SUBSONICA “8” brano per brano

SUBSONICA “8” brano per brano

E’ stato presentato oggi alla stampa il nuovo disco dei Subsonica “8” in uscita venerdì 12 ottobre.

La band composta da Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja e Vicio torna insieme dopo quattro anni per presentare un nuovo lavoro di inediti, anticipato dal singolo “Bottiglie Rotte”.

8 è l’ottavo album di una band che, pur continuando a evolvere nel proprio approccio alla musica e senza mai smettere di sperimentare, è riuscita a coinvolgere un pubblico sempre più ampio.

8 è la stilizzazione del tempo che gira su se stesso, è la rappresentazione dell’infinito, è l’occasione per ridefinire un punto di partenza dopo le pause individuali, ricominciando da dove tutto è iniziato. Ma è anche e soprattutto un album di riflessione attenta sul tempo presente.

TOUR

Il gruppo torinese, che ha da sempre un respiro internazionale, sarà protagonista dal 4 al 19 dicembre di “European reBoot2018” sui palchi di 9 città: Amsterdam, Londra, (dove hanno recentemente lavorato al disco con l’ingegnere del suono Marta Salogni, astro nascente, già engineer dell’ultimo album di Björk), Dublino, Zurigo, Parigi, Bruxelles, Colonia, Berlino, Monaco. A questo seguirà “8 TOUR”, la tournée italiana nei palazzetti che toccherà 8 città lungo tutta la penisola: Torino, Milano (città nelle quali oggi si annunciano le date doppie) Ancona, Bologna, Padova, Genova, Roma e Firenze.

DARK ROOM

Alcuni fortunati fan dei Subsonica hanno potuto ascoltare in anteprima “8” una settimana prima del giorno dell’uscita. Un ascolto speciale per i primi cento di ogni città che hanno fatto richiesta sul sito del gruppo (10.000 le richieste arrivate in 24 ore), in quelle che sono state soprannominate “DARK ROOM”, allestite in quattro città: a TORINO all’OFF TOPIC (via Giorgio Pallavicino 35), a MILANO in Santeria (Viale Toscana 3), al Lanificio di ROMA (Via di Pietralata 159/A) e al Lanificio 25 di NAPOLI (Piazza Enrico De Nicola 46). La band ha regalato al pubblico un’esperienza immersiva e racconta così l’idea:

“Abbiamo allestito 4 portali (uno a nord, uno in centro, uno a sud e uno nella nostra amata Torino), per aprire varchi che vi permetteranno di entrare, prima della data prefissata, nell’universo di “8”. Ma prima di parlarvi del “cosa” si potrà ascoltare in anticipo all’interno di questi spazi, riteniamo importante descrivervi il “come”.

Prima della musica su computer e cellulari. Prima del consumo frugale delle poche tracce più conosciute. Prima delle cuffiette e dei masterizzatori digitali, in un’altra epoca era consuetudine – dopo avere impazientemente atteso l’uscita di un album – trovarsi con i propri amici in religioso silenzio a scartare la copertina. A spiarne avidamente i contenuti interni. Ad annusarne il profumo di vinile illibato. Ad appoggiare la puntina del giradischi e a lasciarsi avvolgere completamente dalla musica, che diventava il solo elemento capace di catturare l’attenzione per ore e ore. Noi vogliamo regalarvi questa esperienza perduta. Vogliamo che vi spogliate, come in una vera dark room, di tutta la tecnologia che quotidianamente vi accompagna, (sarà affidata all’ingresso a personale che vi restituirà cellulari e altri oggetti tecnologici al termine) e che entriate al buio, insieme ad altre persone estranee, nell’universo di “8”, per ascoltare in anteprima tutto l’album, dall’inizio alla fine. Una sola volta. E per scoprire che cosa abbiamo realizzato durante questa lunga attesa. Buon viaggio.”

JOLLY ROGER

È il brano che colloca “8” in una cornice di suggestione “temporale”.

Si parte dagli anni ‘90, da quel sound che ha ispirato fortemente la band durante le caldissime nottate di una stagione sonora che rivive in questa base proposta da Boosta e Ninja.

La “Jolly Roger” è la bandiera dell’adolescenza e il testo – diviso tra una rievocazione “giovanile” dei sogni musicali di Samuel, contrapposta a strofe di Max che raccontano dell’oggi in relazione al tempo trascorso – si lega fortemente alla forma ciclica del numero 8. Mentre le corde di Vicio sostengono la pulsazione.

