitabile: qual è il tuo colore preferito e perché?

Sicuramente il celeste cielo. Il rapporto con un colore è intuitivo, non ci sono spiegazioni al perché il rosso ci comunica qualcosa e il verde qualcos’altro. Se vivessi in un mondo completamente celeste, non mi stuferebbe mai. Mi trasmette tranquillità, freschezza e profondità. E serenità.

E se invece dovessi scegliere un colore per questo momento della tua vita, quale sarebbe?

L’arancione. Sto vivendo una fase di cambiamento, sento che il rapporto che ho con alcuni elementi importanti della mia vita si sta trasformando, in primis quello con la musica. Diciamo che mi sto scaldando e si stanno aprendo delle prospettive interessanti per il futuro. Vediamo che succede e quanto ancora “calda” diventerà la situazione.

Raccontaci del singolo “Bianco”: di cosa parla, com’è nato, che significato ha per te.

Ho composto il beat di “Bianco” quando mentre studiavo all’ università di Washington, a Seattle. Vivevo un’altra vita rispetto a quella qui a Roma, e tutta quell’energia diversa è confluita nella musica. Al  tempo stesso, ho sentito da subito che il feeling della canzone era malinconico, forse come me in quel momento. Appena tornato a Roma, una relazione importante con una ragazza si è definitivamente conclusa. Allora ho capito ciò che stavo inconsciamente esprimendo in quel beat, e ho scritto le linee vocali ed il testo in meno di una giornata. Per il video, che rappresenta perfettamente i sentimenti della canzone, devo tutto a FEXS, il videomaker, che ha reso in immagini quello che io volevo rendere con la musica.

Il colore bianco rappresenta la fine di una storia nel tuo pezzo, insolitamente prende il posto di un più scontato nero. Eppure il bianco non è un colore triste, ma è la summa di tutti i colori, la luce…

Verissimo. Però associo il colore principalmente alla musica nel pezzo, ancor prima che al testo. Dentro a “Bianco”  ci sono un sacco di cose: incertezza, rabbia, tristezza ma anche speranza e felicità per i ricordi che restano del passato. Dentro la fine della mia storia ci vedevo ugualmente un sacco di confusione, ma da quella confusione è uscito fuori il brano. Infine, a livello “sonico”, il pezzo mi suona molto chiaro, limpido e luminoso, quindi…bianco.

Come lo vivi questo amore/odio per la musica trap? Il pubblico è diviso tra chi osanna e chi denigra questo genere.

Questo è un domandone. Direi molto amore, zero odio, a volte con un po’ di noia casomai. Da produttore musicale, per me trap significa una certa estetica del pezzo, a livello di suoni utilizzati e idee musicali. Le ritmiche della trap, poi, hanno qualcosa di “ipnotico” che da ascoltatore musicale mi prende sempre. La trap è un modo di fare musica elettronica che rappresenta perfettamente il presente: un po’ minimale ma comunque elegante e “bilanciata” tra base e voce dell’artista. E solo apparentemente è un genere semplice da comporre, come dicono in molti: dietro ai pezzi che sembrano più banali ci sono sempre armonie complesse. Come ogni genere di tendenza, la trap viene abusata e ripetuta da una miriade di produttori ed artisti, che cercano di seguire standard già fissati. Invece bisogna spingerla in avanti e farla evolvere.

Dici che nella musica elettronica tutto è possibile. Perché?

Perché oggi un ragazzo con un portatile in mano ed un paio di programmi scaricati può inventare interi mondi, senza aver bisogno, almeno nella composizione di una traccia, di nient’altro che la sua immaginazione. E soprattutto, può unire elementi di qualsiasi genere musicale nello stesso pezzo, senza i limiti di una volta, ovvero dover registrare i suoni dalla loro fonte. Con un’idea chiara in testa e degli strumenti minimi alla mano, si può unire al suono classico del pianoforte o della chitarra quello più futuristico del più assurdo synth o sample e creare musica dai colori nuovi. Per questo tutto è possibile.

Dici anche che i sentimenti sono al centro di tutto, non si può prescindere da quelli. E allora dicci, cosa provi oggi a fronte delle novità che ti stanno capitando, e di quello che ti capiterà a breve?

Sì, i sentimenti sono le guide della mia vita, credo. Mi sono reso conto che tutto quello che faccio avviene cavalcando un certo sentimento, più o meno positivo che sia. Senza sentimento non ho il carburante. Visualizzo le novità che mi stanno capitando come  una miriade di colori che si muovono velocissimi nella mia mente. Quei colori sono anche i miei sentimenti attuali. Ho un sacco di ansie per questo progetto che parte, ma è da tempo che ci lavoro e mi sento pronto.

Il tuo EP uscirà in autunno, e sarà dedicato ai colori, come una tavolozza. Ci anticipi qualcosa?

L’idea è semplice: dare uno spaccato di quello che ho provato negli ultimi tempi della mia vita. Riassumo vari momenti dentro varie canzoni, che sono sempre indipendenti le une dalle altre. Anzi, ogni canzone ha un tocco un po’ diverso perché, come ho detto, quando produco una base o compongo i testi seguo solo l’istinto e non un genere preciso. Per esempio, ci sarà anche un pezzo esclusivamente acustico, solo voce e chitarra. Altri pezzi saranno più classicamente pop, sempre con basi con elementi trap. Ed ogni momento diverso è un colore diverso: almeno per me, il sapore di ogni canzone che uscirà sarà ESATTAMENTE quello del colore di cui la canzone avrà il titolo. Saranno 6-7 pezzi in totale, 6-7 colori fondamentali che ho usato nell’ultimo anno per dipingere la mia vita.

Ci racconti delle tue influenze musicali e ci dici chi tra gli artisti contemporanei ti piace e segui?

Allora, da chitarrista quale ero (e sono), il primo genere musicale di cui mi sono innamorato è stato il rock, in un sacco delle sue infinite sfumature. Alla fine del liceo ho (finalmente) superato i miei pregiudizi per avvicinarmi al mondo del pop, che è quello che alla fine connette e comunica con più persone. Detto questo, ho detto tutto e non ho detto niente: oggi i generi sono molto mischiati, ed io mi entusiasmo per un artista per il modo in cui unisce elementi di generi diversi per creare qualcosa di nuovo, ma al tempo stesso coinvolgente e familiare come se lo avessimo sempre sentito. Vi dico tre artisti che sento ogni giorno:  Post Malone, per come unisce elementi hip hop a un feeling molto rock’n’roll; No Rome, artista filppino che canta in inglese, ha un sound super innovativo, linee vocali pop su basi elettroniche con suoni molto naturali; The 1975, band inglese che mi ha segnato e continua a segnarmi ogni giorno, più di ogni altro artista al mondo, perché non riesco proprio a dargli un genere preciso. Mettono la loro anima nella musica, e la musica che esce mi emoziona. Non ho bisogno di altro per descriverli.

 

 

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