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Intervista – CARMEN CONSOLI “Amuri Luci” tra radici siciliane, musica e impegno civile

CarmenConsoli-2025

Carmen Consoli torna con un nuovo progetto discografico che ha il respiro delle grandi opere.

Con “Amuri Luci”, in uscita domani 3 ottobre 2025, inaugura una trilogia discografica che ripercorrerà le tre anime che hanno definito la sua carriera: le radici mediterranee e linguistiche, la matrice rock e il cantautorato.

Il primo tassello affonda nelle origini: il siciliano si fa lingua viva, non come eco folcloristica, ma come strumento politico, di resistenza e di verità.

Consoli lo utilizza per raccontare un’isola crocevia di culture e per dare voce a chi non ne ha: le vittime delle ingiustizie, i migranti in cerca di dignità, i martiri civili come Peppino Impastato, i testimoni delle guerre e delle tragedie contemporanee. “Amuri Luci” intreccia mito e attualità, poesia antica e dolore presente, componendo un mosaico di denuncia e di speranza, di rabbia e di amore.

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La cantautrice catanese firma e produce un’opera che si muove tra rito arcaico e modernità, arricchita da ospiti d’eccezione – Mahmood, Jovanotti e il giovane tenore Leonardo Sgroi – e che si presenta come molto più di un album: un rito laico, un atto poetico e politico, un invito alla coscienza collettiva.

Questa mattina a Milano, presentando il progetto, Consoli non ha parlato solo di musica, ma anche di attualità, politica e impegno sociale. Con la sua teatralità linguistica, ha ribadito come arte e musica possano e debbano diventare la colonna sonora di un tempo difficile, invitando a riflettere, esercitare coscienza critica e recuperare responsabilità, partecipazione e memoria civile.

IL RACCONTO 

LA SITUAZIONE SOCIALE 

Ieri sono rimasta sveglia fino alle quattro di notte a guardare in televisione tutte le manifestazioni pro-Palestina.
Devo dire che anche nella mia città c’è stata una bellissima manifestazione, e ne sono fiera: mio figlio, che ha 12 anni, ha partecipato saltando la scuola, con la bandiera della Palestina e indossando il kefiah. Qui si tratta di giochi di potere sulla nostra pelle: stiamo obbedendo a un dio che non è più cristiano, non è musulmano… è il dio denaro.

Il dio denaro è il nostro peggior nemico: nel suo nome e in nome del profitto si compiono queste stragi. Io credo nella mia politica, nella mia visione politica. Credo che si debba dare priorità a valori come l’amore e la felicità. Noi non siamo felici: corriamo, ma non lavoriamo per la nostra felicità. Bisognerebbe investire su valori come l’amore e la felicità, che richiedono tempo, perché per gustarsi le cose ci vuole un tempo fisiologico, umano. Correre non aumenta necessariamente il profitto, e nemmeno il “profitto della felicità”. Il dio denaro e il suo esercito di diavoli armati stanno causando tutto questo: è il nostro nemico principale.

La questione di Gaza è complessa e dolorosa. Da un lato ho molti amici israeliani che si oppongono alla violenza e la cui voce spesso non riesce a emergere; dall’altro vedo la legittima rabbia di chi chiede responsabilità. Non credo che togliere la cultura a intere popolazioni sia la risposta: non si tratta di cancellare il diritto alla musica o alla cultura di un popolo. A mio avviso, bisogna mirare a colpire chi esercita il potere e produce violenza e ingiustizia. Azioni simboliche di boicottaggio possono avere senso se calibrate e perseguono obiettivi chiari, ma il rischio è che diventino strumenti che puniscono le persone comuni e alimentano altra violenza.

Io credo nella diplomazia, in forme di pressione che facciano emergere responsabilità politiche senza scadere nella logica dell’occhio per occhio. Questo non toglie l’urgenza: servono interventi concreti — aiuti umanitari, tutela dei civili, corridoi umanitari — non retorica.

LA TRILOGIA 

Nasce da una necessità profonda: non volevo limitarmi a confezionare un album, volevo costruire un percorso. “Amuri luci” è il primo atto di un’opera in tre parti che è insieme autobiografia, indagine storica e impegno civile.

Ho raccolto materiali, parole, musiche e pensieri che affondano nelle radici — non soltanto musicali ma anche culturali e linguistiche — per provare a restituire una mappa della mia identità artistica. Non è solo un disco perché aspira a essere un luogo di ascolto rallentato: vuole provocare domande, risvegliare attenzione e mettere in relazione il privato con il pubblico.
È un progetto che guarda indietro per capire il presente e provare a immaginare modi diversi di stare nella comunità.

