FESTIVAL DI SANREMO 2021: le pagelle dei primi ascolti dei 26 brani del festival

FESTIVAL DI SANREMO 2021: le pagelle dei primi ascolti dei 26 brani del festival

Abbiamo ascoltato le canzoni dei Big in anteprima. Ecco le nostre impressioni e le nostre prime pagelle. 

Che questo Sanremo numero 71, Amadeus Secondo, previsto dal 2 al 6 marzo sarà inevitabilmente un Festival diverso rispetto ai passati lo si è capito già oggi nel rituale degli ascolti della stampa dei brani dei Big: numero ridotto, giornalisti suddivisi nelle 2 sedi Rai di Milano e Roma, distanziamenti, mascherine, sguardi e saluti da lontano. Un Festival segnato dalla pandemia (niente pubblico, distanziamenti sul palco, fiori e premi consegnati su un carrello, voto con app, eliminazione degli eventi esterni e collaterali…) che è già stato ribattezzato in diversi modi, da “Il Festival della rinascita” al “Festival della consapevolezza”.

Ma ciancio alle bande, passiamo alle impressioni, più emotive che tecniche, che ci ha lasciato l’ascolto dei 26 brani. Con la solita, doverosa premessa: i seguenti giudizi sono parziali, basati su un unico ascolto dei brani, per di più nella versione incisa; l’orchestra, sul palco dell’Ariston, potrà dare nuove sfumature e cambiarne la resa, in peggio o in meglio.

AIELLO con “Ora”

Il cantautore cosentino, una delle tante new entry per Sanremo, cerca la consacrazione, dopo un paio di discrete hit radiofoniche. E probabilmente anche questo brano farà quella fine: un pop contemporaneo e urban melodico e orecchiabile, senza sbavature, per raccontare una storia finita, con una buona prova vocale, specie nel bridge finale.

Voto: 6 ½

Il verso:

Quella notte io e te,

sesso ibuprofene
avevo il cuore malato
ma tu non lo vedevi,
mi tenevo le pezze gelide dietro al petto
ci tenevo a mostrarmi come un drago nel letto”

 ANNALISA con “Dieci”

Quinto Festival per lei (e fa anche un po’ strano che sia considerata già tra le “veterane”), porta una ballad elettronica emozionante ed emotiva per una dichiarazione d’amore alla musica, firmata da lei, Davide Simonetta, Paolo Antonacci, Jacopo Matteo e Luca D’Amico. Punto di forza è sicuramente (e prevedibilmente) la sua splendida voce, il refrain così così, il beat nulla di epico.

Voto: 6 ½

Il verso:

A fine lavoro ti penso
Ho cenato col vino sul letto
E non deve andare così
Non fanno l’amore nei film”

ARISA con “Potevi fare di più”

Vincitrice sia nei Giovani (2009, “Sincerità”) che nei Big (2014, “Controvento”), l’attuale professoressa di Amici torna in gara per la settima volta con un brano di Gigi D’Alessio e mettendosi in gioco da indipendente. Il brano è una ballad di un’intensità rilevante, dal sapore anni ’90 (anche questa “sporcata” da un ritmo urban terzinato francamente superfluo) che si poggia soprattutto sulla performance vocale e un innesto d’archi potente, per raccontare una storia di sofferenza, di riscatto e di libertà. Il pezzo però non è così a presa rapida e non sembra candidarsi a piccolo classico come fu “La notte”.

Voto: 6 ½

Il verso:

A che serve cercare se non vuoi più trovare
A che serve volare se puoi solo cadere
A che serve dormire se non hai da sognare
Nella notte il silenzio fa troppo rumore”

MALIKA AYANE con “Ti piaci così”

Con 4 Sanremo nel suo palmares, Malika atterra di nuovo nella città dei fiori con brano firmato anche con Pacifico e Alessandra Flora per descrivere la sensazione del ritrovare se stessi. Lo fa con un midtempo dalla cassa subito in evidenza, come mai prima per lei. Il bridge è a presa rapida, il ritornello devastante. Il dubbio resta sull’arrangiamento truzzo-andante, che rischia di schiacciare la bella melodia.

