Recensione – AUSTRA: “Chin Up Buttercup”

Katie Stelmanis, canadese classe ’85 e mente pensante e cantante degli Austra, trasforma il trauma personale in synthpop confessionale con “Chin Up Buttercup”, il suo primo album in cinque anni.

La brusca fine di una lunga relazione nel 2020 alimenta un disco in bilico tra catarsi emotiva e rituale da pista da ballo.

Musicalmente, Stelmanis non si limita al dolore. La sua scrittura scandisce il ciclo emotivo della perdita — negazione, conflitto, accettazione — e lo intreccia con arrangiamenti ispirati all’eurodance e alla trance anni ’90, richiamando Björk, Madonna e quella narrazione in chiave pop. 

L’album accentua una teatralità che a tratti rischia il melodramma, ma che si spiega con l’idea di un amore totalizzante al centro del progetto. Stelmanis bilancia questa pressione con una scrittura musicale attenta alle sfumature, alternando pulsazioni e groove a momenti di intimità vocale e impenni quasi lirici. Rispetto alla sua passata produzione il beat ha perso un po’ di smalto e di profondità risultando più dance dozzinale anche  la sua voce rimane una forza: a tratti operistica, a tratti fragile, sempre controllata, mai indulgente.

“Chin Up Buttercup” procede tra slanci di catarsi e pause riflessive, fino alla chiusura con Good Riddance, dove emerge la possibilità di voltare pagina. Il disco parla a chi ha imparato a reprimere il dolore, a chi ha dovuto “andare avanti” senza scorciatoie emotive. Austra lo fa con onestà, oscillando tra la danza e la confessione, tra armatura e vulnerabilità.

Dicendosi “Sto bene”. Austra trasforma il trauma in musica, senza rinunciare al proprio stile, pur senza raggiungere il pieno impatto emotivo e creativo possibile.

DA ASCOLTARE SUBITO

Amnesia – Siren Song – The Hopefulness of Dawn

DA SKIPPARE SUBITO

Math Equation, un miscuglio di rabbia, ironia e vulnerabilità troppo eurodance!