Con “Self Titled“, Kae Tempest compone il suo lavoro più intimo, rinunciando alla distanza dell’osservazione per addentrarsi nel territorio complesso dell’identità personale.
Il titolo, apparentemente neutro, è in realtà un atto di esposizione: non un gesto narcisistico, ma una dichiarazione di presenza, un modo per nominarsi dopo anni trascorsi a raccontare le storie degli altri.
Tempest definisce questo disco come una celebrazione del cammino percorso negli ultimi cinque anni: un tempo di trasformazioni profonde e identitarie, segnato da una ricerca di verità e da una nuova consapevolezza. Al centro del progetto, una lettera d’amore rivolta alla comunità trans, alla propria città, alla compagna e al sé più giovane — un dialogo che attraversa le età, gli spazi e le relazioni che formano l’identità.
La produzione di Fraser T. Smith accompagna e amplifica questa narrazione con equilibrio e duttilità. La forma spoken word resta il nucleo espressivo di Tempest, ma si apre a strutture più melodiche e a una scrittura musicale che intreccia hip hop, pop contemporaneo e arrangiamenti essenziali. Il risultato è un album attraversato da tensioni emotive e momenti di tregua, in cui ogni traccia contribuisce a un racconto complesso ma coeso.
Ci sono episodi di forte impatto emotivo, come Breathe, registrato in presa diretta, e passaggi più riflessivi, come Everything All Together o Sunshine on Catford, che vede la partecipazione di Neil Tennant e introduce una leggerezza controllata, senza smarrire la profondità del discorso.
In Statue in the Square, Tempest affronta apertamente le derive transfobiche del presente. Dopo il coming out come persona non binaria nel 2020, ha recentemente reso pubblica la propria transizione di genere, trasformando l’esperienza personale in materia poetica e politica.
L’identità, nel disco, non è un tema ma un terreno d’azione. La scrittura di Tempest è affilata, diretta, priva di orpelli: la poesia serve qui a misurare il caos, a mettere ordine tra frammenti dissonanti. “Be someone that the child I used to be could believe in”, recita uno dei versi centrali, a metà tra invocazione e promessa.
Il quinto album in studio di Tempest è anche tra i più aperti alla collaborazione: accanto a Tennant, compaiono Young Fathers, Tawiah e Connie Constance, che contribuiscono a costruire un mosaico corale, senza mai oscurare la voce principale.
Self Titled è un autoritratto in movimento, che non ambisce a una forma definitiva ma alla sincerità del processo. Tempest non cerca conferme, ma chiarezza. E in questo gesto, profondamente umano, risiede la forza dell’opera.
DA ASCOLTARE SUBITO
Statue In The Square – Diagnoses – Till Morning
DA SKIPPARE SUBITO
Nulla viaggia bene l’ascolto.
SCORE: 8,00
I VOTI DEGLI ALTRI
NME – Voto 8,00
UNCUT – Voto 8,00
CLASH – Voto 8,00
THE GUARDIAN – Voto 8,00
THE INDIPENDENT – Voto 8,00
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2011 – Balance (con i Sound of Rum)
2014 – Everybody Down
2016 – Let Them Eat Chaos
2019 – The Book of Traps and Lessons
2022 – The Line is a Curve
2025 – Self Titled