Voto: 8 alla voce, 6 ½ nel complesso

Il verso:

Non c’è intuizione senza scintilla
Perderti senza chiedere ti assomiglia
Non è spocchia ma necessità”

ORIETTA BERTI con “Quando ti sei innamorato”

12° Festival per la 77enne con 15 milioni di copie vendute nel suo curriculum. Nel 2021 è qui per parlare di un incontro che fa nascere una grande passione, con sfumature quasi audaci. Orietta e la sua voce fanno il loro, su una romanza melodica ma con arrangiamenti che strizzano, come possono, l’occhio alla modernità, con persino un assolo di chitarra alla fine; fa il suo, per gli amanti de Il Volo (non a caso l’autore è lo stesso di “Grande amore”, Francesco Boccia). A seconda dei gusti (e dell’età), lo troverete tra lo stucchevole e il sublime, se non altro è l’unica alfiere della canzone tradizionale sanremese.

Voto: 8 alla voce, 5 ai non amanti del genere

Il verso:

Come una musica mi scorri dentro,
un fiume in piena ormai fino allo schianto,
pericoloso sei ma è quello che vorrei”

BUGO con “E invece sì”

Dopo lo sfortunato e chiacchieratissimo esordio festivaliero dello scorso anno con Morgan, Cristian Bugatti cerca vendetta da solo con un brano scritto a quattro mani con Andrea Bonomo, dal taglio classico e con un potente incedere, specie nel refrain a presa rapida. Corposo, fila via bene nell’ascolto emozionando anche a tratti, perché traspare la sua genuinità. Bravo.

Voto: 7+

Il verso:

Voglio immaginarmi che non ho sbagliato
E che il paradiso è il mio supermercato
Con la birra in saldo e il poster di Celentano
È meglio così”.

 COLAPESCE E DIMARTINO con “Musica leggerissima”

Anche Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino sono new entries nella competizione festivaliera. Presentano un pop esistenzialista e autorale ma che strizza l’occhio all’airplay come mai prima; l’apertura con fischietto nelle strofe si appoggia sul clapping, per introdurre un beat corposo e un convincente crescendo. Il tutto inviterebbe a fare almeno un paio di replay. La stampa apprezza, e noi siamo allineati.

Voto: 7 ½

Il verso:

Se bastasse un concerto
Per far nascere un fiore
Tra i palazzi distrutti
Dalle bombe nemiche
Nel nome di un Dio
Che non esce fuori col temporale
Il maestro è andato via”

COMA_COSE con “Fiamme negli occhi”

Il duo milanese, coppia nell’arte e nella vita, al loro debutto sanremese portano un brano elettropop con un mood da viaggio, dove l’alternanza vocale fra Francesca e Fausto funziona più del tappeto sonoro che sembra rimasto in canna e che non trova una dimensione precisa. Da risentire e resta il dubbio della resa orchestrale…

Voto: 5 ½

Il verso:

Metà sono una donna forte
Decisa come il vino buono
Metà una venere di Milo
Che prova ad abbracciare un uomo”

 GIO EVAN con “Arnica”

Anche per Giovanni Giancaspro è un debutto all’Ariston. Più scrittore o più cantante? Giusto che sia in gara nei Big o, numeri alla mano, doveva fare un passaggio prima nei Giovani? Ai posteri le ardue sentenze. Noi valutiamo quello che c’è nel piatto, ossia un brano che introspettivo che parte subito con una forte emotività, arioso e malinconico, dando anche una buona prova vocale; il testo è effettivamente una spanna sopra gli altri. Per nulla snob, immediato e intenso, questo brano può essere per più di un ascoltatore quella “pomata” per alleviare le sofferenze che racconta fra le righe.

