Il diciottesimo album solista di Paul Weller trova l’oro in luoghi imprevedibili.
“Find El Dorado”, secondo omaggio alla forma-canzone altrui, del del 67enne Modfather, si muove tra reliquie pop dimenticate e gemme soul off the radar, costruendo un atlante musicale eccentrico, personale, talvolta surreale.
Concepito e prodotto insieme allo storico sodale Steve Cradock (Ocean Colour Scene), l’album ospita presenze eterogenee come Noel Gallagher (El Dorado), Robert Plant (Clive’s Song) e Declan O’Rourke ma evita ogni parata nostalgica. Il tono è più da collezionista curioso che da appassionato purista di rock.
Attribuendo valore a una vita intera di ascolti, il disco vede Weller rivisitare brani che hanno da sempre abitato la sua mente — ora reimmaginati con un nuovo significato e un senso di riverenza
A dominare è la libertà: libertà dal canone, dalla cronologia, dal culto dell’icona. Weller, oggi, si muove come un archeologo del vinile, più interessato alla sostanza emotiva del brano che al blasone di chi l’ha scritto. Così risorge When You Are A King dei White Plains, melodia barocca e sgraziata degli anni ’70, ripescata con disarmante tenerezza.
C’è spazio per perle oblique come Lawdy Rolla, firmata dagli afro-francesi Guerrillas, trasformata in un inno gospel-rock incandescente. E per oggetti sonori non identificati come Where There’s Smoke, There’s Fire di Willie Griffin: singolo texano dimenticato del 1984, gommosa soul psichedelica rifiorita qui con un groove chirurgico e una voce — finalmente — accordata.
Nel disco c’è spazio anche per i Bee Gees di I Started a Joke o per Nobody’s Fool dei The Kinks
Il sospetto che si tratti del classico “disco di passaggio” è fondato, almeno in apparenza e il retrogusto da progetto parallelo è palpabile. Ma ridurre Find El Dorado a un intermezzo contrattuale sarebbe fuorviante. Questo è un disco che ragiona sul repertorio altrui con rigore da artigiano e guizzi da iconoclasta.
Non è un’operazione vintage, né un tributo imbalsamato. È un esercizio di alterità, un’esplorazione sonora che si prende il lusso del disallineamento. In un’epoca ossessionata dal branding musicale, Weller sceglie l’anonimato dei grandi brani minori. E ci ricorda che la vera ricerca dell’oro, a volte, è tutta nell’atto stesso dello scavo.
DA ASCOLTARE SUBITO
Handouts in the Rain (Richie Havens) – I Started a Joke – Lawdy Rolla
DA SKIPPARE SUBITO
Un disco da scoprire e non da skippare. Echi del passato che risplendono nelle mani di Weller
SCORE 7,50
Handouts in the Rain (Richie Havens)
Small Town Talk (Bobby Charles)
El Dorado (Eamon Friel)
White Line Fever (The Flying Burrito Brothers)
One Last Cold Kiss (Christy Moore)
When You Are a King (White Plains)
Pinball (Brian Protheroe)
Where There’s Smoke, There’s Fire (Willie Griffin)
I Started a Joke (Bee Gees)
Never the Same (Lal & Mike Waterson)
Lawdy Rolla (The Guerrillas)
Nobody’s Fool (The Kinks)
Journey (Duncan Browne)
Daltry Street (Jake Fletcher / PP Arnold)
Clive’s Song (Hamish Imlach)
TRACKLIST
LA DISCOGRAFIA
Paul Weller (1992)
Wild Wood (1993)
Stanley Road (1995)
Heavy Soul (1997)
Heliocentric (2000)
Illumination (2002)
Studio 150 (2004)
As Is Now (2005)
22 Dreams (2008)
Wake Up the Nation (2010)
Sonik Kicks (2012)
Saturns Pattern (2015)
A Kind Revolution (2017)
True Meanings (2018)
On Sunset (2020)
Fat Pop Vol. 1 (2021)
An Orchestrated Songbook (2021)
66 (2024)
Find El Dorado (2025)