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ROSE GRAY come decostruire il dancefloor

L’apparizione di Rose Gray sulla copertina di NME non è il semplice battesimo mediatico di una nuova pop star; è la consacrazione di un’artista che, con il suo debutto “Louder, Please” (uscito all’inizio del 2025 e in ottobre una edizione Deluxe), ha saputo sublimare l’edonismo notturno in un manifesto di autentica vulnerabilità ritmata.

Rose non è solo una creatura effimera del mainstream post-digitale, ma una sintesi acuta tra la club culture di Londra e una sensibilità lirica che affonda le radici nella formazione classica e nel jazz.

L’ascesa di Rose Gray e la sua recente nomination al prestigioso Brit Awards 2026 Critics’ Choice segnano un punto di svolta critico: il dancefloor, da sempre spazio di oblio e fuga, diviene per la prima volta l’oggetto di un’indagine sociologica e di una confessione lirica a cielo aperto. 

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Il suo progetto di debutto, rilasciato tramite PIAS Recordings, non si limita a omaggiare le dee del pop-dance come Robyn o Kylie Minogue, né a rievocare il glitter nostalgico degli anni ’90 e 2000. Rose compie un’operazione ben più sofisticata: utilizza il beat incalzante, spesso una miscela irrequieta che spazia dalla jungle più aggressiva alla house levigata (come si evince dalle collaborazioni con Sega Bodega e Justin Tranter), non come mero sfondo per l’oblio, ma come catalizzatore emotivo.

Dal titolo programmatico al suo sound senza compromessi Rose Grayrivendica con forza, ma con quell’inconfondibile cortesia britannica, chi è, cosa vuole, e l’artista che ha sempre avuto il potenziale di diventare. Lungo tutto Louder, Please, verità intime e edonismo da dancefloor convivono, evocando non solo una notte trasformativa – volti nuovi e famiglie scelte, estasi accecanti e crolli emotivi – ma anche il racconto della stessa Rose Gray: una vita vissuta attraverso la musica dei club, e sempre fino in fondo.

 

Sono sempre stata ossessionata dalla musica FORTE, dai viaggi in macchina notturni con mio padre da bambina alle ore trascorse, da adolescente, incollata alle casse dei club. Il titolo dell’album è nato al microfono, un tormentone: chiedevo sempre che tutto fosse più alto (per favore).

Ho passato dieci anni a scrivere per me e per altri, esplorando città diverse e le loro feste – ma ho sempre saputo che stavo lavorando verso un corpus che unificasse tutto questo, e rappresentasse ogni mio lato.

C’è sicuramente qualcosa nella mia personalità che ama l’avventura, che cerca sempre di più: nel frattempo mi sono spezzata il cuore, mi sono innamorata di nuovo e nel frattempo sono diventata donna.

Per me, Louder, Please cattura il rave, l’etereo, i miei amici e le nostre storie: è pop classico con radici saldamente nell’underground. Su una spiaggia o in un club, voglio che queste canzoni trovino casa nella vita di qualcun altro. Quindi godetevelo – ma assicuratevi di ascoltarlo FORTE, ok?».

LA COVER DI NME 

NME-COVER-ROSE-GRAY-CREDIT-LO-HARLEY@

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@rosegray_

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