“Sono morto x 15 giorni ma sono tornato perché l’amore è” è il titolo del nuovo progetto discografico di Amalfitano.
Un viaggio emozionale di 12 tracce che racchiudono una molteplicità di pensieri e visioni, che spaziano da argomenti legati alla sfera sentimentale ad altri che si soffermano sulla concezione, attuale o legata al futuro, di un mondo sempre meno intellegibile e prevedibile. L’amore viene reinterpretato e analizzato da angolazioni diverse, a tratti anche opposte, come se l’artista volesse tratteggiarne anche e soprattutto gli aspetti più difficili, quelli più complicati da far capire al mondo.
Questo è un album che parla di fine e ogni brano, in qualche modo, fa riferimento a questo argomento – racconta Amalfitano –
La mia intenzione, però, è stata quella di parlare di fine in maniera positiva, e non con l’accezione negativa che solitamente contraddistingue questa parola. In questo progetto, quindi, non voglio raccontare della fine dell’amore o della bellezza; non si tratta di voler elaborare un lutto ma, al contrario, di raccontare la fine del dolore.
Non mi sento di chiamarlo un “disco di rinascita”, non è nemmeno un concept album, ma c’è un filo sottile che passa tra le varie canzoni e che in qualche modo le unisce: quello dell’amore come elemento fondamentale – che rende la voglia di vivere simile a una bomba sempre pronta ad esplodere dentro di noi – e anche della coincidenza degli opposti: ogni cosa non è sempre se stessa se inzuppata nell’amore, il dolore non è più dolore, una brutta giornata può essere una bella giornata, il cambiamento quando arriva sembra che non sia mai arrivato; questo ci fa capire che il dolore, prima o poi, passa sempre, perché forse non c’è mai stato».
TRACCIA PER TRACCIA

1. Mille volte sì – L’album si apre con un’esplosione di energia e allegria. Il brano celebra la forza dell’amore e delle relazioni, capaci di trasformare ogni difficoltà in occasione di rinascita. Un inizio dinamico e coinvolgente, pieno di entusiasmo e ottimismo.
2. AZZURRISSIMO – Un viaggio sensoriale tra sonorità country e mediterranee. La ballata elegante e cantautorale cattura l’istante in cui i colori diventano odori e i sensi si confondono, tra immagini primaverili e un senso di possessione mistica della vita.
3. L’Iliade – Riflessione lenta e profonda, il brano mette in parallelo le vicende della vita quotidiana con la grandezza epica dell’Iliade: solitudini, relazioni finite e il destino di Achille si intrecciano con la fine di Troia, tra meditazione e consapevolezza storica.
4. Siamo tutti cattivi – Amalfitano osserva il mondo contemporaneo: egoismo, sopraffazione e indifferenza diventano protagonisti di un ritratto impietoso, in cui la bellezza frivola cattura l’attenzione senza cambiare realmente nulla.
5. Fai come vuoi – L’armonica di Francesco Bianconi apre una storia fantastica e immaginifica, ispirata a Jacques Brel e Corto Maltese, popolata da nani poliglotti, ambasciatori slavi e feste esotiche. Un racconto di amore mai esistito, solo egocentrismo e consapevolezza amara.
6. Holy drinkard – L’unica traccia in inglese gioca tra leggerezza e profondità, con synth e timbro metallico. Un riferimento contemporaneo alla “Leggenda del santo bevitore”, che introduce un senso di ironia riflessiva rispetto agli altri temi del disco.
7. Aznavour – Brano già noto come anteprima, delicato e malinconico. Amalfitano canta gli addii, la scia dei cambiamenti e il fluire della vita, con piccoli dettagli quotidiani che raccontano la storia di un mondo che muta senza sosta.
8. Vai a costruire le campane – Dedicato al figlio, il brano suggerisce di vivere fino all’osso, tra dominio e resa alla vita. L’immagine delle campane evoca un gesto sacro e monumentale, ispirato al cinema di Tarkovskij, come simbolo di costruzione e memoria.
