Recensione: FRANCO 126 – “Multisala”

Recensione: FRANCO 126 – “Multisala”

Pullulano, oramai, i dischi che sembrano film, in cui ogni traccia è una scena in più. Franco 126 il nuovo disco lo ha chiamato “Multisala” e il titolo è più che esplicativo.

Anticipato dai singoli “Blue Jeans”, “Nessun Perché” e “Che Senso Ha”, con questo nuovo lavoro Federico Bertollini, il suo vero nome, diciamocelo, ha detto arrivederci (meglio di “addio” che non si mai) al rap e ha strizzato l’occhio al vero cantautorato.

Di Franco 126 colpisce sempre la scrittura leggera ma capace come poche altre di farti immedesimare nel racconto. Ricordo ancora la prima volta in cui ho ascoltato “Stanza singola” (2019): quelle parole sono entrate dentro di me e mai m’hanno abbandonato. La canzone, rimane, ad oggi tra le mie preferite del panorama pop indie italiano.

Le dieci tracce di “Multisala” hanno quelle stesse caratteristiche, quelle di sempre, ma qualcosa in più e di nuovo in un disco c’è sempre. In questo la novità è senza dubbio il linguaggio che ha meno simboli del solito ed è sicuramente più universale. La produzione artistica curata da Ceri dona a “Multisala” sonorità a tratti funk e, udite udite, bossa nova, oltre a quelle tipiche del cantautorato moderno, quello della nostalgia e della malinconia che non si trasmette solo con le parole.

Il sipario della nostra multisala si apre con “Che senso ha”, sicuramente tra le tracce più belle che vede la presenza di Giorgio Poi alla chitarra e al basso e di Colombre alla seconda chitarra. “E me ne vado con la giacca sulla spalla, lascio indietro dubbi e punti di domanda, e ci sta un silenzio che sembra che parli per te, recita il refrain.

“Blue jeans” che è già disco d’oro, vede la collaborazione di Calcutta. È una ballad e insieme i due hanno fatto centro. Naturalmente.

La terza e la quarta traccia sono “Miopia” e “Simone” e parlano la prima del rapporto con l’altro, la seconda del rapporto con se stessi. In “Simone”, Franco 126 sembra parlare di un’altra persona, ma in realtà è a sé che si rivolge.

Le sonorità bossa nova arrivano con “Vestito a fiori” con cui il cantautore parla di depressione, ma la traccia migliore del disco arriva subito dopo: “Maledetto tempo” è un pezzo totalmente in crescendo che emoziona per il testo e per il modo in cui esplode con il ritornello. “Maledetto tempo, maledetto me, come mi è venuto in mente di crescere? Ma che mi è preso a me? Maledetto tempo, maledetto me, si è fatto tardi troppo presto e ho un po’ paura se ci penso. La strada alle mie spalle corre via ma sorrido in faccia alla malinconia”.

Dalla spensieratezza di “Accidenti a te” si passa poi al funk del già singolo “Nessun perché” e alle sonorità della disco anni settanta di “Ladri di sogni”. Non poteva esserci finale migliore di “Lieto fine”: “chissà che succede quando il pubblico in sala si alza e si appresta ad uscire e restiamo da soli, senza controfigure, senza più i riflettori, senza più le battute da dire”.

Franco 126 va forte. E “Multisala” lo dimostra ancora una volta. Il suo cammino continua, dunque, e per questo rampollo del cantautorato italiano è tutto in discesa.

SCORE: 7,00

TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO

Che senso ha – Blue jeans – Maledetto tempo

TRACKLIST

DISCOGRAFIA

2019 – Stanza singola
2021 – Mutisala

IL VIDEO

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