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Intervista – GODWIN “Atonement” è un viaggio tra amore, radici e rinascita”
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Intervista – GODWIN “Atonement” è un viaggio tra amore, radici e rinascita”

GODWIN-2025

C’è una dolcezza malinconica, ma anche una luce intensa, nella voce di Godwin. Cantautore e produttore nigeriano, è una delle nuove promesse della scena soul e afro contemporanea, capace di fondere radici e modernità in un linguaggio personale e cinematografico.

Il suo nuovo album, “Atonement”, è un viaggio emotivo tra perdono, amore e memoria: un racconto intimo che trasforma la vulnerabilità in forza creativa.

Lo incontriamo a Milano, dopo la sua partecipazione al JazzMI Festival, per parlare di spiritualità, contaminazioni sonore e del legame tra musica e redenzione.

L’INTERVISTA 

Il tuo nuovo album ha un titolo molto potente. Parla di redenzione e accettazione. Cosa rappresenta “Atonement” per te e per la tua musica?

“Atonement” rappresenta due momenti fondamentali della mia vita: le origini, la mia fase più giovane, e il mio presente.

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È un disco che nasce da un processo di crescita personale e spirituale.

Ho dovuto affrontare il tema del perdono in modo profondo — perdonare gli altri, ma anche me stesso — per riuscire davvero ad accettare l’idea di amare qualcuno in modo totale, senza riserve.
L’album prende ispirazione dall’esperienza dell’innamorarsi per la prima volta, ma non in senso banale: si tratta di un amore puro, viscerale, quasi sacro, che resta impresso per sempre.

Il brano che apre il disco, Atonement, è dedicato a mia madre, che non c’è più. All’interno c’è un passaggio che recita: “Give us the strength to forgive” — “Dacci la forza di perdonare”. In quel momento ho capito che dovevo riconciliarmi con il mio passato, con chi mi aveva ferito, per poter scrivere un album sull’amore vero. È un progetto intimo, nato da un percorso di guarigione e di consapevolezza, ma anche universale: parla a chiunque abbia attraversato dolore, perdita e rinascita.

In questo progetto mescoli Afrobeat, Soul, R&B e Pop cinematografico. Qual è, secondo te, l’essenza della tua musica?

L’Afrobeat è il mio punto di partenza, la radice da cui nasce tutto. È la musica della mia infanzia, quella che ha formato il mio orecchio e la mia sensibilità. Ma crescendo, ho iniziato ad assorbire molte altre influenze: ho sviluppato una passione enorme per il cinema e per le colonne sonore, ho ascoltato musica da ogni parte del mondo, dal Soul americano alla musica elettronica europea, fino alle ballate sudamericane.
Per questo oggi non mi piace definire la mia musica in un solo genere. Quando scrivo, mi chiedo solo cosa serva alla canzone: può essere una chitarra acustica, un pianoforte, un tamburo tradizionale o un synth. Se quella scelta serve a raccontare l’emozione del brano, allora è quella giusta.
Credo molto nel concetto di “musica libera”, senza confini. Le etichette aiutano a capire, ma non devono ingabbiare. L’essenza del mio suono è proprio la libertà di contaminare, di creare un linguaggio personale che unisca le radici africane a un immaginario cinematografico, visivo, quasi spirituale.

Conosci la musica italiana? Hai qualche riferimento o artista che ti piace?

Devo ammettere che non la conosco ancora bene, almeno non come vorrei. Ma dopo aver partecipato al JazzMi ho sentito un’energia incredibile, un calore e una sensibilità che mi hanno colpito molto. Sono rimasto affascinato da come la musica italiana riesca a mescolare melodia e sentimento, in modo autentico.
Sono una persona molto curiosa, e so che presto esplorerò questo mondo più a fondo: ascolterò, studierò, cercherò di capire le sonorità e la lingua. Amo entrare nelle culture attraverso la musica, e credo che quella italiana abbia tantissimo da offrire. La prossima volta che ci incontreremo, prometto che ti parlerò di artisti italiani — e magari canterò qualcosa in italiano!

Quindi la prossima volta sarai un esperto di musica italiana… magari canterai anche in italiano?

(ride) Perché no? Mi piace l’idea! Credo che cantare in un’altra lingua sia un atto di apertura e di rispetto verso un pubblico nuovo.

