SANREMO 2019: BRIGA “Mi auguro di essere un uomo migliore”

SANREMO 2019: BRIGA “Mi auguro di essere un uomo migliore”

Briga e Patty, la strana coppia in gara a Sanremo con “Un po’ come la vita”.

Ammettiamolo, quando Baudo ha annunciato questo duetto, qualcuno ha arricciato la fronte. Lei la Diva, avanguardista da sempre, dai tempi del Piper. Lui, carattere deciso. Mattia Bellegrandi non è un artista addomesticabile, sicuramente. Di lui è stato detto tutto e l’opposto di tutto, tranne che sia uno dei pochi artisti che in ciò che fa ci mette sempre la faccia e sia poco incline ad accomodarsi sull’ovvietà.

Prima esperienza sanremese, come la stai vivendo?

Non è un’esperienza normale come tutte anche perché sono con una regina della musica e ciò comporta ansie maggiori, spero costruttive, e responsabilità importanti, però in base al percorso fatto credo di meritare questo palco più di tanta altra gente. Sono estremamente convinto dei miei mezzi e del brano. Un po’ come la vita è una canzone che trovo elegante.

Siete la strana coppia…

Abbiamo questa affinità, Patty ed io, siamo outsider per carattere o tipo di vita e musica proposta fino ad ora. Meglio così che favoriti, anche perché da favoriti hai qualche aspettativa da disattendere, come outsider invece è tutto di guadagnato. Né a me né a Patty piace partecipare a una rassegna della mole di Sanremo giusto per farla o non credendo nel brano proposto. E’ un brano di un certo spessore e Patty lo interpreta con la casse che la contraddistingue. Io ci ho messo del mio, sono un autore e ho cercato rilasciare la mia firma al brano. Il fatto di poterci mettere il mio timbro, lo rende mio. Sanremo negli ultimi anni ci ha abituato a coppie stravaganti. Patty è l’ultima diva del panorama musicale italiano.

Non sei nuovo a collaborazioni, vedi Venditti, Grignani e Ferro. Cosa ti hanno lasciato le collaborazioni che hai fatto?

Ogni volta che mi approccio a colonne portanti di questo calibro quello che mi arriva immediatamente è la loro capacità di interpretare ed emettere il suono, c’è tanto da imparare. Lo fanno con una semplicità disarmante che ti fa capire quanto loro abbiano un dono. Usano le corde vocali come uno strumento, mi sento un principiante al loro cospetto ed è bello. Soprattutto per uno come me che spesso viene scambiato per un presuntuoso, solamente perché convinto dei propri mezzi. Io mi sono scelto questi punti di riferimento e la mia umiltà sta nel sentirmi piccolo di fronte a dei giganti di questa portata. Sono tutte esperienze indimenticabili che hanno arricchito il mio bagaglio personale e culturale.

Cosa vuol dire prendersi la responsabilità di metterci la faccia nelle scelte fatte, sempre poco convenzionali?

Sono un po’ vecchio stampo per il mio periodo artistico. E’ pieno di cantanti che mettono la voce su brani scritti e ideati da altri, quindi non portano avanti un’idea. Io ho un progetto, un discorso che porto avanti da quando ho iniziato a scrivere dettato dalla passione, dalla capacità di comunicare e dalla determinazione di essere capito facendo conoscere il mio punto di vista. 

Hai rimpianti?

No, non faccio questo lavoro per le certificazioni o il riconoscimento, anche se sicuramente fanno piacere. Quest’anno esco con una raccolta con due inediti che abbracciano il rap. L’anno prossimo festeggio i dieci anni di carriera. Non ho abbandonato le mie origini, mi piace esplorare. Ci saranno delle date in giro per l’Italia. Con Sanremo spero di far ricredere tante persone. In questi anni si è parlato più del mio aspetto caratteriale che della musica che faccio.

Una cosa su di te che non si è ancora detta?

E’ difficile su due piedi, si sono dette tante cose non reali e altrettante sono state fraintese, forse perché ho una personalità di un certo tipo. Ho una notevole capacità di resilienza, non saprei farti un esempio anche perché artisticamente penso sia uscito ciò che sono. Spero con il tempo che molte cose possano esser chiarite e rivalutate perché sicuramente ho fiducia nel genere umano e nella rivalutazione di opinioni superficiali o dettate da uno zapping televisivo o da un’intervista letta e fraintesa. Questo il mio auspicio. Mi auguro che Sanremo mi renda migliore umanamente e come uomo. 

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