Voto: 6/7

Il verso:

E sbaglio ancor a vivere e non imparo la lezione
Prendere in tempo il treno e poi sbagliare le persone
E sbaglio ancora a fidarmi, a regalare il cuore agli altri
Che poi ritorna a pezzi curarsi con i cocktail e fare mezzanotte
E non risolvere mai niente”

EXTRALISCIO feat. DAVIDE TOFFOLO con “Bianca luce nera”

Firmata da Pacifico e Mirco Mariani, l’ensemble arriva per la prima volta all’Ariston (compreso Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti); garantisce Elisabetta Sgarbi, che per loro esordisce anche come editrice musicale. Il titolo gioca evidentemente sull’ossimoro, mentre musicalmente è un folk contaminato, che trascina in una balera punk con l’intermezzo di un clarinetto. Il risultato finale è un po’ confuso e dispersivo, che ha bisogno forse di tempo per essere metabolizzato e riordinato.

Voto: 6-

Il verso:

Bianca di porcellana
Nera ossidiana
Mi curi medicamentosa
Mi pungi come ragno ortica”

FASMA con “Parlami”

Tiberio Fazioli, reduce dei Giovani dell’ultima edizione, dove si è portato a casa il Disco di Platino con “Per sentirmi vivo”, torna sullo stesso solco: inizio piano con voce immersa nell’autotune (ben usato), melodia, ritornello convincente ma meno trascinante dello scorso anno. Forse era lecito aspettarsi un passo avanti rispetto al 2020. Suggeriamo per lui il titolo del brano di Arisa.

Voto: 6+

Il verso:

Ti rimane solo addosso il tabacco
Qualche foto e qualche vestito sparso
Anche se voglio io non posso cambiarlo
Ma noi sì”

FULMINACCI con “Santa Marinella”

Per l’inevitabile quota “cantautore romano indie” (che ormai sembra quasi una razza mutante), Filippo Uttinacci arriva al suo esordio al Festival forte del Premio Tenco come Miglior Opera Prima e del premio MEI come miglior giovane dell’anno. Il brano di Sanremo è firmato anche dal vincitore di un Grammy Tommaso Colliva, produttore anche del brano vincitore dello scorso anno, “Fai rumore” di Diodato… Si presenta con una storia d’amore rivestita da sonorità tradizionali, melodica, semplice ma molto efficace (anzi, efficace proprio perché semplice). Il finale è aereo, sostenuto da un potente dispiego d’archi.

Voto: 6/7

Il verso:

Voglio solamente diventare deficienti e farmi male
Citofonare e poi scappare
Voglio che mi guardi e poi mi dici che domani è tutto a posto
Quanto vuoi per tutto questo?”

GAIA con “Cuore amaro”

Arriva per la prima volta nella città dei fiori dopo la vittoria nel 2020 ad Amici presentando un brano autobiografico, con evidenti richiami sonori latini, più convincente nel riff che nelle strofe e nel bridge. Per l’esordio sanremese forse ci si sarebbe aspettati un brano più corposo (ma in radio andrà).

Voto: 6+ (ma potrebbe crescere con gli ascolti)

Il verso:

Ritorna da me
Ma il mio cuore è amaro
Un disordine raro
Io non vedo il denaro”

MAX GAZZE’ con “Il farmacista”

Ormai fra i “veterani”, il buon Max raggiunge quota 6 Festival presentandosi con La Trifluoperazina Monstery Band servendo sul piatto (anzi, in un alambicco) un rock uptempo e ironico come nel suo stile e che immaginiamo richiederà anche un’importante presenza scenica sul palco. L’attacco è quello di “Frankenstein JR” (“Si può fare!!”), il testo è un evidente divertissement, tra genio e faceto. Piacevole e trascinante ma un po’ fine a se stesso, creato, appunto, “in laboratorio”.

Voto: 6+

Il verso:

Trifluoperazina,
stramonio e pindololo…
un pizzico di Secobarbital:
somministrato prima di un logorroico assolo
e via anche questa smania di parlar!”

GHEMON con “Momento perfetto”

Al suo secondo Festival porta un brano positivo ed energico, tra rap, soul, swing e gospel, sul tema delle rivincite personali. Per fortuna il pezzo (specie il riff) è migliore del suo ultimo haircut, ma è prematuro dire che possa essere il brano della (meritata) consacrazione.

