Recensione: SOFT CELL – “*Happiness Not Included”

Recensione: SOFT CELL – “*Happiness Not Included”

Preambolo. Mi dichiaro subito. Sono un fan dei Soft Cell degli anni d’oro. Reputo “Non-Stop Erotic Cabaret ” un capolavoro assoluto del synth-pop e considero la voce di Marc Almond una delle migliori e distinguibili degli anni Ottanta.

Era necessario questo coming out musicale per leggere il mio commento su questo nuovo disco di Almond e Ball, il primo dopo due decadi di assenza.  

“*Happiness Not Included”, lo dico subito, è un disco che non mi ha deluso.
È un album ironico, provocatore e anche disilluso, nel perfetto stile Cell, che mette a confronto le aspettative di quarant’anni fa e le confronta con cosa effettivamente è successo. Il tutto raccontato con quell’equilibrio distintivo e sorprendente tra luce e ombra, speranza e disperazione, personale e universale.

Come fare un bilancio di quello che è successo e sta succedendo rispetto a quello che si auspicava sarebbe dovuto succedere.  

Il disco inizia con Happy Happy Happy, pezzo che ci racconta di un mondo triste, complesso e senz’anima che abbiamo creato e in cui continuiamo a sprofondare.

Tra le dodici tracce del disco ci sono canzoni decisamente nostalgiche. La barocca Bruises on All My Illusions dove si vede un Almond come addetto al guardaroba o Polaroid, brano che racconta il vero incontro negli anni ’80 della band con Andy Warhol. 

The Factory, esprime disillusione per il panorama dei media moderni e arriva ad accettare che la vita non è eterna.
A volte c’è anche una giocosità, anche se attraverso il prisma dello spirito acerbo e nero come la pece di Almond in Heart Like Chernobyl.

Ci sono i pezzi di teatralità Almondiana, come I’m Not A Friend Of God, Tranquiliser invece è una richiesta di originalità nel moderno mondo grigio. Non mancano i marchi di fabbrica electro banger dei Soft Cell come Purple Zone (pubblicato di recente in una versione diversa con i Pet Shop Boys), il tormento ossessivo quasi Edm di Nightwawks (mi ricordano gli Inxs) o Nostalgia Machine con Ball che la fa da padrone nel forgiare beat che sembrano essere usciti da qualche dancefloor anni Ottanta. 

Chiude il disco New Eden, atmosfera cinematografica che è il degno sunto dell’essenza dei temi del disco.

Almond gorgheggia:

Tutti quei piani che abbiamo fatto negli anni ’60… Sembrano ingenui ora che siamo invecchiati / Partiamo alla ricerca del New Eden”.

“*Happiness Not Included” è un parco giochi di mostri del passato che alla fine e inspiegabilmente si dimostrano anche i mostri del nostro presente, come visualizzato nella apocalittica copertina, sviluppata molto prima della situazione in Ucraina.

Una visione distopica, la visione distopica che formalizza il fatto che, forse, bisogna fare attenzione agli asterischi e alle note scritte in piccolo in fondo alla vita e ricordarsi che “la felicità non è inclusa” ma bisogna impegnarsi a cercarla. 

Un grande ritorno, non un capolavoro assoluto, ma senza dubbio un disco pensato e ben fatto che dimostra quanto hanno ancora da dire i due pionieri del synth pop! 

SCORE: 7,50

DA ASCOLTARE SUBITO

Polaroid – Nostalgia Machine – New Eden

DA SKIPPARE SUBITO

Niente da gustare tutto. 

TRACKLIST

DISCOGRAFIA 

Non-Stop Erotic Cabaret (1981)
Non Stop Ecstatic Dancing (1982)
The Art of Falling Apart (1983)
This Last Night in Sodom (1984)
Cruelty Without Beauty (2002)
Happiness Not Included (2022)

VIDEO 

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