La lingua italiana, poi, ha una musicalità bellissima, scorrevole, piena di suoni rotondi. Mi piacerebbe sperimentare, anche solo con un verso o un ritornello. È un modo per entrare in sintonia con chi mi ascolta, per creare un legame più diretto. Chissà, forse nel prossimo album ci sarà una sorpresa…

Nei giorni scorsi hai suonato dal vivo qui in Italia. Com’è stata l’esperienza?

È stata un’esperienza che porterò con me per sempre. Era la mia prima volta in Italia, e non sapevo bene cosa aspettarmi. Invece ho trovato un pubblico caloroso, curioso, accogliente. Molte persone non conoscevano ancora la mia musica, ma durante il concerto ho sentito una connessione fortissima, quasi immediata.
Quando sali sul palco e vedi negli occhi delle persone l’emozione che arriva, capisci che la musica è davvero un linguaggio universale.

Ho ricevuto tanto amore, tanta energia, e questo mi ha colpito profondamente. Mi sono sentito a casa. Adesso ho solo una voglia: tornare presto, fare altri concerti, costruire qualcosa di duraturo con questa città e questo pubblico.

Credo davvero che qui potremo creare qualcosa di bellissimo.

La tua musica unisce culture diverse: l’incontro tra Soul, Afrobeat e R&B è davvero potente.

È quello che cerco sempre: unire, non dividere. La musica per me è un ponte, un mezzo per avvicinare culture, persone, storie. Voglio che chi mi ascolta senta la verità e la vulnerabilità che metto nei miei brani.

ASCOLTA IL DISCO 

IL VIDEO 

ABOUT

Godwin Josiah, conosciuto semplicemente come Godwin, è una persona creativa, con interessi che spaziano dalla musica al cinema. Ha iniziato come regista insieme ai suoi cugini, con cui nel 2015 ha fondato il collettivo cinematografico, riconosciuto anche da Variety, The Critics Company. Godwin ha diretto un film in collaborazione con la compagnia di produzione di Morgan Freeman, Revelation Entertainment, e ha avuto il privilegio di avere come mentori registi illustri come JJ Abrams, Taika Waititi e Kemi Adetiba. 

Proveniente dalla spesso trascurata città di Kaduna, Godwin porta un’energia autentica sulla scena, fondendo le sue ricche influenze culturali con le sue profonde esperienze emotive, creando un mix unico di sonorità. La sua musica, profondamente legata alle arti visive, trae ispirazione da generi diversi come Soul, R&B e Afrobeat. Le sue influenze includono Labi Siffre: “È un autore eccezionale, capace di rendere le parole più complesse davvero semplici”, Aretha Franklin: “Mio padre me l’ha fatta conoscere da bambino, e ha fatto qualcosa alla mia voce mentre cercavo di cantare le sue canzoni” e Labrinth: “La musica di Labrinth trascende i generi tradizionali e, come uomo nero, riesce a liberarsi dalle norme delle convenzioni abituali”.

Nel campo musicale, Godwin si distingue come un artista di talento capace di creare melodie ricche di sentimento, che sfidano le aspettative musicali relative agli artisti nigeriani, spesso collegate all’Afrobeat. La proposta musicale di Godwin percorre territori inesplorati, offrendo un momento di rottura con il sound che ci si aspetterebbe da lui. La musica di Godwin è più di una semplice raccolta di canzoni; è un’antologia di esperienze condivise, una riflessione sulla resilienza dello spirito umano e un richiamo ad abbracciare il viaggio musicale con cuori e orecchie aperte. Con oltre 80 milioni di visualizzazioni su TikTok, più di 500.000 follower e 4,6 milioni di like, la sua presenza come musicista e cantautore continua a crescere. La sua narrazione unica, che fonde musica, immagini e racconti culturali, ha catturato il pubblico mondiale. “BROKEN” arriva dopo i singoli precedenti: “HOME” e “ABEKE”, che hanno ricevuto elogi da testate come Clash Magazine, 1883 Magazine, BBC 1Xtra e COLORSxSTUDIOS, dove “HOME” ha fatto il suo debutto.

WEB & SOCIAL 

https://www.instagram.com/godw3in

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