 “Ma adesso siamo qui” è la dichiarazione dell’essere presenti oggi più che mai, dopo che i sogni realizzati sono stati esposti all’attrito del tempo, ai sussulti dei traguardi, delle gioie, ma anche delle disillusioni.

L’INCUBO

Nasce da un’idea di Samuel, con un suono ancorato saldamente alle sonorità del primissimo album. Il testo racconta dello smarrimento che si prova nel restare sospesi tra le proprie certezze e i timori di un passo verso l’ignoto, necessario per dare vita alle proprie aspirazioni.

Il brano è anche occasione per l’unico featuring di “8”. Le strada dei Subsonica incontra quella di Willie Peyote, intelligentissimo rapper, autore di testi brillanti e graffianti, ma soprattutto testimone di una rinata vitalità musicale torinese, molto apprezzata ovunque.

PUNTO CRITICO

Se “Microchip emozionale” uscisse oggi, conterrebbe con tutta probabilità sonorità come queste.

Ninja e Max danno vita ad una base acida e groovosa, che fornisce occasione per un’analisi del tempo. Il testo di Max (come la melodia), costruito per abbinamenti, prova a descrivere questi “anni senza titolo”.

Poveri di slanci ideali e di narrazione collettiva, votati all’individualismo, segnati da rigide chiusure, ansie patriottiche e tensioni nazionalistiche. E pur tuttavia globalmente decisivi per come pongono l’umanità di fronte a ineludibili scelte epocali. Spesso di non ritorno.

La clonazione, il rapporto tra nuove tecnologie e libertà individuali, l’automazione del lavoro umano, lo sviluppo di intelligenze artificiali, le emergenze climatiche, appaiono temi fuori portata rispetto alla comune consapevolezza e alla sensibilità del tempo.

LA FENICE

La Fenice è la figura individuata da Samuel e Max per descrivere quelle personalità dominanti, spesso tiranniche, quasi sempre intramontabili, che tendono ad infestare l’immaginario collettivo e la sfera privata del nostro presente.

Dalle realtà di potere ai luoghi del lavoro, dalle Università fino all’interno delle mura domestiche. Talvolta anche nei rapporti sentimentali segnati da violenza.

La Fenice rappresenta l’elemento autoritario che si ripropone con perenne capacità di trasformismo, che non rinuncia alla propria centralità, che ostruisce il ricambio di energia.

Ma La Fenice rappresenta anche la forza, la capacità, il potere liberatorio del bruciare tutto per risorgere dalle proprie ceneri.

Le sonorità oscillano tra una rilettura dei Subsonica di “Microchip emozionale” e un basso di Vicio dal carattere new wave.

RESPIRARE

Con base armonica di Boosta e la melodia dolce e spaziosa di Samuel, “Respirare” è un brano carico di sentimento.  È un invito a dissolversi, ad alleggerirsi dal peso di un’ansia, oggi così comunemente presente, ad uscire dalla propria autocentratura per smaterializzarsi nel flusso del tempo e nello scenario della natura.

Testo di Samuel con lievi interventi di Max.

BOTTIGLIE ROTTE

È il primo singolo dell’album. Passi di danza per giovani star autistiche da pianerottolo, in un mondo nel quale i titoli sostituiscono le notizie, le svastiche vengono tracciate per noia e l’indifferenza è una materia prima. Strofa di Boosta, ritornello e testo di Max.

LE ONDE

L’11 marzo del 2015 moriva improvvisamente, in un incidente stradale, Carlo Rossi. Carissimo amico della band, figura di riferimento fondamentale per la musica torinese prima e per quella italiana poi. Maestro di tecniche di registrazione per Max.

Carlo ha lavorato per e con innumerevoli artisti celebri e importanti.

Dedicare un brano alla sua dolorosa scomparsa sarebbe potuto risultare pretenzioso.

Ma la cosa, nata spontaneamente dal pianoforte e da una melodia di Boosta, è stata successivamente arricchita da ampi spazi strumentali, capaci di rendere sostenibile il peso dell’argomento. Che è la perdita di una persona cara, ma che è anche il nostro interrogarci sul significato di quello che succede dopo.

Con o senza risposte.

Testo collettivo.

