LUCIO BATTISTI. La sua musica era il nuovo illuminismo

LUCIO BATTISTI. La sua musica era il nuovo illuminismo

E’ stato presentato il nuovo volume dell’antologia dedicata a Lucio Battisti “MASTERS – Vol.2”.

Il cofanetto esce a due anni dall’uscita di “MASTERS” e completa il lavoro di restauro e rimasterizzazione dell’opera “Battisti come non lo hai mai ascoltato”.

La raccolta, targata Sony Music, contenente 48 brani estratti direttamente dai nastri analogici originali restaurati e rimasterizzati a 24bit/192KHZ, la migliore definizione attualmente possibile.

Nel 1994 LUCIO BATTISTI consegnava il suo ultimo album in studio, “Hegel”. Ora, 25 anni dopo, Sony Music pubblica il secondo cofanetto dedicato a quello che è stato universalmente riconosciuto, da tutti coloro che hanno condiviso un percorso musicale con lui, un musicista di genio assoluto, oltre che un inguaribile curioso ed appassionato di musica.

In questo secondo volume, si riparte da alcuni dei personaggi chiave del mondo battistiano, come il produttore e discografico Alessandro Colombini e i musicisti Alberto Radius e Franz Di Cioccio, che già si erano prestati al lavoro di storytelling del primo volume di “MASTERS”. A loro si sono aggiunti Mario Lavezzi, il fonico Gaetano Ria, Phil Palmer, la discografica Mara Maionchi e Renzo Arbore, che ebbe un ruolo molto importante per i primi passi della carriera di Lucio.

Alla presentazione hanno raccontato il mondo di Battisti Gaetano Ria,  Alberto Radius e Mario Lavezzi.

Gli anni sessanta e settanta erano il nuovo illuminismo culturale e la musica di  Battisti era al centro di questo vento di novità e qualità – spiega Mario Lavezzi – Lucio era meticoloso, basico nella musica, verticale, quintessenziale. A volte ascoltava gli arrangiamenti e diceva che c’era troppa confusione troppa roba, voleva asciugare i brani, renderli meno carichi di suoni.  Lui era anche un grandissimo innovatore e sperimentatore. Mi ricordo che eravamo andati a Londra e passando da un negozio di musica avevamo visto una sorta di sintetizzatore/computer che sembrava una lavatrice. Lui era rimasto folgorato da quell’aggeggio e dalle potenzialità sonore che avrebbe potuto avere. Il giorno dopo siamo passati ancora dal negozio e in vetrina non c’era più. L’aveva acquistato lui! 

Il quadro che ne emerge tende a concentrarsi su Battisti uomo di studio di registrazione, musicista tra i musicisti, di­rettore d’orchestra senza partiture, restio ai live, ma molto incline ai segreti del banco mixer e costantemente alla ricerca di nuovi suoni e nuovi macchinari in grado di produrre nuovi suoni. Inevitabilmente poi ne emerge un profilo dell’uomo, del suo carattere, della sua presunta timidezza, del suo modo di ottenere i risultati, del rapportarsi con gli altri e di un in­nato senso dell’umorismo che lo carat­terizzava.

Per Lui la voce era lo strumento che esprimeva il sentimento – spiega Alberto Radius – Ecco perché dopo quando cominciò a farlo ed in studio ci rendevamo conto, riascoltando i nastri che in alcune parti magari era stato un po’ calante, Lui stesso magari diceva che gli andava bene cosi perché comunque gli sembrava che quella specifica interpretazione era riuscita a trasmettere emozione. Una volta non esisteva l’autotune e la voce non era filtrata o si poteva sistemare al pro-tools i singoli segmenti del cantato. Ma quello che giustamente contava per Lui era la capacità di emozionare».  

Il metodo Battisti non è teoria, ma un vero e proprio sistema di lavoro articolato e strategico che concepito da un solo individuo viene sviluppato e portato a termine da una collettività che inevitabilmente fa capo a quell’individuo, Lui che sembra guidare sempre tutti in modo chiaro, ispirato e non necessariamente autoritario. Il ruolo di leader Lucio ce l’aveva dentro e gli altri lo avvertivano e glielo riconoscevano con rispetto e ammirazione.

Lucio non voleva nessuno in studio tranne i musicisti che peraltro sceglieva lui stesso –  spiega Gaetano Riva –  Ero abituato a lavorare spesso con i gruppi. Lui voleva vedere tutti in faccia mentre suonava e dovetti approntare lo studio in modo tale che mentre suonavano lui fosse in una posizione dalla quale potesse guardare in faccia tutti, perché spesso con la mimica facciale comunicava ai vari musicisti cosa fare». 

“MASTERS”, il cui primo volume è stato pubblicato due anni fa, è nato con lo spirito e la possibilità di ascoltare il più grande musicista della storia della musica italiana “come non lo hai mai ascoltato”.

 

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