“L’Emozione non ha voce”. GIANNI BELLA DALLA CANZONE ALL’OPERA”

“L’Emozione non ha voce”. GIANNI BELLA DALLA CANZONE ALL’OPERA”

Mogol ha usato la parola “genio” soltanto due volte in vita sua. Una, per Lucio Battisti. E non serve spiegare il perché. L’altra, per Gianni Bella. E forse, questa volta, dobbiamo spiegarne il motivo.

Anzi, lasciamo che lo faccia una persona che la musica la conosce, la fa e la insegna, ovvero Pierguido Asinari nel suo libro “L’emozione non ha voce”, edito da Vololibero e dedicato al grande cantautore siciliano. Conosciamo infatti il Gianni Bella come presenza discreta, autore di alcune delle canzoni incise nella memoria collettiva musicale italiana, diventate celebri grazie alle interpretazioni indimenticabili di sua sorella Marcella.

Non tutti però conoscono il Gianni Bella di album come “G.B.1”  e “G.B.2”: il compositore elegante, sperimentatore, innovatore, fuori da ogni schema, tanto osannato all’estero quanto sconosciuto in Italia. Il genio, appunto.

Asinari ha presentato il suo libro nella rilassante e intima cornice della libreria “Colibrì” di Milano, assieme al giornalista Luca Cremonese, allo stesso Gianni Bella e all’amorevole figlia Chiara, che dà voce alla sua memoria. Gli ospiti sono pochi, ma fedelissimi. Qualche tavolo, un divano di pelle, un pianoforte che ci guiderà nell’ascolto di alcune melodie: la cornice perfetta di questo incantevole quadro fatto di ricordi, note, racconti di genesi e soprattutto di cambiamenti.

L'emozione non ha voce

La cover del libro “L’emozione non ha voce”,

La necessità di far capire totalmente il contributo di Gianni Bella alla musica italiana, ma in verità alla musica tutta, rende necessaria qualche digressione tecnica sul suo operato che interrompe di tanto in tanto le storie di come sono nati i suoi pezzi, la parte migliore del nostro pomeriggio. “Montagne Verdi”, racconta Asinari, nasceva come un pezzo anomalo, il cui incipit era in origine il ritornello. Solo dopo, su consiglio di Bigazzi, il pezzo abbraccia lo schema che tutti conosciamo.

“Più ci penso” è la canzone che segna il passaggio di Gianni Bella da autore a cantautore, ma è negli anni Ottanta che cambia tutto: l’incontro con Mogol e Geoff Westley lo slega definitivamente dal mondo dei “singoli”, e lo trasforma in quello che lui vuole essere: un compositore da album.

Mentre il lavoro con sua sorella prosegue in parallelo (“Nell’aria” conferma la bravura di Bella nel sapersi sdoppiare senza smentirsi o snaturarsi, e Marcella è sicuramente la migliore interprete possibile dei suoi pezzi), Asinari narra di un altro sodalizio importante, prima di arrivare all’opera “Storia di Una Capinera”, il suo ultimo lavoro: quello con Adriano Celentano. Con Mogol, scrive l’album “Io non so parlar d’amore”, un successo strepitoso che annuncia un gran ritorno sulle scene del nostro molleggiato.

La storia di uno dei pezzi più belli dell’album “L’Arcobaleno”, è misteriosa e commovente: Battisti l’ha dettata in sogno a Mogol, e Gianni Bella ne ha composto le musiche. Mogol ha riunito i due geni.

 

 

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