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Recensione concerto – POST MALONE: un pezzo d’America a Milano. La gallery

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Post Malone porta un pezzo d’America all’Ippodromo Snai San Siro e chiude la stagione degli I-Days, a un anno di distanza dalla pubblicazione dell’ultimo disco F-1 Trillion.

L’unica data italiana del Big Ass World Tour dura poco più di un’ora e mezza, con qualche mugugno finale dei fan che speravano in qualche brano in più, ma Posty dà tutto sé stesso, birra compresa che consegna più volte ai presenti (con l’apice nel brano Pour Me a Drink) in un’interazione e scambio costanti di bandiere, autografi, maglie e affetto.

Lui è l’antieroe per eccellenza, a partire dalla canzone Losers cantata con un entusiasta Jelly Roll, passando per le pose da cow boy (su di giri), i capelli e la barba trasandati, per arrivare al ghigno beffardo e relativa smorfia quando canta, che lascia intravedere i famosi denti di diamante, forse grazie anche alle luci posizionate ad hoc.
L’atteggiamento da menestrello indomabile e lo stile Made in Usa ricorda un po’ anche Dylan, se non fosse per le liriche non tengono il passo con quello che più volte ha dichiarato essere il suo idolo.
La voce sa un po’ di auto-tune, ma il timbro è particolare e di sicuro la presenza sulla scena è notevole, come l’emozione e l’intensità che riesce a trasmettere, anche attraverso le pose anticonvenzionali per i concerti attuali che lo vedono cantare più volte inginocchiato o seduto per terra.

Dal punto di vista del sound, Post Malone anche dal vivo è qualcosa di unico, l’impressione è che se la cavi più con le ballate malinconiche e sentimentali che ricordano gli enormi spazi degli States e con il rap (al pubblico di Milano regala anche Congratulations che era mancata nelle tappe precedenti) più che con il rock in senso stretto dove perde un po’ d’identità.

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Notevole l’esecuzione della corposa band che riesce sia a dar vita a un energico muro sonoro con chitarre elettriche e batteria sia ad accompagnare i momenti più malinconici con violino e chitarra acustica.
Post invita più volte il pubblico a non mollare e credere nei propri sogni come ha fatto lui, che pare godersela fino in fondo sia nell’esecuzione dei pezzi più famosi come Goodbyes, I Had Some Help, Rockstar e Sunflower, sia durante l’esibizione in generale.
Il concerto milanese è uno strano mix di nostalgia, emozioni, euforia e suoni diversi tra loro, per una ricetta tanto particolare quanto efficace, che vale il prezzo del biglietto.

LA GALLERY

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Immagine 9 di 10

LA SCALETTA 

Texas Tea
Wow.
Better Now
Wrong Ones
Go Flex
I Fall Apart
Losers
Goodbyes
What Don’t Belong to Me
I Ain’t Comin’ Back
Circles
White Iverson
Psycho
Pour Me a Drink
Dead at the Honky Tonk
rockstar
I Had Some Help
Sunflower
Congratulations

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