Il secondo album avrà una natura più rock, viscerale, sperimentale. Una riscoperta delle sue origini sonore più ruvide e libere, condivisa con musicisti come Raffaele e Davide degli Uzeda, compagni di percorso e di scena fin dai primi anni. Vorrei riaprire quella porta con Raffaele e Davide, e riprendere quelle sperimentazioni rock che ancora mi chiamano a gran voce.

Il terzo lavoro sarà in lingua italiana, “la mia lingua di gala”, e rappresenterà la dimensione più narrativa. Un album pensato per raccontare storie intime e collettive, emozioni che cercano forma tra parola e melodia.

LA RICERCA LINGUSTICA

Non vedo la lingua come un limite ma come risorsa. Sono appassionata di lingue: ho ereditato il veneto dalla madre, studio i dialetti, amo le differenze che raccontano storie diverse.
In Italia abbiamo una ricchezza di lingue romanze che sono memoria culturale: il siciliano non è un ostacolo, è uno strumento di verità sonora.
Personalmente non sono disposta a scrivere o cantare qualcosa in cui non credo solo per andare in radio.
Se una radio vuole trasmettermi, ben venga; ma non mi piego al diktat del marketing. Sì, forse non faremo numeri da classifica, probabilmente neanche in Grecia con le invocazioni al greco antico, ma questo non è il punto: io lavoro per la verità del suono e per la felicità di creare qualcosa in cui credo profondamente.

Ho cercato un equilibrio di rispetto e sperimentazione. Con l’aiuto di persone di studio — docenti, poeti, filologi — ho preso testi, ricerche e frammenti di lingua e li ho messi a confronto con melodie e armonie contemporanee. Non si trattava di archiviare, ma di far parlare le radici con il nostro tempo. Ho studiato suoni antichi, ho provato timbri vocali diversi, ho immaginato arrangiamenti che potessero sostenere la parola come atto politico e affettivo. Questo lavoro di ricerca mi ha arricchita anche personalmente: capire come la lingua moduli la voce mi ha fatto scoprire nuove sfumature interpretative, mi ha permesso di affinarne il fraseggio e la dinamica.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE 

Il mondo digitale è inevitabile e offre strumenti incredibili, ma la profondità emotiva — il sentire che proviene dalla memoria collettiva, dalla storia di una comunità — non si può ridurre a metriche. La connessione che cerco è fatta di passaggi umani: apprendere da chi ha studiato, ascoltare racconti, restituire voci perdute.

Gli algoritmi organizzano, ma non sanno toccare il cuore. Il mio lavoro cerca di creare ponti che non siano misurabili solo in visualizzazioni o stream, ma in qualità di ascolto: una persona che si ferma, che riascolta, che riflette. Questo è il mio obiettivo — e lo faccio sapendo che il compromesso con la modernità esiste, però senza cedere all’omologazione.

Perché delegare alle macchine la nostra vita?  Arriviamo persino a delegare all’AI cose meravigliose come scrivere o comporre. Ma cosa facciamo di tutto questo tempo guadagnato (perché non vissuto)? Per quello che mi riguarda, ho fatto una scelta di libertà e – nonostante la crisi profonda del settore – ho deciso di utilizzare il tempo guadagnato per declinare i temi a me più cari, le mie “tre anime”.

GLI OSPITI 

Volevo che ci fosse qualcuno a supportarmi, dei compagni di strada. Ad esempio, sulla terra di Hamdis, che prende ispirazione dal poeta siculo-arabo Ibn Hamdis, ho pensato a Mahmood.
Era perfetto per interpretare il dolore dell’esilio di Ibn Hamdis, costretto a lasciare la sua terra adorata. Gli arabi in Sicilia portarono cultura, ricchezza, tolleranza, alleggerirono le tasse del governo precedente: furono amabili e stimati. Il destino però li mise davanti a persecuzioni e violenze.

La storia di Ibn Hamdis corre parallela a vicende attuali, e avere Mahmood a cantare con me ha rafforzato questa visione.
Lui si è appassionato moltissimo. Devo dire, da siciliana sentire un ragazzo di Milano che canta nella mia lingua è stata una piccola soddisfazione, quasi un segno di internazionalità. È stato molto accurato e rispettoso, e per me questo è stato prezioso. Volevo tirare fuori anche i suoni arabi che ci appartengono: la poesia araba è bellissima, struggente, e la canzone dice: “Vento, perché non spremi la pioggia, in modo che questo terreno possa nutrirsi?”. È un lamento e un canto d’amore insieme.

