Live Report: NICCOLÒ FABI e la bellezza

Live Report: NICCOLÒ FABI e la bellezza

Come entrare in una bolla, come saltare da una dimensione a un’altra, come trovare l’antidoto per la cura di ogni male. Andare a un concerto di Niccolò Fabi è un po’ tutte queste cose qua, ogni volta, da sempre.

A Bologna Niccolò Fabi torna dopo due anni, il concerto doveva tenersi l’anno scorso ma si sa come è andata. E si sentiva nell’aria quel senso di straniamento per essere a un live dopo mesi di assenza, ma si sentiva anche quel senso di gratitudine per esserci tornati. Tutti sentimenti che non potevano avere migliore colonna sonora, ma non esiste sentimento che non si rispecchi in almeno un pezzo di Niccolò Fabi.

Il concerto inizia “sottovoce” con alcuni brani degli ultimi due dischi (Una somma di piccole cose, 2016 e Tradizione e Tradimento, 2019) suonati uno dietro l’altro lasciando il pubblico in una meravigliosa apnea. Anche cantare più forte del soffiato, in un concerto così, ti darebbe come l’impressione di essere fuori posto.

Una somma di piccole cose, Facciamo finta, Filosofia agricola, Vince chi molla, Amori con le ali, Io sono l’altro. Sono tutti, tutti, dei nuovi piccoli capolavori di emozioni.

La voce di Niccolò, poi. La sua voce non soffre mai, ti traghetta in quel mondo di parole che crea immagini nella tua mente e in quei momenti diventi un regista, un pittore, lo scrittore del romanzo più bello del mondo.

Due ore andate via in un battito di ciglia, un concerto diviso sostanzialmente in due nel quale dopo i nuovi pezzi e prima di abbandonarci ai viaggi nel passato delle sue nostre canzoni del cuore (tra le altre Costruire, Il negozio di antiquariato, Lasciarsi un giorno a Roma) Niccolò lascia spazio a tre dei componenti della sua band (cantautori anch’essi, che dovete conoscere anche se avreste già dovuto) che cantano i loro nuovi pezzi: Roberto Angelini canta Condor, Alberto Bianco canta Fantastico, Pier Cortese canta Te lo ricordi?).

Il ritorno a casa è poi il momento del silenzio e dei pensieri. Quello del grazie per essere stato di nuovo a un concerto così. Quello della bellezza che le parole possono creare.

Verranno giorni limpidi, come i brividi, quest’anno.
Ritorneremo liberi, come quelli che non sanno.
Chiaro è che non vincerò contro i cumuli di memoria
ma il vento che li agita sarà l’ultimo ad arrendersi.
E poi sarà bellissimo di te dipingermi l’interno,
semmai potessi scegliere io mi addormenterei d’inverno.
Più che felice e fertile, se la filosofia diventa agricola
la terra che ci ospita comunque è l’ultima a decidere.
Se avessi meno nostalgia saprei conoscere,
godermi e crescere.
Invece assisto immobile, al mio nascondermi
e scivolare via da qui.
Come l’acqua passerà.

 

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