Franco Battiato e Milano: una storia d’amore (in musica) lunga 57 anni

Franco Battiato e Milano: una storia d’amore (in musica) lunga 57 anni

Franco Battiato e Milano hanno indiscutibilmente vissuto una lunga storia d’amore insieme, durata ben 57 anni ed iniziata nel lontano 1964, quando il cantautore siciliano si trasferì nel capoluogo lombardo da Acireale.

Appena 19enne, Battiato raggiunse quella che ai tempi era considerata la “terra promessa” in termini di opportunità lavorative e non solo. Fu proprio nella cornice del noto Club64 di Via Santa Sofia, culla del cabaret alla milanese insieme agli storici Derby e Santa Tecla, che il Maestro iniziò la sua genesi artistica. Calcando per la prima volta il palcoscenico insieme ad altre leggende del cantautorato italiano, da Enzo Jannacci a Giorgio Gaber, passando per Bruno Lauzi e Renato Pozzetto, Franco Battiato riuscì a mettere radici tanto geograficamente, quanto artisticamente.

Milano allora era una città di nebbia, e mi sono trovato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza della chitarra in un cabaret, il “Club64”, dove c’erano Paolo Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Nel pubblico c’era Giorgio Gaber che mi disse: “Vienimi a trovare”. Il giorno dopo andai. Diventammo amici“.

Tale amicizia sancì i primi passi di Battiato anche nel mondo della discografia. Fu proprio Gaber a procurargli un contratto discografico con l’etichetta Jolly. Il Maestro, invece, scrisse appositamente per lui “E allora dai“, brano che il collega milanese presentò al Festival di Sanremo nel 1967. Entrambi i musicisti appartavano a quel filone di voci fuori dal coro, capaci di sperimentare, osare e differenziarsi in quanto “cantautori impegnati”. Gli anni delle prime contestazioni sociali e della rivoluzione socio-culturale che avrebbe investito il Bel paese erano alle porte. Battiato ne è stato un vero e proprio simbolo, attraverso l’utilizzo di un linguaggio filosofico, delicato e schietto al tempo stesso, appassionato, coraggioso e travolgente nella sua semplicità e facendo della commistione tra molteplici generi (elettronica, pop, rock, world music, new wave) il suo vero punto di forza: dalle sperimentazioni elettroniche con dischi come “Fetus” e “Pollution“, passando per i rivoluzionari “La voce del padrone” e “L’era del cinghiale bianco“.

La lista delle sue collaborazioni non è da meno: da Enzo Avitabile e Tiziano Ferro a Claudio Baglioni, Adriano Celentano, Alice e i Subsonica, senza dimenticare Pino Daniele, con il quale si esibì il 1 giugno 1981 in una Piazza Duomo gremita di persone al punto da farle confluire in zona Cordusio. Sempre in quella Milano avvolta dalla nebbia e a lui tanto cara tenne proprio il suo primissimo concerto, nell’estate del 1975, al Parco Lambro, e in occasione del Festival del proletariato giovanile.

Un legame inossidabile e un punto di partenza ancora più speciale, considerando che Milano è stata (e lo è da sempre) la musa ispiratrice di tante altre leggende della musica italiana. Le leggende in fondo non ci lasciano mai: sembra una frase più che scontata, ma quando si tratta del Maestro infondo niente lo è.

 

Related Posts