Voto: 6 ½

Il verso:

Ho aspettato in silenzio e con calma
Ma ora mi è venuta voglia di urlare
Sono convinto che questa sia
L’ora mia, il momento perfetto per me”

IRAMA con “La genesi del tuo colore”

Al suo terzo Sanremo, Filippo Maria Fanti vira su un inno alla vita, con tante sfumature sonore, forse troppe: chitarra, cassa dritta, autotune, synth, archi… Manca solo la pummarola ‘bcoppa. Anche qui c’è la mano di Dardust, e dal ritmo incalzante si sente. Suona come un tormentone estivo fuori stagione, trascinante sì ma a cui forse manca un ritornello che si imprimi davvero in testa.

Voto: 6

Il verso:

Non sarà la neve a spezzare un albero
Avessi finto sarebbe stato meglio
Di averti visto piangere in uno specchio”

MADAME con “Voce”

Anche per Francesca Calearo, in forza alla Sugar di Caterina Caselli è un debutto all’Ariston, pur essendo in questi giorni il suo ultimo singolo, “Il mio amico” con Fabri Fibra, tra i più programmati in radio. Nei synth e nell’incedere sinergico e sincopatico voce/beat tipici di Dardust (ariborda), con un attacco che echeggia subito “Sciccherie”, la 19enne cantautrice veneta (la mascotte del gruppo) racconta la ricerca della propria identità, in mezzo al caos del mondo. Da risentire.

Voto: 6+

Il verso:

Mi ricordo di te
Ricordo i mille giri sulle giostre su di te
Ho fatto un’altra canzone
Mi ricorda chi sono
Ho messo un altro rossetto sopra il labbro superiore
Negli occhi delle serrande si stenderanno e io sparirò”

MÅNESKIN con “Zitti e buoni”

Se pensavate che la band rivelazione di X-Factor 2018 arrivasse per il loro esordio festivalieri con una ballad rock ruffiana o sul solco di “Vent’anni” o “Torna a casa” scordatevelo; i Måneskin fanno il loro in pieno, con un brano sulla redenzione e la voglia di “spaccare il mondo”, armati di un graffio rock anni ’70 à la Led Zeppelin che esplode in modo ancor più aggressivo nel riff. Una scelta rischiosa per l’Ariston, forse azzardata, ma certamente coraggiosa.

Voto: 6 ½

Il verso:

E buonasera signore e signori
Fuori gli attori
Vi conviene toccarvi i coglioni
Vi conviene stare zitti e buoni
Qui la gente è strana tipo spacciatori”

ERMAL META con “Un milione di cose da dirti”

Sesto Sanremo per lui, l’ultimo nel 2018 quando è risultato vincitore con Fabrizio Moro, otto se si considerano l’esordio con gli Ameba 4 (nel 2006) e poi la partecipazione con La fame di Camilla (nel 2010). La canzone, come lui stesso l’ha definita, è “rarefatta”, dal sound essenziale, con pochi accordi, che sicuramente non brilla per originalità, ma dove abbandona (fortunatamente) l’elettronica spinta del singolo ora in radio “No Satisfaction” ma dove la sua voce viene messa in risalto al massimo.

Voto: 6/7

Il verso:

Con le mani nel fango
Per cercare il destino
Tu diventi più bella a ogni tuo respiro
E mi allunghi la vita inconsapevolemente”

 FRANCESCA MICHIELIN E FEDEZ con “Chiamami per nome”

Esordio sanremese per lui, secondo Festival per lei, sono sulla carta i favoriti, anche se nei giorni scorsi hanno rischiato la squalifica per l’audio di un video postato da Fedez su Instagram, dove si sentivano 10 secondi del brano (firmato anche da Mahmood, Davide Simonetta, Alessandro Raina). Sul tema delle vicissitudini che le relazioni umane portano con loro, si parte con un incipit dalle atmosfere liquide ed echi di Francesca, Fedez si inserisce nel bridge e lascia poi alla partner l’onore di aprire l’emozionante ritornello; nella seconda parte arriva l’inversione, con la strofa in cui Federico molla il freno e si scatena a ritmo di rap. Funziona certamente, come un modellino studiato a tavolino, ma fino a un certo punto: i due insieme sembrano aver fatto di meglio in passato.

