I titoli delle canzoni di Sanremo 2026, svelati ieri sera a Sarà Sanremo da Carlo Conti, disegnano una mappa emotiva più che una scaletta.
Cartine tornasole tra parole-soglia, dichiarazioni d’intenti, micro-manifesti che anticipano un’edizione che sembra essere ripiegata sull’umano, sulle sue crepe e sulle sue insistenze.
L’amore domina ancora, ma non come promessa assoluta: è frammentato, reiterato, talvolta stanco. Il meglio di me (Francesco Renga), Ti penso sempre (Chiello), Per sempre sì (Sal Da Vinci), Se tu (Levante), I romantici (Tommaso Paradiso), Ora e per sempre (Raf) sembrano raccontano una sentimentalità che cerca ancoraggi stabili in un tempo instabile, oscillando tra nostalgia e bisogno di permanenza. Anche quando si fa più giovane o laterale – Poesie clandestine (LDA & Aka 7even), Le cose che non sai di me (Mara Sattei), Naturale (Leo Gassmann) l’amore resta un luogo da difendere, non da conquistare.
Accanto, cresce l’asse dell’introspezione, forse il più affollato e significativo. Titoli come Uomo che cade (Tredici Pietro), Labirinto (Luchè), Prima o poi (Michele Bravi), Ogni volta che non so volare (Enrico Nigiotti) o Animali notturni (Malika Ayane) parlano di smarrimento, di rivalse, di identità in costruzione, di una soggettività che non cerca risposte ma spazio per porsi domande. Qui il lessico è vulnerabile, spesso irrisolto, e sembra intercettare un bisogno collettivo di rallentamento e autocoscienza.
Le emozioni più dirette, quasi epidermiche, emergono in titoli brevi e assertivi: Ossessione (Samurai Jay), Resta con me (Bambole di pezza), Tu mi piaci tanto (Sayf). Frasi semplici, quasi disarmate, che puntano all’immediatezza affettiva più che alla riflessione, come se il sentimento dovesse essere detto prima di essere compreso.
Non manca uno sguardo sul contesto. Italia Starter Pack (J-Ax), Ai Ai (Dargen D’Amico), Stella stellina (Ermal Meta), La felicità e basta (Maria Antonietta & Colombre) suggeriscono una lettura sociale obliqua, ironica o disillusa, che riflette su identità nazionale, disincanto politico, felicità come slogan svuotato. È una critica che passa dal titolo, prima ancora che dal testo.
Chiude il cerchio la leggerezza consapevole di Voilà (Elettra Lamborghini) e Che fastidio (Ditonellapiaga), dove la spensieratezza diventa posa, gesto performativo, risposta estetica a un panorama emotivo spesso cupo.
E poi c’è Opera (Patty Pravo): un titolo solo, definitivo, che riporta l’arte al centro come atto totale, fuori dal tempo e dalle mode.
Sanremo 2026, già nei suoi titoli, sembra raccontare un Paese che ama ancora, ma con cautela; che si guarda dentro più di quanto guardi avanti; che alterna ironia e malinconia come riflesso automatico.
Che festival sarà? Le parole conteranno più delle note? per il momento accontentiamoci dei titoli …
LE CANZONI DEI BIG IN GARA
Francesco Renga – Il meglio di me
Chiello – Ti penso sempre
Ditonellapiaga – Che fastidio
Michele Bravi –Prima o poi
Maria Antonietta & Colombre – La felicità e basta
Sal Da Vinci – Per sempre si
Leo Gassmann – Naturale
Bambole di pezza – Resta con me
Nayt – Prima che
Dargen D’Amico – Ai Ai
Eddie Brock – Avvoltoi
Elettra Lamborghini – Voilà
Ermal Meta – Stella stellina
Samurai Jay – Ossessione
Levante – Se tu
Fedez & Masini – Male necessario
J-Ax – Italia Starter Pack
Sayf – Tu mi piaci tanto
Mara Sattei – Le cose che non sai di me
Malika Ayane – Animali notturni
LDA & Aka 7even – Poesie clandestine
Enrico Nigiotti – Ogni volta che non so volare
Serena Brancale – Qui con me
Arisa – Magica favola
Luchè – Labirinto
Fulminacci – Stupida fortuna
Patty Pravo – Opera
Tommaso Paradiso – I romantici
Tredici Pietro – Uomo che cade
Raf – Ora e per sempre
