Collettivi come i Kokoroko sono necessari alla musica. Le loro vibrazioni, i loro suoni le loro atmosfere e sfumature vanno a riempiere lo sconnesso scenario musicale moderno.
Il loro secondo album “Tuff Times Never Last”, non si impone con la forza del gesto rivoluzionario, ma si insinua con eleganza nella frattura tra ascolto consapevole e consumo musicale distratto, proponendo un’alternativa gentile e necessaria.
La crew londinese si conferma custode di un soul-jazz denso di sfumature, stratificato, dove la malinconia si mescola a un senso profondo di comunità. Un disco di conforto, sì, ma mai accomodante: un placebo sonoro che cura senza anestetizzare, tra fiati che accarezzano, ritmi ipnotici e una produzione misurata, che privilegia l’organico rispetto all’effetto.
A due anni dal celebrato debutto, “Tuff Times Never Last” si sviluppa come un viaggio di 50 minuti attraverso undici tracce che oscillano con garbo tra introspezione e solarità.
La struttura è dilatata, raramente si superano i 100 bpm: un manifesto della lentezza in tempi accelerati. I temi toccati – l’infanzia, la perdita, la sensualità, l’unione, la resilienza – non vengono mai trattati con retorica, ma emergono da una tessitura musicale che preferisce suggerire piuttosto che dichiarare.
L’identità sonora dei Kokoroko si conferma polimorfa ma coesa: afrobeat e jazz convivono con il neo-soul britannico, il funk elegante dei primi anni ’80, la bossa nova, il lovers rock e persino un certo minimalismo R&B. Non si tratta di eclettismo fine a sé stesso, ma di un dialogo interiore tra culture e memorie, sapientemente orchestrato.
Si passa dal retrogusto rocksteady della sinuosa Never Lost, al rarefatto dialogo tra voce e chitarra in Closer to Me. Sweetie vibra di una disco west-africana increspata da fiati solari, mentre My Father in Heaven si appoggia sui riverberi intimisti del Rhodes. Idea 5 scivola in un afro-jazz crepuscolare con venature sensuali e un assolo chitarristico che fa il verso, con gusto, al miglior George Benson. In chiusura, Da Du Dah fa un tuffo nel brit funk con ironia misurata e groove calibrato e la strumentale con outro finale di Over/Reprise la perfetta chiusura del cerchio sonoro dei Kokoroko.
Il titolo dell’album, nato da un meme virale, viene nobilitato da una riflessione lucida di Onome Edgeworth, co-leader del collettivo:
Molte delle cose più belle nascono dalla difficoltà. È una verità che ci ha guidati durante la scrittura”. L’artwork di copertina firmato da Luci Pina – un’ode visiva alla Londra estiva – completa il quadro con coerenza poetica.
“Tuff Times Never Last” è un disco che invita alla sospensione, alla gentilezza dell’ascolto, alla meditazione collettiva. Perfetto per chi voglia disintossicarsi dai ritornelli plastificati da playlist estiva, senza rinunciare al piacere puro del suono ben scritto e ben suonato.
Un ascolto prezioso, calibrato, mai superfluo.
Mi ripeto un disco necessario per questa estate, e ricordatevi: “I tempi duri non durano mai!”.
DA ASCOLTARE SUBITO
Never Lost – Idea 5 – Da Du Dah
DA SKIPPARE SUBITO
Il disco è una magia sonora. Impossibile staccarsi da questo mondo!
SCORE: 8,00
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2022 – Could We Be More
2025 – Tuff Times Never Last