Tate McRae con l’uscita di “So Close To What??? (deluxe)” non pubblica semplicemente un’edizione deluxe ma ne raffina una narrativa.
Il disco si innesta come un perfetto tassello nella strategia musical-marketing di una pop star che ha compreso perfettamente quanto l’immagine sia ormai un’estensione strutturale della musica. Non una strategia di contorno, ma la condizione stessa per esistere nel pop globale.

Il passaggio di Tate da ballerina amatoriale su YouTube a icona pop di massa è un caso esemplare di come una strategia di digital branding mirata possa trasformare il talento in un fenomeno globale. McRae ha sfruttato TikTok non solo per la promozione, ma come vero e proprio incubatore della sua identità visiva, garantendo un’evoluzione che l’ha resa uno degli artisti pop più commercialmente appetibili della Gen Z.
La McRae arriva a questo capitolo forte di un anno che l’ha trasformata da rivelazione a figura egemone del dance-pop contemporaneo. Il successo dell’edizione originale, debuttata al #1 della Billboard 200 e certificata Platino, ha funzionato come un banco di prova: un album non più pensato per “sfondare”, ma per consolidare. Lì si è capito che McRae non vive di exploit isolati; ha una fanbase devota, un posizionamento definito e un raggio d’azione mainstream che la colloca stabilmente nel discorso pop attuale.
La deluxe innesta nuovi brani in un immaginario visivo e coreografico già elaborato. L’universo estetico di McRae — tra sensualità nitida, gestualità ipercurata e una certa aura di vulnerabilità calcolata — è diventato la vera matrice del suo successo.
La sua prima nomination ai GRAMMY — nella categoria Best Dance Pop Recording per “Just Keep Watching (From F1® The Movie)” — è l’ulteriore tassello di un’identità performativa riconosciuta istituzionalmente. La McRae non è più la ballerina diventata cantante: è la performer totale, capace di trasformare la propria presenza scenica in valore industriale.
So Close To What??? (deluxe), in questo senso, è un manuale di auto-mitologia pop. L’artista continua a modellare un personaggio che non mira all’iconicità tradizionale, ma a una estetica della prossimità: iper-presenza digitale, emotività filtrata, un’immagine levigata ma mai immobile. Il risultato è un pop che vive di dettagli: una piega del busto, una silhouette in controluce, un refill coreografico che diventa meme e poi trend, e poi numeri.
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