L’INCREDIBILE PERFORMANCE DI UN UOMO MORTO

È un brano proposto da Boosta, anche nella prima stesura del testo, successivamente rivisto e implementato insieme a Max e Samuel. È l’ingrandimento di un istante di fuga dai sentimenti, di un abbandono, di una riscrittura un po’ codarda e narcisistica, ma pienamente consapevole, degli eventi.

Lo zoom si concentra sul dettaglio delle lacrime altrui per come cadono “bellissime” al rallentatore.

Mentre la musica, inizialmente dolce e malinconica, accompagna il quadro emotivo in un crescendo di tensione.

NUOVE RADICI

Li chiamano contadini 2.0. Spesso sono giovani che, dopo avere studiato e viaggiato, scelgono di lavorare la terra. Con consapevolezza, inventiva e rispetto. È un’immagine luminosa del futuro.

In qualche modo, questo brano di Max, che elabora una strofa di Boosta, è dedicato a loro. Tra suggestioni afro beat, synth visionari e un basso di Vicio che mantiene ostinatamente lo stesso riff per tutto il brano, attraverso i diversi cambi di scenario.

CIELI IN FIAMME

Brano proposto da Samuel (suo anche il testo), elaborato ritmicamente da Ninja e Max in chiave “bass”, contrappuntato da incursioni elettroniche di Boosta e dalle plettrate nervose di Vicio.

È un brano carico di tensione fisica. Luci e ombre vorticano in un uragano capace di inghiottire per poi risputare la rabbia e i sentimenti. Fino ad una tregua finale patteggiata con i propri demoni.

LA BONTÀ

L’album si chiude su un tema oggi molto discusso: la bontà. Da alcuni identificata con buonismo, a cavallo tra cinismo e ingenuità. Il brano offre suggestioni, senza necessariamente indicare conclusioni, sull’inevitabile dualismo interiore. Il brano, proposto da Samuel anche nelle parole, ha il compito di chiudere l’album in una delicata sintesi di stili differenti che solo nel suono (e nella storia) dei Subsonica possono riuscire a convivere.

 

Jolly Roger

 

I nostri anni hanno già visto tutto

Come occhi rossi nelle notti in bianco

La luce piena e il buio più profondo

E adesso siamo qui

Adesso siamo qui

Batti Jolly Roger

La notte sopra un mixer

Il cielo in una stanza – qui

Non ci entrerà mai.

Parli col computer

Esplodi come un geyser

L’estate sta finendo – ma tu

Non te ne accorgi mai.

I nostri anni hanno sfidato il tempo

E anche scommesso di cambiare un mondo

Tornato indietro a far pagare il conto

Ma adesso siamo qui

I nostri anni senza alcun rimpianto

Ferite chiuse e il cuore ancora aperto

Dei rabdomanti nel deserto

E adesso siamo qui

Tieni la tua rotta

Cercando nella tempesta

Nel pomeriggio troppo azzurro

Che non fa per te.

Ti senti l’anormale

E potresti naufragare

Nel mare nel cassetto

Della tua libertà.

Senza alternativa

Se non la tua deriva

Dall’altra parte della luna

Stanotte arriverai.

Adesso siamo qui

 

L’incubo

 

È come stare appeso ad un laccio

Sospeso nel tuo spazio

Un altro errore e ti perderai laggiù

Senza far rumore.

E fuori il mondo aspetta

Una tua decisione in fretta

Per giudicare se la rotta è giusta

E se la seguirai.

Ed è arrivato il tempo di affrontare

Quella paura che non sai spiegare

Giusto o sbagliato si confondono laggiù

Da questa distanza.

L’incubo di quando non sai più decidere

Tra un equilibrio stanco e ciò che puoi vivere

La corda che ti lega a quello che più caro hai

È un cappio e stringe e soffoca.

L’incubo di quando non riesci a decidere

Tra ciò che ti protegge e quello che è da recidere

In fondo a cosa serve questa libertà

Quando non sai che fartene.

La tua coscienza ti esamina e sanguina a volte

E quando sanguina arrivano a frotte

Vengono tutti a cercare risposta

A battere cassa, e se fosse,

un colpo al cerchio, un colpo alla botte.

La solitudine dei numeri primi,

i secondi non hanno numeri affini,

Non hanno numeri affatto.

Tra l’istinto e la ratio quant’è sottile lo spazio

Tra incoscienza e coraggio.

