MINA FOSSATI: un evento fugace, raro, circoscritto, eppure bellissimo

MINA FOSSATI: un evento fugace, raro, circoscritto, eppure bellissimo

Mina Fossati è il nuovo album di inediti di due cantanti che hanno fatto, e continuano a fare, la storia della musica italiana. Ma è sbagliato parlare di storia perché questo, più che mai, è un disco sul presente.

E’ una di quelle serate autunnali che a Milano vengono benissimo: piove e fa freddo. Per fortuna, questo clima si avverte soltanto fuori l’ingresso del Conservatorio Verdi. Mano mano che ci si avvicina alla Sala Puccini, il calore scaccia l’umidità e cancella i brividi.  Sarà per quel capannello di entusiasti che si accalca davanti l’entrata della Sala Puccini, impaziente di entrare, tra sciarpe ingombranti, sorrisi e discorsi musicali e non. L’occasione è unica, non per niente siamo nel tempio della musica. Dentro, ad attenderci, ci sono due divinità: Mina e Fossati. Di una, ci “accontenteremo” – per modo di dire – della voce registrata e del suo profilo disegnato su un cartello al lato del palco. Dell’altro, avremo l’onore di averlo davanti ai nostri occhi, e di sentirlo raccontare la genesi e l’anima di un disco che viene presentato come un vero miracolo, un capolavoro, il più bell’album italiano degli anni 2000, un privilegio da ascoltare.

Parole che non sono affatto celebrative. “Mina Fossati” è davvero così: 11 inediti scritti da Fossati per lui, per lei, per loro due insieme, e cantanti da lui, da lei, da loro due insieme.

La prima cosa che viene in mente, ascoltando Mina Fossati, è l’arcobaleno: un evento fugace, raro, circoscritto, eppure bellissimo. Si sa cosa c’era prima – il temporale – ma non cosa ci sarà dopo, né dove quell’arco di luce va a finire. Conta solo quel breve momento in cui esiste. Come questo disco: parte da una storia nota, apre strade al futuro, ma come racconta Fossati parla di presente e dell’importanza di focalizzarsi sul “qui e ora” usando la bussola-amore. E proprio come un arcobaleno, è ricco di colori: R’n’B, rock, ritmi tribali, funky, soul, suoni latini, archi che accompagnano lo splendido strumento musicale che è la voce della cantante italiana più grande di sempre.

Un po’ come Mina fece tanti anni fa, anche Fossati 8 anni fa ha scelto di abbandonare la scena:

“In questo periodo ho coltivato la volontà dell’ozio”, racconta una volta placato l’applauso interminabile che lo accoglie sul palco. “L’unica persona che poteva riportarmi in studio era Mina. Questa eccezione è una gioia che non mi sarei mai negato”.

Il progetto, in effetti, giaceva nei ricordi di Mina dal 1997, anno in cui c’era stato un primo tentativo di farlo nascere. “Dopo un brevissimo tentennamento, ne ho parlato con mia moglie: <<se dici di no a Mina chiedo il divorzio>>, mi ha detto!”.

Brevissimo, dicevamo. Quasi impercettibile. Giusto quel tanto che serve per strizzare gli occhi dopo il riposo e entrare nell’ottica di rifarlo. E per una cantante immensa, per giunta. “Mina è una grandissima musicista. Le sue interpretazioni meritano una lectio magistralis. Lei non progetta, pensa. Dietro tutto quello che fa c’è un pensiero netto. Proprio come fanno i grandi jazzisti. Per il brano “Ladro”, mi chiamò per dirmi che aveva provato ad “appoggiare” la voce sulla mia traccia, ma che l’avrebbe rifatta, se serviva. Le dissi che avrebbe dovuto passare sul mio cadavere”. E su chi gli chiede se Mina non sia soltanto una scusa per tornare a far musica, risponde tassativo:

“No. Quando ho cominciato a scrivere per noi, ho visto rifiorire le idee. Non avrei mai scritto un disco senza Mina a fianco. Mi ha aiutato lei a scrivere tutte queste canzoni”.

La fiducia e il feeling sono palpabili. Soltanto una canzone è stata tagliata fuori, “il sapore era troppo dolciastro”, racconta Fossati:

“Mina non canta tutto quello che le proponi. Quando ascolta un brano, lo scannerizza. E’ attentissima e presente. Succede che dica di no, ma questa volta è accaduto di rado”. E sul tema dell’amore, così presente, così vivo e nient’affatto che banale? “Sono stato chiamato in causa come se ne capissi qualcosa, di amore. Ma si può scrivere di amore anche senza sapere nulla. In realtà penso di riuscire a scrivere di amore perché ho sempre ascoltato le donne, sul serio, senza fingere”.

Nessun dubbio, quindi, che Mina Fossati sia un dialogo costante, profondo, a tratti divertito e ironico, innamorato e vivo. Un dialogo fatto di ascolto, un botta e risposta costruito nel presente e sul presente, ma per restare.

 

 

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