E poi arriva Jovanotti, in “Parra cu tia”. Nella canzone parlo di Ignazio Buttitta, un poeta che per me avrebbe meritato il Nobel. Buttitta voleva scuotere l’uomo qualunque, quello che si lamenta ma resta indifferente. Diceva: “Tua è la colpa”. Perché basta una persona che scende in piazza, e subito se ne aggiunge un’altra, e un’altra ancora, e si innesca il cambiamento. Lorenzo ha accettato con entusiasmo: è stato emozionante vedere come si sia prestato con umiltà, grandezza e signorilità. Mi ha donato un testo che sprona a riprendersi in mano, a dire ciò che non va — perché lo paghiamo noi, sulla nostra pelle.

C’è anche un terzo ospite, Leonardo Sgroi.
Mi serviva un tenore per creare un dialogo tra Nina da Messina e  Dante da Majano. Ho scoperto Leonardo, mi è piaciuta subito la sua voce, e abbiamo collaborato. È un artista dolcissimo e disponibile. Ha origini toscane ma porta un cognome siciliano: una contraddizione apparente che dimostra quanto i confini siano labili e inutili. Con lui ho voluto sottolineare che la lingua è responsabilità, eredità, codice genetico.

LA TRACKLIST 

CarmenConsoli_CoverAmuriLuci-album-2025

AMURI LUCI (Testo: C. Consoli / Musica: C. Consoli e G. Calà)
UNNI T’HA FATTU ‘A STATI (Testo e Musica: C. Consoli)
LA TERRA DI HAMDIS (feat. Mahmood) (Testo: C. Consoli / Musica: C. Consoli e M. Roccaforte)
MAMMA TEDESCA (Testo: I. Buttitta / Musica: C. Consoli)
3 ORU 3 ORU (Testo e Musica: C. Consoli)
BONSAI #3 (Testo: Ovidio / Musica: C. Consoli)
GALATEIA (Testo: Teocrito / Musica: C. Consoli)
PARRU CU TIA (feat. Jovanotti) (Testo: I. Buttitta / Testo parlato:  Jovanotti/ Musica: C. Consoli)
COMU VENI VENI (Testo e Musica: C. Consoli)
QUAL SETE VOI (feat. Leonardo Sgroi) (Testo: Nina da Messina e Dante da Maiano / Musica: C. Consoli)
NIMICI DI L’ARMA MIA (Testo: G. Casella / Musica: C. Consoli)

IL TOUR 

Carmen da ottobre sarà anche in tour nei teatri d’Italia 

18 Ottobre 2025 — Assisi (PG), Teatro Lyrick
22 Ottobre 2025 — Torino, Teatro Colosseo
23 Ottobre 2025 — Torino, Teatro Colosseo
24 Ottobre 2025 — Genova, Verdi Teatro
25 Ottobre 2025 — Lugano, LAC
28 Ottobre 2025 — Trento, Auditorium Santa Chiara
29 Ottobre 2025 — Bologna, Teatro Duse
30 Ottobre 2025 — Bologna, Teatro Duse
3 Novembre 2025 — Firenze, Teatro Verdi
4 Novembre 2025 — Firenze, Teatro Verdi
6 Novembre 2025 — Milano, Teatro Arcimboldi
7 Novembre 2025 — Milano, Teatro Arcimboldi
8 Novembre 2025 — Milano, Teatro Arcimboldi
11 Novembre 2025 — Parma, Teatro Regio
12 Novembre 2025 — Padova, Gran Teatro Geox
13 Novembre 2025 — Udine, Teatro Nuovo G. da Udine
16 Novembre 2025 — Palermo, Teatro Politeama Garibaldi
17 Novembre 2025 — Palermo, Teatro Politeama Garibaldi
19 Novembre 2025 — Catania, Teatro Metropolitan
20 Novembre 2025 — Catania, Teatro Metropolitan
27 Novembre 2025 — Forlì, Teatro Diego Fabbri
28 Novembre 2025 — Ascoli Piceno, Teatro Ventidio Basso
29 Novembre 2025 — Pescara, Teatro Massimo
1 Dicembre 2025 — Napoli, Teatro Augusteo
5 Dicembre 2025 — Cosenza, Teatro Rendano
6 Dicembre 2025 — Bari, Teatro Team
18 Dicembre 2025 — Cagliari, Teatro Massimo
19 Dicembre 2025 — Cagliari, Teatro Massimo
28 Dicembre 2025 — Roma, Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone
29 Dicembre 2025 — Roma, Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone

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WEB & SOCIAL

https://www.instagram.com/carmenconsolimusic/

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