In un inedito mix di generi, il film Eddington di Ari Aster distribuito da I Wonder Pictures e nelle sale da oggi, 17 ottobre, indaga i peggiori aspetti della società Americana in una cittadina del New Mexico alla “periferia dell’impero”.

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Per aumentare la tensione narrativa, il racconto è ambientato nel 2020 all’inizio sia della pandemia per Covid sia delle rivolte Black Lives Matter.
Manipolazione della verità, l’avanzare della tecnologia, lo sfruttamento delle zone più povere, insicurezze giovanili, estremismi, importanza dei social media, guru da strada inventati e folli, oltre all’immancabile violenza in stile Western. Questi sono i temi che la pellicola tanto cruda quanto potente riesce a sviluppare attorno alla storia di Joe Cross interpretato magistralmente da Joaquin Phoenix nei panni dello sceriffo di una piccola città che si candida a sindaco quando il progressista Pedro Pascal (Ted Garcia) tenta di modernizzare il loro polveroso villaggio, cercando di portare un nuovo centro dati di intelligenza artificiale.
Il lungometraggio a prima vista sembra il classico scontro tra due forze opposte per il futuro della cittadina di 2.345 abitanti e per il trionfo del bene. È difficile però in questo caso distinguere da che parte stia il bene e da quale il male tra complotti, omicidi, situazioni di stallo, incidenti e una tensione crescente.
Un inno all’assurdità di quel periodo di qualche anno fa in chiave tragicomica che ben riassume il regista, “non fraintendetemi, non penso che nulla di ciò che sta accadendo in questo momento sia divertente, ma è tutto assurdo”, racconta Aster, “la cosa insidiosa della nostra cultura è che è spaventosa, pericolosa e catastrofica, ma anche ridicola, stupida e impossibile da prendere sul serio”.
Il cast è di tutto rispetto (tra gli altri anche Austin Butler e Emma Stone), l’intuizione ottima, fino a tre quarti del film la pellicola sembra mantenere le promesse con una buona narrazione e temi importanti, per poi sfociare in un surreale scontro in stile cowboy con alcuni spunti alla Stephen King.
LA COLONNA SONORA
Di sicuro una storia contemporanea ben realizzata a parte alcune pecche e qualche proiettile di troppo, supporta dalla colonna sonora composta interamente per l’occasione da Daniel Pemberton con la supervisione musicale di Jillian Ennis.
Daniel Pemberton compositore e autore di canzoni, nominato agli Oscar e vincitore di un Emmy dimostra anche in questo caso di trovarsi a suo agio con qualsiasi genere, dal rock per le scene più violente, passando per il country e la musica d’atmosfera.
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