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Recensione: MÙM – “History of Silence”

MUM-History-of-Silence-album-2025

Per entrare nel mondo dei múm serve una disponibilità particolare: tempo, ascolto paziente e la volontà di abitare un paesaggio sonoro che non fa concessioni alla fretta.

Non c’è nulla di immediatamente riconoscibile in “History of Silence”, e proprio per questo colpisce. A dodici anni da “Smilewound”, il collettivo islandese torna con un lavoro che non indulge in autocelebrazioni né in scorciatoie nostalgiche. È un disco che arriva quando deve arrivare, come se fosse emerso da un lungo silenzio necessario.

Il titolo è già una dichiarazione di intenti: la storia del silenzio come materia prima, come spazio da abitare e da fratturare. Otto brani registrati e smontati nell’arco di due anni, modellati con cura tra elettronica e strumenti analogici, che oscillano tra fragilità e imprevedibili scarti di intensità. La band sceglie di sperimentare giocando con l’assenza: smorzare, dilatare, cancellare. Ed è proprio nella sottrazione che il disco acquista forza.

L’apertura con Miss You Dance (suggestiva già nell’immagine del titolo) sintetizza bene l’insieme: malinconia diffusa, linee orchestrali che emergono appena per poi dissolversi, elementi eterogenei che trovano coesione nel loro continuo scomparire. Anche Mild at Heart incarna alla perfezione l’essenza della formazione: fluisce liberamente dall’inizio alla fine, con momenti di silenzio disseminati che servono a enfatizzare gli elementi musicali.

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Più spigolosa Only Songbirds Have a Sweet Tooth, che distorce la voce umana fino a renderla irriconoscibile, unendo pulsazioni pianistiche a una tensione post-rock sublimata, quasi liquefatta. Qui la scrittura diventa un gioco di illusioni: ciò che sembra percussivo svanisce lentamente, lasciando spazio a un’altra forma.

Non mancano episodi più narrativi, come A Dry Heart Needs No Winding, ispirata al romanzo Il cuore arido di Natalia Ginzburg, che testimonia una sorprendente influenza letteraria italiana. L’album porta con sé tracce geografiche precise: nato al Sudestudio in Puglia, si è poi spostato tra Reykjavík, Berlino, Atene, Helsinki, New York e Praga. Gli archi della Sinfonia Nord, registrati ad Akureyri sotto la direzione di Ingi Garðar Erlendsson, affiorano con discrezione, non come orpello ma come risonanza aggiunta, che amplifica senza spezzare la fragilità dei brani.

Ciò che sorprende è la coesione del risultato: “History of Silence non è un collage di frammenti sparsi, ma un organismo vivo, che respira. La sua forza sta nella capacità di non urlare mai, pur mantenendo tensione e dinamismo. È un disco che dimostra come il silenzio, se abitato con intelligenza, possa diventare la più radicale delle affermazioni.

Quasi trent’anni dopo la loro formazione, i múm firmano un lavoro consapevole della loro carriera. Non si tratta di un ritorno in senso nostalgico, ma di un nuovo inizio che restituisce alla band una voce limpida, enigmatica e necessaria.

In un’epoca assordata dal rumore, e dagli ascolti inutili e dozzinali i múm ricordano che la vera rivoluzione può stare nel silenzio della musica. 

DA ASCOLTARE SUBITO

Miss You Dance – Only Songbirds Have a Sweet Tooth 

DA SKIPPARE SUBITO

Impossibile skippare il viaggio sonoro dei múm

SCORE: 8,50

TRACKLIST

Miss You Dance
Kill the Light
Mild at Heart
Avignon
Only Songbirds Have a Sweet Tooth 
Our Love is Distorting 
A Dry Heart Needs no Winding 
I Like to Shake 

DISCOGRAFIA

2000 – Yesterday Was Dramatic – Today Is OK 
2002 – Finally We Are No One 
2004 – Summer Make Good 
2007 – Go Go Smear the Poison Ivy 
2009 – Sing Along to Songs You Don’t Know 
2013 – Smilewound 
2025 – History Of Silence

VIDEO 

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