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Recensione concerto: KOKOROKO: un cocktail a base di groove al JazzMi

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2019, 2022, 2024 sono gli anni in cui i KOKOROKO hanno suonato in Italia prima di tornare anche nel 2025 con tre date: 15 Ottobre a Reggio Emilia (per il Festival Barezzi), 23 ottobre a Firenze e 24 ottobre all’Alcatraz di Milano, ospiti della seconda serata di JazzMi2025, il festival che si è aperto il 23 ottobre e che proseguirà sino al 9 novembre con oltre 200 eventi in città.

Dal loro esordio la notorietà e la stima da parte di pubblico e critica sono notevolmente aumentati e il loro nome adesso suscita interesse, inserito tra le realtà più influenti della nuova scena afro-jazz e soul britannica.

L’occasione dell’arrivo in Italia, tappa del tour europeo, del collettivo musicale londinese è data dalla presentazione del nuovo, e secondo, album “Tuff Times Never Last”, uscito l’11 luglio.

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Il gruppo è composto da un tastierista, un percussionista, un bassista, un chitarrista e un batterista e quasi tutti i membri contribuiscono alle armonie vocali. Nell’economia sonora il basso ha una forte e pulsante presenza in quasi tutte le canzoni. A questo poi si aggiunge una notevole e significativa sezione fiati (trombone e tromba) sorprendentemente tutta al femminile, guidata dalla co fondatrice del gruppo Sheila Maurice-Grey che insieme al percussionista Onome Edgeworth ha dato vita nel 2014 al progetto Kokoroko (il cui nome in lingua urhobo, quella parlata in Nigeria, significa “essere forte” o “difficile da rompere”). Le due fiatiste sono anche le “frontwoman”, le parti vocali (non sempre presenti e mai centrali in assenza di una classica forma canzone) sono affidate a loro che vengono supportate dalla band.

Quello dei Kokoroko è dunque un ensemble curioso e incuriosente che mette in scena un degno spettacolo. A fare da base ci sono i ritmi afro beat (Fela Kuti e Tony Allen guardano e sorridono) ma questi vengono “sporcati” dal soul, dal nu jazz, qualche accenno rap, in un contesto idealmente più europeo che tipicamente afro. Nelle loro vene e nelle loro teste le radici e il presente si uniscono dando vita a un mix micidiale e vincente.

In quasi due ore di spettacolo la band londinese regala momenti esaltanti, sia in chiave ritmica che quando (in alcuni episodi) le atmosfere si fanno più rarefatte, meno percussive. A dominare tutto è un cocktail a base di groove e altri ingredienti, caldo, avvolgente. Le ritmiche incalzanti sono un invito a ballare: è impossibile stare fermi, e così è anche all’Alcatraz di Milano, tanto che la platea diventa un ondeggiare di teste, un movimento continuo di corpi che si lasciano andare ad un ballo liberatorio nelle lunghe fughe strumentali che fanno parte del concerto e che, nella più classica struttura jazz, sono affidate a parti soliste dei vari strumenti.

I Kokoroko sanno essere coinvolgenti senza essere travolgenti, il loro ballo è sempre composto, la musica misurata ed elegante. La scaletta è un crescendo così come la fiducia che il pubblico ripone nella band che alla fine viene acclamata.

JazzMi con il primo concerto importante dell’edizione 2025 (a parte la preview di Diana Krall) ha fatto centro, la sua attenzione alle nuove proposte d’Oltremanica ha riportato in Italia uno dei principali attori della nuova scena jazz britannica.

Da rivedere senza esserne stufi.

Recensione di Luca Trambusti per musicadalpalco.com (Clicca per leggere l’intero articolo)

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