9. Cosa dolce – Un ritorno alla semplicità e alla bellezza quotidiana. Il dolore e gli incubi si dissolvono, e i giorni di pioggia diventano sereni quando ci si abbandona alle piccole dolcezze della vita.
10. cinquesette – Brano che affronta ansia e alcolismo, raccontando la solitudine e la fragilità, il circolo vizioso della sofferenza individuale, fino al momento di riconoscere e confrontarsi con queste ombre interiori.
11. L’ultimo concerto – Riflessiva e autobiografica, la traccia immagina il momento finale della carriera musicale dell’artista, tra introspezione e uno sfogo emotivo che lega passato e presente artistico.
12. I titoli di coda scorreranno sul fiume Tevere – Chiusura strumentale dell’album, con beat cadenzato e tessiture sonore che crescono e si stratificano, come un fiume che porta via la musica e accompagna l’ascoltatore verso il finale del viaggio.
I DISEGNI

L’album è impreziosito anche da una serie di disegni che Amalfitano ha realizzato e da cui ha tratto ispirazione per la realizzazione dei brani.
Ho scelto di affiancare al disco i miei disegni, che negli ultimi anni, tranne rari casi, faccio sui quaderni che mi porto in giro, quaderni che sono spesso anche agende, dove prendo gli appunti, mi segno gli appuntamenti o faccio bozze di testi.
I disegni raccontano quello che mi succede: sono i posti dove sono stato, i libri che ho letto, le immagini che voglio vedere o che mi ispirano le cose che vivo. La copertina che ho scelto è l’ombra di un Pan che si trasforma in bambino, due vite in una: una eterna e che conosce i segreti del mondo; mentre l’altra nuova, che conosce la vita da poco. Mi piace fare dialogare le cose che ho all’interno con mondi superiori, simboli, mitologie e storie che leggo qua e là, così da inserirle in un sistema universale.
Il processo filosofico è quello dei rinascimentali, che volevano unire microcosmo a macrocosmo. Però in questo caso usando la non-tecnica dello scarabocchio per dargli tutta la mia personalità, un po’ come fosse la mia calligrafia, come fossero i miei appunti sulle cose del mondo.”
ABOUT
Gabriele Mencacci Amalfitano, in arte Amalfitano è un cantautore e musicista nato e cresciuto tra Roma, Cortina D’Ampezzo e Londra. Già voce e chitarra dei Joe Victor, pubblica gli album “Il Disco di Palermo” (2022) e “Tienimi la mano, Diva!” (2024). Nella sua musica attraversa paesi invisibili e amori senza freni, raccontando storie turbolente, notti devastanti e spesso al limite dell’assurdo, trasportate in parole e ritornelli da cantare. Ruvido e sincero, possiede un’anima rock n’roll e un cantautorato assolutamente italiano. I suoi dischi sono il risultato di una grande ricerca musicale in cui il rock anglo-americano degli anni ’70 e quello alternativo degli ’80/’90 si fondono a servizio della vocalità di Gabriele, potente e viscerale. Artista poliedrico, negli anni si è dedicato a musica, scrittura e arte. Produce infatti quadri e disegni che ha anche esposto in una mostra personale a Roma nel 2019 con il nome d’arte Zin Suddu, incentrata sul tema dell’antidiluviano nell’immaginario artistico. Dal 2020 inizia la collaborazione con Laterza Editori per lo spettacolo “Mystery Train” insieme all’americanista Alessandro Portelli, un viaggio nell’immaginario americano che ripercorre il rapporto dell’America con la modernità attraverso la storia dei treni e la rivoluzione industriale, tra racconti, poesie e canzoni del folk americano.
IL TOUR
Giovedì 18 dicembre – Monk, Roma
Venerdì 9 gennaio – Duel Club, Napoli
Sabato 10 gennaio – Officina degli Esordi, Bari
Venerdì 16 gennaio – Santeria Toscana 31, Milano
Sabato 17 gennaio – Spazio 211, Torino
Venerdì 30 gennaio – Glue, Firenze
Sabato 31 gennaio – Locomotiv Club, Bologna