Voto: 6 ½

Il verso:

In ascensore spreco su segno della croce e quindi?
So bene come are il peggio, non darmi consigli
Cerco un veleno che non mi scende mai
Ho un angelo custode sadico
Trovo una scusa ma cosa cambierà?”

NOEMI con “Glicine”

Dopo alcuni Sanremo incolori, alla quinta partecipazione Veronica sembra ritrovare almeno in parte se stessa, con un brano che mette ben in risalto le sue doti vocali e l’intensità di cui è capace, anche se alcuni passaggi melodici di questa ballad mitempo non convincono del tutto (non aspettatevi una nuova “Sono solo parole”, per intenderci), sebbene anche lei abbia voluto nel suo team di autori (per la musica) Dardust…

Voto: 6/7

Il verso:

Ricordo ancora
Quella sera guardavamo
Le code delle navi dalla spiaggia sparire
Vedi che sono qui che tremo
Parla parla parla
Parla con me”

WILLIE PEYOTE con “Mai dire mai (La locura)”,

Anche il torinese Guglielmo Bruno è un neofita nella città dei fiori ma sceglie di giocarsi un brano coraggioso e senza compromessi. Il titolo prende spunto dal monologo de La Locura della serie Boris per imbastire una critica all’approccio alla cultura del nostro Paese (ma anche allo sport e alla politica), basato sul mero intrattenimento, sull’apparire e non sulla sostanza e il contenuto, unico peraltro a fare richiami diretti alla situazione che stiamo vivendo legata alla pandemia. Lo fa con una cassa dritta incalzante che a primo impatto potrebbe spiazzare e un ritornello che resta in testa (forse l’unico davvero a presa rapida dei 26).

Voto: 7 al coraggio

Il verso:

Siamo giovani affamati, siamo schiavi dell’hype
Non si vendono più i dischi tanto c’è Spotify
Riapriamo gli stadi ma non teatri né live
Magari faccio 2 palleggi, mai dire mai”.

RANDOM con “Torno a te”

Il rapper 19enne Emanuele Caso esordisce al Festival rappando poco ma raccontando in una ballad elettronica una storia d’amore finita, imboccando così una nuova direzione rispetto al suo repertorio, più emozionale e romantica. Incisa è una buona prova vocale, vedremo live con l’orchestra (dove capiremo anche come questo brano potrà effettivamente rendere). Se il target scelto sono le ragazzine romantiche, buona camicia a tutti.

Voto: 6

Il verso:

Quando giri intorno a me
Sai non mi sembra vero
E forse non lo sei
Forse è la testa mia
E oggi ritorno a te
Torno ad amare almeno
Forse non penso più
Oggi mi sento vivo”

 LA RAPPRESENTANTE DI LISTA con “Amare”

Esordio sanremese anche per loro e tra le firme della musica, indovinate, anche Dardust (pare l’uomo più desiderato in Italia dopo Draghi). Il brano, che parla della ricerca di rinascita e di libertà, parte classico cui si aggiunge un ritmo uptempo e una gabbia elettronica che esplode nel ritornello. Menzione speciale per la bella voce di Veronica Lucchesi, la cosa che più colpisce di un brano da focalizzare meglio e che al primo ascolto suona un po’ fracassone.

Voto: 6 ½

Il verso:

Amare senza avere tanto
Urlare dopo avere pianto
Parlare senza dire niente
Come il sole, mi consolerà”

FRANCESCO RENGA con “Quando trovo te”

Ormai considerato un “veterano” coi suoi 8 Sanremo alle spalle, fra cui una vittoria nel 2005 con “Angelo” e il debutto coi Timoria nel 1991, Francesco firma con Roberto Casalino e Dardust un brano sulla necessità di ritrovare le piccole cose del quotidiano che possono essere salvifiche; dopo un inizio quasi parlato, la potente voce di Francesco spariglia le carte nel ritornello potente ma un po’ ruffiano. L’arrangiamento sopra le righe e la struttura del brano non lasciano il segno, anzi rischiano di offuscare il messaggio del brano; a volte, davvero, “less is more”… Rischia di perdersi di nuovo nella seconda parte della classifica, come 2 anni fa con “Aspetto che torni”.

