RECENSIONE: MAHMOOD – “Ghettolimpo”

RECENSIONE: MAHMOOD – “Ghettolimpo”

A distanza di due anni dall’incredibile successo di “Gioventù Bruciata“, Mahmood prova a bissare il traguardo del disco precedente con “Ghettolimpo“: un album che racconta la sua doppia anima, divisa tra la Sardegna e l’Egitto, con una produzione urban raffinata.

Alessandro Mahmoud ha scelto di ricorrere alla mitologia per descrivere i suoi ultimi due anni: la vittoria al Festival di Sanremo 2019 e la conseguente partecipazione all’Eurovision Song Contest due mesi dopo, l’uscita di “Gioventù Bruciata“, la pandemia, il lockdown e una vita cambiata da cima a fondo, almeno solo in apparenza. Con “Ghettolimpo“, Mahmood fa i conti con la sua nuova realtà, con i cambiamenti personali e professionali che quest’ultima ha portato con sé e con il desiderio di mettersi ulteriormente a nudo per rivelarsi.

“Ghettolimpo” rappresenta anche un nuovo immaginario per l’artista, che in breve tempo si è conquistato un posto fra i più importanti esponenti del cantautorato urban pop, con un tratto unico che lo distingue nel panorama contemporaneo. Attraverso le 15 tracce che compongono il nuovo mondo dalle molteplici sfaccettature di Mahmood, emerge il connubio magistrale tra l’elettronica, l’urban (raffinato) e il pop.

Ogni brano vuole illustrare una simbologia ben precisa, così come la storia di un personaggio che, esattamente come in un videogame, si rivela all’ascoltatore brano dopo brano, livello dopo livello. Un Olimpo popolato dagli dèi, a cui si uniscono le esperienze degli eroi moderni più semplici, che a volte e spesso arrivano dalla strada, dal ghetto. La matrice comune del progetto? L’assenza di figure onnipotenti ed infallibili, quindi di veri Dei (gli stessi citati dal cantante nella traccia di apertura dell’LP).

Mahmood ricorda le preghiere che era solito recitare da bambino insieme al padre (“Talata“), l’amore profondo per la madre e per la sua terra d’origine, la Sardegna (“T’Amo“), l’adolescenza e e la sensazione di sentirsi sempre fuori posto (“Rubini“), la sua duplice essenza in quanto uomo e cantautore (“Ghettolimpo“). Completano il disco le collaborazioni con Sfera Ebbasta e Feid (“Dorado“), Woolkid (“Karma“) ed Elisa (che dona la sua voce nella delicatissima “Rubini“) e “Zero“, colonna sonora dell’omonima serie tv Netflix.

SCORE: 8,25

DA ASCOLTARE SUBITO:

“Ghettolimpo” – “Zero” – “Rubini”

DA SKIPPARE SUBITO:

“Baci Dalla Tunisia”

TRACKLIST:

DISCOGRAFIA:

2021 – “Ghettolimpo
2020 – “Gioventù Bruciata

VIDEO:

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