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Intervista – MILLE: Il mio “Risorgimento” è una rinascita quotidiana

Mille-2025-429-2025-ph Silvia Piva

Con “Risorgimento”, MILLE firma il suo disco più intenso, articolato, ambizioso e personale.

Un titolo che gioca con la storia ma che, più che evocare un passato lontano, diventa metafora quotidiana: rinascere, rimettersi in marcia, riprendersi la propria vita.

Dentro c’è la fascinazione per i simboli di quell’epoca, l’ironia sul proprio nome e il mito garibaldino trasformato in pop star ante litteram. Ma soprattutto c’è un’urgenza contemporanea: liberarsi da paure, dipendenze, identità logorate.

Le canzoni, scritte e arrangiate insieme a Unbertoprimo, oscillano tra intimità e visioni cinematografiche, corpi e desideri, memorie e battaglie, con una scrittura diretta e spudorata che si intreccia a una produzione sonora potente, tra rock, lampi punk ed elettronica minimale.

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L’abbiamo incontrata e con lei parlato del suo “Risorgimento” musicale. 

L’INTERVISTA 

Come è andata l’estate? 

L’estate è stata intensa ma positiva: molti concerti, ma anche momenti di pausa in studio. Ho cercato di bilanciare la vita professionale con piccoli spazi per me stessa. Ad esempio, ho passato dieci giorni a Lampedusa, lontana da tutto: telefono spento, social spenti. È stato bellissimo poter staccare e riscoprire la lentezza.
Dormivo, mangiavo, osservavo il mare: per me riposare significa non fare niente, proprio niente. È una forma di meditazione, un modo per ricaricarsi. In quei giorni ho riscoperto la bellezza della noia, della lentezza, del semplice guardare.

Parliamo del disco. L’ultima volta ci avevi anticipato qualcosa.

Intenso è sicuramente la parola che meglio lo descrive. Risorgimento significa risalire alla sorgente, tornare alla vita, riconquistarsi.

È il frutto di un processo di trasformazione lento e profondo. Non si tratta di un cambiamento improvviso, ma di una crescita costante che ha attraversato ogni aspetto della mia vita, dalle scelte artistiche a quelle personali.
Ogni brano racconta un momento di questo percorso, e ogni nota porta con sé la memoria di quella trasformazione.
Il mio Risorgimento è una rinascita quotidiana!

Ci sono brani più dolorosi di altri?

Sì, alcuni come Una lama trasmettono una sofferenza più evidente, sia nel testo sia nella musica.

Il disco è molto suonato, la band è protagonista, e questo contribuisce a rendere il suono più viscerale, quasi fisico. Rispetto al mio primo EP, dove ero costretta a lavorare in digitale, qui ho potuto suonare con altri, creare un dialogo musicale reale e immediato.

L’aspetto punk, intenso e diretto, nasce proprio da questa esperienza di condivisione e da un desiderio di restituire energia concreta.

A questo punto della tua evoluzione, dove ti collochi?

Mi sento in un momento di mantenimento e consolidamento. Faccio un paragone che non è romanticissimo, ma serve a far capire.
Ho messo di recente l’apparecchio per i denti e, dopo il periodo in cui i denti si mettono tutti dritti, inizia la fase del mantenimento.

Il mantenimento non è indolore: i denti tendono sempre a spostarsi un po’, quindi la sera, quando si rimette la mascherina, c’è sempre un po’ di fastidio.
È un momento simile a quello che sto vivendo nella mia vita: tutto è nuovo e va osservato, protetto, consolidato.
Per me musica e vita sono inseparabili: scrivo ciò che vivo, e quindi ogni cambiamento va accompagnato con cura.

La vita nuova che sto costruendo, dai rapporti alle case, alla struttura di lavoro, ha bisogno di cura e osservazione costante.
Scrivere musica e vivere quotidianamente sono per me inseparabili: quello che vivo alimenta la mia scrittura e viceversa.

Parliamo della collaborazione con Rachele Bastreghi

Ci siamo conosciute a un festival e io ero molto timida, mentre lei mi ha subito messa a mio agio. In seguito, ho scritto una canzone pensando a lei: l’ho proposta, e Rachele ha detto subito sì. È nata così una collaborazione spontanea, naturale, che riflette una complicità artistica e personale. È un momento di delicatezza e coraggio, raccontato con la musica più che con le parole.

Il tour parte il 7 novembre. Cosa ci dobbiamo aspettare?

Il concerto sarà concepito come uno spettacolo completo: la scaletta è studiata nei dettagli, alternando momenti di intensità musicale e interazione con il pubblico. La band suonerà in maniera viva e presente: chitarra, pianoforte, batteria, synth e cori. Ci saranno momenti di sorpresa e anche elementi scenografici inediti, come il razzo blu ispirato a Keith Bush, che rappresenta un omaggio e una piccola magia visiva.

TRACCIA PER TRACCIA 

1 – Risorgimento
“Risorgimento” apre l’album come un’introduzione evocativa, intensa e cinematografica. Quarantadue secondi di archi sospesi, una tensione crescente e un vocalizzo lirico. Il brano agisce come manifesto sonoro del disco: non solo annuncia una rinascita personale, ma la incarna fin dalle prime note.

