Brigitte Bardot, figura dirompente del cinema francese e icona culturale del XX secolo, è morta oggi all’età di 91 anni, come ha reso noto la Fondation Brigitte Bardot in una nota ufficiale.
Nata a Parigi nel 1934, Bardot divenne celebre con ruoli chiave nel cinema d’autore e di costume degli anni Cinquanta e Sessanta — da Et Dieu… créa la femme a Le Mépris — incarnando una bellezza libera e trasgressiva che riscrisse il codice del desiderio nella cultura popolare mondiale.
A partire dal 1962 Brigitte Bardot affianca al cinema anche una carriera musicale tutt’altro che accessoria, pubblicando singoli e album che intercettano lo spirito libertario della canzone francese degli anni Sessanta. Il punto di massima esposizione arriva nel 1967 con l’incontro artistico e sentimentale con Serge Gainsbourg, che per lei scrive alcuni dei brani più emblematici del suo repertorio: Bonnie and Clyde, Comic Strip e Je t’aime… moi non plus. Quest’ultimo nasce in una sola notte, insieme a Bonnie and Clyde, come risposta alla richiesta di Bardot di avere “la più bella canzone d’amore” che Gainsbourg potesse concepire. Registrata nell’inverno del 1967 durante la loro breve relazione, la canzone viene trasmessa una sola volta da Europe 1, scatenando uno scandalo immediato.
L’opposizione del marito di Bardot, Gunter Sachs, e la minaccia di un’azione legale spingono l’attrice a chiedere a Gainsbourg di non pubblicare il brano, che vedrà la luce solo nel 1986 in versione remixata. Un anno dopo, Gainsbourg lo reinciderà con Jane Birkin, trasformandolo in un successo planetario tanto censurato quanto definitivo nella storia della musica pop.
Il suo percorso non si esaurì tra le quinte: cantante e musa di stile, fu anche protagonista di accese controversie per le sue posizioni politiche negli ultimi decenni, pur consolidando la propria eredità con l’attivismo per la tutela degli animali attraverso la fondazione omonima fondata nel 1986.
Negli ultimi mesi la salute di Bardot aveva mantenuto l’attenzione mediatica, con ricoveri e preoccupazioni seguiti da smentite di notizie premature sulla sua morte.
La scomparsa di BB segna la fine di un’aristocrazia del mito popolare: una presenza la cui memoria — tra cinema, musica, costume e impegno civile — continuerà a essere oggetto di dibattito critico e rievocazioni culturali.
LA PLAYLIST
Una playlist “Brigitte Bardot” non può essere un semplice esercizio rétro: deve oscillare tra l’icona e la frattura, tra il corpo-mito e la voce che scivola via, tra il glamour della Nouvelle Vague e la sua ombra più ambigua. Bardot non è solo un volto: è un dispositivo culturale che ha riscritto il desiderio, la femminilità e la canzone pop europea.