Voto: 5 ½

Il verso:

Come sempre mi dimentico
Dimentico di te
Sempre mi dimentico
Ma poi mi ritrovo
Sempre se mi guardo intorno
Non c’è niente”.

LO STATO SOCIALE con “Combat pop”

Tornano in gara dopo il successo di “Una vita in vacanza” del 2018 ma scordatevi ogni richiamo: trasmettono la necessità di abbattere le regole usando come strumento proprio la musica, con una cavalcata rock scanzonata e forsennata, dove l’impianto musicale sovrasta la voce e la linea melodica. Spiazzanti, e nel testo scomodano persino Amadeus…

Voto: 6 ½

Il verso:

Non c’è più il punk per dire quanto sei fuori
O il rock per litigare con i tuoi genitori,
la canzone impegnata, sì ma niente di serio,
ormai solo Amadeus ha un profilo di coppia”

Dopo aver ascoltato i 26 brani in gara, potremmo dire che sicuramente il parco musicale proposto è attuale e contemporaneo, cioè capace di rispondere alle nuove leggi del mercato – leggasi streaming, visualizzazioni e airplay; già dall’annuncio del cast il 17 dicembre, si era capito che le scelte di Amadeus fossero orientate sui brani (ne ha ascoltati più di 300) e non su nomi altisonanti: non a caso, diversi sono gli esponenti “indie” (qualunque significato ormai si voglia dare a questo abusato termine) pressoché sconosciuti al grande pubblico (specie quello generalista di Rai1), con ben 12 esordienti sul palco dell’Ariston (e le proposte più interessanti effettivamente sembrano proprio venire da questi).

Possiamo aggiungere anche che potrebbe essere ricordato come il Festival delle belle voci femminili: oltre alla super veterana Orietta Berti e alle ugole “sicure” come Annalisa, Arisa, Malika Ayane, Noemi e Francesca Michielin, anche le giovani leve come Madame, Gaia e la cantante de La Rappresentante di Lista sanno ben dire la loro, anche se forse non supportate da brani all’altezza. Si potrebbe infine aggiungere che mai come quest’anno sia stata data importanza al testo, alle parole e, quindi, agli autori (su tutti, Gio Evan).

Possiamo anche dire, a titolo personale, che a questo giro non ci sia stato un “colpo di fulmine” come lo scorso anno con “Fai rumore” ma diversi brani meritano più ascolti. Radio e streaming saranno sicuramente accontentati, almeno nell’immediato: tutto sta a capire se, sollevata questa patina, resterà effettivamente della sostanza che fra 10, 20 anni ci ricorderemo.

Sebbene Fedez e Michielin sembrino in pole position per la vittoria, sappiamo che spesso chi entra all’Ariston da Papa ne esce Cardinale (citofonare Mannoia e Ultimo); al podio potrebbero puntare anche i Måneskin (abbastanza trasversali per le tre giurie) e forse Arisa, mentre Fulminacci e Colapesce con Dimartino potrebbero mandare in brodo di giuggiole la critica. Potrebbe fare un exploit anche Willie Peyote, mentre Irama, Gaia e Orietta Berti dovrebbero essere delle certezze al televoto, mentre Madame potrebbe essere una scheggia impazzita.

In ogni caso, il 6 marzo sapremo chi parteciperà al prossimo Eurovision Song Contest, che si terrà (forse, ormai del doman non vi è più certezza) presso l’Ahoy Rotterdam a Rotterdam, il 18, 20 e 22 maggio 2021.

Una considerazione finale: dopo gli ascolti, sale ancora di più l’amarezza che questi brani, questi artisti, non potranno avere i loro meritati applausi e che per un artista sono forse ancor più importanti di un contratto firmato o di un disco d’oro.

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