Ma forse è l’ansia di deludere

L’aspettativa che poi non ti aspetta

A fare nascere ogni dubbio, ogni perplessità

O è la paura di essere normale

Di non avere niente da gridare

O che nessuno si ricorderà neanche un po’ di te.

L’incubo di quando non sai più decidere

Tra un equilibrio stanco e ciò che puoi vivere.

La corda che ti lega a quello che più caro hai

È un cappio e stringe e soffoca.

L’incubo di quando non riesci a decidere

Tra ciò che ti protegge e quello che ti può uccidere.

In fondo a cosa serve questa libertà (se non la usi)

Quando non sai che fartene.

Cercano un capro espiatorio più misero

Che se va bene sei un grande, sei un idolo,

Ma se va male mi aspettano al varco e quando decidono

Hanno paura se sembri più libero.

Cercano un capro espiatorio più misero

Che gli assomigli, Terrestre, Mammifero.

Se già in passato c’è stato un Messia, ma questi lo uccisero

Mi ribello, Lucifero.

L’incubo di quando non sai più decidere

(Cercano un capro espiatorio più misero)

La corda che ti lega a quello che più caro hai

(Fai paura se sembri più libero).

L’incubo di quando non riesci a decidere

(Cercano un capro espiatorio più misero)

In fondo a cosa serve questa libertà

(Che se va bene sei un grande, sei un idolo).

L’incubo di quando non sai più decidere

Tra un equilibrio stanco e ciò che puoi vivere.

La corda che ti lega a quello che più caro hai

(Fai paura se sembri più libero).

L’incubo di quando non riesci a decidere

Tra ciò che ti protegge e quello che ti può uccidere.

In fondo a cosa serve questa libertà

(Fai paura se sembri più libero).

L’incubo di quando non sai più decidere

Tra un equilibrio stanco e ciò che puoi vivere.

La corda che ti lega a quello che più caro hai

(Fai paura se sembri più libero).

L’incubo di quando non riesci a decidere

Tra ciò che ti protegge e quello che ti può uccidere.

In fondo a cosa serve questa libertà

(Fai paura se sembri più libero).

 

Punto Critico

 

Non so come dirtelo

che a piedi nudi sfiori l’orlo del baratro

Lo sai, niente panico

Non guardi in basso, non esiste il pericolo

Che è bellissimo.

Ciao ciao dal malessere,

Applausi all’atterraggio, voglia di vivere.

Saluti dalla pagina

Alza la mano che la pista si illumina

E si illumina.

Sugli anni senza titolo

Saldi, vetrine, shish kebab,

I compro oro, traffico,

L’automazione, l’occupazione.

Fermi sul punto critico

Clima, stagioni, slot machine,

I tassi di monossido,

Patria, Nazione, liposuzione.

 

Non so come dirtelo

Hai il cuore chiuso in un rifugio antisismico

Lontano dall’ incognito

Per non tirare a sorte con l’infelicità

Che è bellissima.

Ciao ciao dal benessere,

Dal girovita, condizione invidiabile,

Sorrisi dalla pagina,

Alza la mano che la pista si illumina

E si illumina.

Sugli anni senza titolo

Saldi, vetrine, shish kebab,

I compro oro, traffico,

L’automazione, l’occupazione.

Fermi sul punto critico

Clima, stagioni, slot machine,

I tassi di monossido,

Ricreazione, rivoluzione.

Sugli anni senza titolo

Sbarchi, frontiere, coming out,

Il peso forma, il debito,

L’epurazione, la clonazione.

 

Fermi sul punto critico

Yoga Influencer, sex on line,

Le transazioni, il traffico,

Ricreazione, rivoluzione.

Fermi sul punto critico

Alza la mano, coming out.

Fermi sul punto critico

Ricreazione, rivoluzione.

 

Fenice

 

Ancora tu

Tra tutti quegli sguardi

La stessa replica di sempre, i film già visti.

Ancora tu

Fenice senza piume

Pronta a rinascere in un cambio di costume.

Ancora tu

A un passo dalla fine,

Non sei più causa di rilascio di endorfine.

Ancora tu

Non dovevamo vederci più, rivederci più

Con il destino, con il destino

Con il destino, con il destino

Col mio destino, col mio destino

Ora so

Salderò i miei debiti.

È il mio destino, è il mio destino

È mio destino, è il mio destino

È mio destino, è il mio destino

Ora che

è libero senza di te.

 

Ph credits Chiara Mirelli

 

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