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Recensione concerto – ERYKAH BADU: il rito di Mama’s Gun groove, sperimentazione e fascino senza tempo [Scaletta e Info]
Recensione: WHITNEY - “Small Talk”

Recensione concerto – ERYKAH BADU: il rito di Mama’s Gun groove, sperimentazione e fascino senza tempo [Scaletta e Info]

Correva l’anno 2000 e il nuovo millennio sembrava una promessa. In quell’aria elettrica Erykah Badu pubblicava Mama’s Gun: un disco seminale, febbrile, capace di ridefinire il linguaggio del soul con la grazia di chi inventa un futuro possibile. Dopo Baduizm, quel secondo atto ne sancì la definitiva consacrazione.

Venticinque anni dopo, Mama’s Gun torna a vibrare dal vivo. Il tour celebrativo approda a Milano portando con sé lo stesso impasto di eleganza e vertigine: soul, R&B e jazz che si intrecciano in un neo-soul fluido, ancora oggi impossibile da incasellare.

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Il pubblico milanese — eterogeneo, composto da giovani e giovani da più tempo — accoglie la sacerdotessa del groove con devozione quieta e curiosità sincera.

Ad aprire è la band, che con una lunga jam strumentale tesse un tappeto di bassi densi, ritmi sincopati e lampi funk: un preludio ipnotico che prepara all’ingresso di Badu.

Quando arriva, il tempo si compatta: il groove prende corpo, le luci laser si fondono con le proiezioni cromatiche, e il flusso musicale diventa fisico, quasi viscerale.

Il suono è cesellato, moderno, ancora intriso di quell’alchimia che rese Mama’s Gun un album di rottura. Nella prima parte lo spettacolo scorre potente: la musica pulsa, il pubblico reagisce, l’energia è tangibile.

Poi, nella parte centrale, il concerto si fa più astratto. I vocalizzi si dilatano, gli esperimenti prevalgono sulla canzone, e il groove si assottiglia. L’incanto si spezza a tratti, e la tensione iniziale lascia spazio a una deriva più mentale, quasi mistica ma irregolare.

Solo nel finale il flusso torna a bruciare. Il ritmo risale, la band ritrova il corpo, e Badu riaccende la scena con la sua presenza magnetica e controllata. In studio Mama’s Gun è intimo e calibrato; dal vivo diventa un campo di forze, dove la razionalità sfida l’emozione.

La voce di Erykah resta l’elemento catalizzatore: precisa, profonda, mutante. Anche quando il concerto si perde in astrazioni, la sua voce tiene tutto sospeso.

Dopo un’ora e mezza esatta (il tempo giusto per questo tipo di concerto) la chiusura è un saluto elegante e sfuggente, con il pubblico diviso,  qualcuno rapito, qualcuno confuso, ma tutti consapevoli di aver assistito a qualcosa di vivo, imperfetto e irripetibile.

Il 10 novembre Erykah approda a Roma, ultima tappa italiana di questo rito laico del suono. L’alchimia continua a pulsare! 

LA SCALETTA

Jam
Penitentiary Philosophy
Didn’t Cha Know
… & On
Cleva
It’s Gonna Be Alright
Hey Sugah
Kiss Me On My Neck
Black Box
Booty
Annie (Don’t Wear No Panties)
Cleva (Remix) or No ID or I just play a part
A.D. 2000
In Love With You
Orange Moon
Bag Lady
Jam + preach
Time’s a Wastin
Green Eyes
Get Up (I Feel Like Being a) Sex Machine

IL TOUR

10 NOVEMBRE – ROMA – AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA

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