2 – UMPM (Un maledettissimo posto migliore)
Questo brano è un grido, una corsa a perdifiato verso un altrove immaginario, tra synth graffianti, malinconia urbana in città troppo strette, voglia di rivalsa e desideri fuori fuoco. Un pezzo che parla a chi si sente disorientato ma continua a ballare. Sporco, onesto, necessario. Da ascoltare quando tutto sembra troppo, ma mollare non è un’opzione.
“Un maledettissimo posto migliore” riflette la stanchezza verso le dinamiche tossiche e performative dell’oggi, criticando con grazia la realtà e sognando un’utopia minimale che parla a chi cerca un altrove più sincero, umano, lento.

3 – Il tempo, le febbri, la sete
“Il tempo, le febbri, la sete” è una ballata poetica e lancinante che affronta la “trasformazione del dolore nel tempo”. Mille intreccia immagini corporee ed emotive — febbri, sete, resistenze — in un racconto fatto di mancanze, attese e malinconia. Il racconto della storia d’amore è autobiografico, ma risuona universale.

4 – Due di notte
“Due di notte” è una ballata moderna che sembra emergere dal silenzio emotivo delle ore piccole, quando tutto è più fragile, più vero, più urgente e il vuoto, o il dolore, è amplificato dalla notte. Come un orgasmo trattenuto e poi rilasciato, Mille canta con voce intima e notturna la strofa, per poi esplodere in una confessione sincera e travolgente nel ritornello.

5 – C’est Fantastique
Il brano è una riflessione leggera ma lucida sulla “dissonanza tra aspettative e realtà”, sugli alti e bassi del vivere. Il francese nel titolo fa da contrappunto ironico: è tutto “fantastico”, ma non lo è affatto.
In questo uptempo con sottotesto malinconico c’è una critica sottile al cinismo emotivo, all’ironia come difesa. Rispecchia una generazione che alterna leggerezza e ferite non risolte, in una società dove l’ironia è spesso l’unico rifugio sincero.

6 – Gli amanti
“Gli amanti” è una fotografia in movimento: una canzone che osserva da vicino la vita, le persone, che mette in scena gli amanti come se fossero attori in una tragedia greca. Mille li osserva con empatia e commozione, parlando anche di sé. Gli archi supportano la tensione emotiva, così come i “nonostante tutto” del testo.  La canzone dialoga con una cultura che spettacolarizza l’intimità e in cui il ‘vero’ si confonde spesso con la performance.

7 – Una lama
“Una lama” è forse il brano più diretto e viscerale dell’album: una canzone che non cerca di addolcire il dolore, ma lo nomina con coraggio, lo guarda negli occhi. Il titolo è già una dichiarazione di intenti: l’amore, le parole, i ricordi… possono ferire. Mille canta come chi ha imparato a convivere con la ferita e ora trasforma il taglio in consapevolezza.
La metafora della lama rimanda anche alla comunicazione aggressiva e polarizzata che viviamo, sia in ambito pubblico che privato. In un mondo in cui ogni parola può ferire, il brano risuona profondamente. L’approccio è punk: basso, chitarra e batteria, pochi fronzoli e un coro di uomini che dal vivo fa presagire un momento in cui il pubblico canta a squarciagola con le braccia verso un altrove.

8 – Video Hard
In “Video Hard” Mille usa immagini crude e quotidiane per raccontare la disillusione dei sentimenti e la spettacolarizzazione del dolore. La metafora del “video hard” non è una provocazione fine a sé stessa, ma una lente attraverso cui osservare la violenza emotiva e l’esposizione del proprio intimo nella società contemporanea.
Un commento esplicito sulla cultura del corpo e dell’immagine, con riferimenti alla pornografia emotiva dei social e alla necessità di essere visti e non solo guardati.

9 – Artiglieria Pesante
“Artiglieria Pesante” è un brano che suona come uno sfogo in piena regola, ma calibrato con l’eleganza e la misura di chi ha imparato a colpire con precisione. Mille costruisce una metafora bellica per parlare di relazioni tossiche, scontri interiori e difese emotive, come se ogni parola sparata fosse un proiettile.
Ispirata dagli avvenimenti della scuola Diaz nel 2001, la canzone denuncia l’amore come strumento manomesso, così come le parole e il loro utilizzo. Il gioco del contrasto enfatizza il paradosso che ci circonda: contrasto tra l’inizio al pianoforte e l’esplosione orchestrale, tra la parola “amore” e il suo significato nel contesto del brano, tra l’amore e la propaganda che se ne fa oggi.

10 – Tour Eiffel (con Rachele Bastreghi)
La telecronaca di un amore, in cui ogni dettaglio visivo è un’emozione precisa: disillusione e desiderio si intrecciano con la voce di Rachele Bastreghi che amplifica la malinconia di Mille. Un brano che racconta una generazione che sogna città e relazioni lontane per compensare il vuoto interno.

IL TOUR 

📌7 Novembre | Bergamo – @drusobg DATA ZERO
📌11 Novembre | Milano – @santeriatoscana31
📌12 Novembre | Roma – @monkroma
📌14 Novembre | Parma – @barezzifestival
📌15 Novembre | Torino – @spazio211
📌28 Novembre | Napoli – @teatro_bolivar
📌29 Novembre | Molfetta (BA) – @eremoclub
📌17 Gennaio | Bologna – @locomotivclub

WEB & SOCIAL 

https://www.instagram.com/mrs.mille/

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