Intervista: PEZZOPANE il mio pop fuori moda

Intervista: PEZZOPANE il mio pop fuori moda

Pezzopane pubblica il suo disco d’esordio “Storie da monolocale”, nove storie musicali scritte tra le mura di un monolocale milanese. Canzoni semplici, per gente complicata.

Quella di Pezzopane è una storia che comincia come tante …ma finisce come poche. Un bel giorno si è lasciato alle spalle le immense distese verdi di Campo Imperatore, ha imbracciato la chitarra ed è partito alla volta della grigia Milano per cercare lavoro. Qui, tra le mura di un piccolo spazio che sarebbe stata la sua casa per qualche tempo, Pezzopane ha ammazzato la malinconia suonando. E ha scritto nove canzoni. Ora che è finalmente tornato a casa – quella vera – ha pubblicato il suo disco d’esordio. Ce lo siamo fatto raccontare.

 Pezzopane, finalmente ci siamo, è uscito il tuo primo album! Sensazioni, pensieri, retropensieri, paranoie, euforie legate all’evento?

Innanzitutto ciao e grazie per l’interesse! L’uscita di un disco è come un parto, o almeno credo, visto che non ho mai partorito. Nel mio caso è stato come quando si arriva alla fine di un percorso tipo laurea, o ultima giornata di campionato, o come quando si compiono 18 anni. Quel preciso momento oltre il quale ti chiedi “C’è vita oltre tutto ciò?” e la malinconia ti assale. Sono un maestro della disillusione anche se faccio di tutto per non mostrarlo. Quel momento in cui vorresti riposare e invece no: ora il disco va suonato in giro. E intanto ne ho già un altro in testa. Non c’è tempo per fermarsi.

Hai scelto di pubblicare questo disco con un’attività di crowdfounding, dopo una lunga gestazione in cui abbiamo scoperto le tue canzoni un poco per volta. Hai avuto una buona risposta da parte dei sostenitori?

Un’ ottima risposta. Devo ringraziare i tanti amici e conoscenti, ma anche qualche sconosciuto, che mi hanno supportato. Ma soprattutto, grazie al crowdfunding mi sono finalmente dato una deadline per terminare la produzione. Senza, questo disco sarebbe uscito nel duemilamai.

“Pop fuori moda”. Qual è oggi il pop di moda, secondo te?

Il pop di moda è quello che nasce direttamente in radio o in televisione, quei prodotti che palesemente senza un’ idea artistica dietro. Per fortuna ci arrivano anche alcuni “fuori moda”, quasi sempre dopo anni di gavetta. E lì la differenza si sente (e si vede).

Se ti chiedo se ti senti “incasellato” in questa nuova ondata di cantautori italiani indie, che cosa mi rispondi?

Scrivo e canto le mie canzoni in italiano e mi produco da solo, senza un’ etichetta. Difficile essere più cantautore italiano indie di così, almeno sulla carta. Per la precisione, il disco è stato prodotto insieme a due amici producer e musicisti, Luca Mongia e Giacomo Pasutto.

Siamo gente complicata, ma ci piace anche ascoltare musica che spesso non capiamo, o che ascoltano in quattro, per il puro gusto di sembrare più fighi agli occhi degli altri, o per arrovellarci e passare il tempo a decifrare, meditare, filosofeggiare. E poi arrivi tu, con le tue canzoni semplici. ‘Sta vita va semplificata?

Assolutamente sì, più che altro perché le cose che danno più felicità sono quelle più semplici. Per quanto mi riguarda, volevo rendere semplici dei contenuti complessi, e credo di esserci riuscito.

 “Caffeina mon amour” è il tuo ultimo singolo. Qual è la tua caffeina Pezzopane? Quali sono le tue astinenze?

Se devo essere sincero ed estremamente egoista, in questo momento la mia caffeina è il pallone. Se non gioco a calcio sto davvero male. Lo so, sarebbe stato troppo facile dire: le donne, la musica, la birra, i weekend al mare. Tutto vero ma prima ho bisogno di fare gol.

…e c’è qualcosa che ti manca per completare il quadro, in questo momento?

Un orto più grande dei quello minuscolo che ho, e degli animali da cortile: vorrei delle galline, tacchini, caprette e un asinello. Oltre a cani e gatti che tengono sotto controllo la situazione. Vivere nel monolocale a Milano mi ha fatto venir voglia di biada e balle di fieno.

Dove vuole arrivare Pezzopane con questo disco?

A San Siro, anche solo per giocarci una partitella tra amici.

Un video di donne, quello di “Caffeina Mon Amour”. Donne belle e diverse. Donne in un momento in cui tutti parlano di dei loro sacrosanti diritti, di maggiore visibilità in tutti i campi, di pari accesso a ruoli di comando, di parità sariale. Qualcuno si è persino lamentato della poca componente femminile al Concerto del Primo Maggio. Cosa ne pensi?

È ridicolo solo pensare che donne e uomini non debbano avere gli stessi diritti. Viviamo in un mondo prevalentemente maschilista, ma non è sempre stato così, comunità matriarcali esistono tutt’ora in alcune parti del globo. È una questione di mentalità occidentale che il femminismo non ha ancora scalfito abbastanza. Ma il fatto che molte donne riescano a raggiungere posti apicali anche molto importanti significa che le capacità alla fine contano molto di più di un obbligo di rappresentanza di genere fifty fifty.

“E fa male stare soli e non avere neanche un cane per parlare per giocare”. Nel tuo disco si annusa una scanzonata solitudine. Sei un solitario, tu?

Ho scritto il disco quando vivevo da solo in un monolocale di Milano Sud, quindi si, sono un solitario. Mi piace vivere da solo, forse perché non riesco ad annoiarmi mai. La canzone che hai citato, “Cane”, parla però di chi da solo non ci sa stare. E sono troppe le persone che non sanno stare sole. A loro dico: prendete almeno un cane, vi farà bene.

Le tue canzoni d’amore, come “Voglio te” così pura, semplice e senza fronzoli, sono autobiografiche? Ovvero: parti dall’idea generale di un’emozione per parlare di un episodio, o da una persona in carne ed ossa che ti ha ispirato?

“Voglio te” è tratta da una storia vera, la mia. Nelle altre penso di aver condensato situazioni e sensazioni molto diverse e distanti nel tempo e nello spazio.

“Francesca avevi vent’anni”…. Com’eri tu, più di dieci anni fa? Facciamo un passo(ne) indietro.

Non credo di essere cambiato poi tanto. A vent’anni ero egocentrico, avventato, incosciente, irruento, sfacciato, scontroso. Ma avevo anche dei difetti. 

“…Quanto costa la sincerità, merce sempre più preziosa”. La musica di oggi, tra social, visualizzazioni Youtube, Spotify, è sincera o no?

La musica non è mai sincera. È una bellissima menzogna.

 

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