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Recensione: MARCO CASTELLO – “Quaglia sovversiva”

MARCO-CASTELLO-Quaglia-sovversiva

Scegliere un titolo come “Quaglia sovversiva è già un gesto programmatico: una dichiarazione di poetica travestita da toponimo affettivo.

“Quaglia” è nome con cui si identifica Ortigia, il centro storico di Siracusa, ma soprattutto è il modo in cui Marco Castello ribalta il concetto di appartenenza: non nostalgia da cartolina, bensì un microcosmo ricco di microstorie. 

Castello – classe ’93, polistrumentista siracusano cresciuto fra artigianato sonoro e ascolti cosmopoliti – lavora da tempo ai margini alti di una scena che intreccia pop d’autore, elettronica da camera, sofisticazione mediterranea che rimanda al minimalismo di Erlend Øye amico di frequentazione quanto alla compostezza vellutata dei Nu Genea.

Ma qui la traiettoria non è più solo quella del raffinato “POP colto”: “Quaglia sovversiva apre una faglia, un’idea di cinema immaginario che prende la forma di un’isola, forse Ortigia, forse la Sicilia intera, forse semplicemente un luogo mentale dove la realtà si distorce e diventa racconto.

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Le dieci tracce si muovono come episodi di quotidianità: cantautorato ’70 ripulito da ogni patina nostalgica, yacht rock evaporato in pura texture, funk discreto, jazz filtrato con intento quasi curatoriale, più una serie di innesti mediterranei che agiscono come una grammatica sotterranea. Il risultato è un suono lucidissimo, a tratti maniacale nella cura.

A livello testuale, Castello affila una scrittura ferocemente laterale: benzinai disastrosi che scatenano catastrofi globali, ansie a bassa intensità che si gonfiano come micce, piccole storture amministrate con sguardo caustico. È un’ironia che finge leggerezza ma scava sotto traccia, fino a un retrogusto malinconico che non si concede soluzioni.

Le microstorie diventano rappresentazioni del presente: transizioni ecologiche che evaporano, desideri febbrili che non trovano mai la forma, sentimenti trattati come ordigni emotivi.

“Quaglia sovversiva” è un disco stratificato, brillante nelle intenzioni e, per buona parte, solido nella resa.

Un lavoro che non reinventa il pop d’autore, ma ne riconfigura i margini con intelligenza, metodo e una certa sfrontatezza controllata.

SCORE: 7,50

TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO

Pompe – Mutu e scippi coppa – Eureka

BRANI DA SKIPPARE

35 minuti di dolcezza sonora e acutezza lirica.

TRACKLIST

Pompe
Vessenali  
Nascondigli
Mutu e scippi coppa 
Editto dal sottoscoglio 
Fare ninna  
Chiuvìti / Nun chiuvìti
Eureka
All’acqua ghiacciata 
Scoglio volante

DISCOGRAFIA

2021 – Contenta tu
2023 – Pezzi della sera
2025 – Quaglia Sovversiva

WEB E SOCIAL

@maccucciu

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