Recensione concerto – GILBERTO GIL: l’abbraccio d’addio

Recensione concerto – GILBERTO GIL: l’abbraccio d’addio

Il tour di Gilberto Gil che sta girando per l’Europa e che ha fatto tappa a Milano martedì sera sembra proprio essere l’ultimo per questo artista ottantenne.

Una lunghissima carriera che ha attraversato da protagonista non solo alcune delle più belle pagine della musica del ‘900 (bossa nova, reggae, canzone d’autore, jazz, rock, afro) ma anche alcuni momenti rilevanti della storia del suo paese e non solo (prima prigioniero politico, poi espatriato in Europa e infine Ministro della Cultura nel primo governo Lula).

Tutti in piedi entra Gilberto

Lo accoglie agli Arcimboldi una platea calda e calorosa, con una ben nutrita componente di brasiliani. Al suo ingresso è subito ovazione, come fosse una delle tante pop star di oggi, ma la sua reazione al contrario è composta, non certo da divo.

La prima parte del concerto è prevalentemente acustica, con Gilberto Gil seduto ad accompagnarsi con la chitarra classica passando in rassegna una serie di classici, dalla bossa nova al samba, con versioni quasi essenziali: da

“Expresso 2222” con cui apre il concerto e subito infiamma il pubblico, al samba di “Ladeira da Preguiça”, al jazz rivisto in chiave bossa nova e reggae di “Garota de Ipanema”, sul cui finale si rincorrono le voci di Gil e della band, fino ad arrivare a una splendida versione di “Moon River” cantata da solo con la nipote.

Da solo sul palco

A questo punto Gilberto Gil resta solo sul palco, e dopo aver eseguito “Tempo Rei”, si alza dalla sedia, imbraccia la chitarra elettrica, e propone la sua reinterpretazione della musica reggae mischiandola a quella brasiliana, con una versione splendida di “No Woman, No Cry” di Bob Marley, sulla quale la band rientra sul palco.

Entra la chitarra elettrica

Da qui il concerto cambia marcia, lui resta in piedi al centro del palco con l’elettrica e la band spinge il ritmo. Sono ancora grandi classici, dove si rincorrono samba e bossa nova, rock e jazz, ritmi afro e musica spagnola. L’artista brasiliano ci tiene a ricordare più volte durante il concerto i musicisti e amici con cui ha percorso il suo lungo cammino, da Gal Costa a Caetano Veloso e Maria Bethania, e introduce i brani raccontando chi ha scritto le cover che propone, o come sono nati i suoi brani originali.

Si sofferma su “Touche pas à mon pote”, composta su richiesta di S.O.S. Racisme in occasione di in grande evento in Place de la Concorde a Parigi, e su “Cérebro eletrônico”, composta durante la prigionia. È una lunga cavalcata di musica e ricordi, che si chiude con brani travolgenti come “Back In Bahia”, e “Andar com fé”. Gilberto Gil incita a cantare, ma il pubblico è già conquistato: partono i cori, si battono le mani a tempo, e poco per volta ci si alza dalle sedie per la splendida “Palco” che chiude il concerto con un’esplosione di suoni e colori. Per i bis tutto il pubblico è sotto il palco a ballare le due bellissime “Aquele Abraço” e “Toda Menina Baiana”.

L”Aquele Abraco tour” che Gilberto Gil sta portando in giro per l’Europa con una band di quattro elementi composta da figli e nipoti, è un abbraccio universale fatto di musica e amore per la sua terra e per il suo pubblico.

SCORE: 8,00

Recensione di Giorgio Zito per musicadalpalco.com (Clicca per leggere l’intero articolo)

LA SCALETTA

1 Expresso 2222
2 Viramundo
3 Chiclete com banana
4 Upa, neguinho (Edu Lobo cover)
5 Ladeira da Preguiça
6 É luxo só (Ary Barroso cover)
7 João Sabino
8 Garota de Ipanema (Antônio Carlos Jobim cover)
9 Moon River (Audrey Hepburn cover)
10 Tempo Rei
11 Não Chore Mais (No Woman No Cry)
12 Esotérico
13 Sonho molhado
14 Touche pas à mon pote
15 Cérebro eletrônico
16 Back In Bahia
17 Andar com fé
18 Palco

Encore:
19 Aquele Abraço
20 Toda Menina Baiana

WEB & SOCIAL 

gilbertogil.com.br

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