Recensione: DEPECHE MODE – “Memento Mori”

Recensione: DEPECHE MODE – “Memento Mori”

Mi sono messo in situazione quasi liturgica per ascoltare “Memento Mori”. Telefono sconnesso, distrazioni social azzerate, amplificatore a un buon livello e solo il suono. 

50 minuti fuori dal mondo, una necessità, una voglia, una attenzione, un segno di rispetto per il quindicesimo disco in studio dei Depeche Mode. 

I DM sono sempre stati per me una sorta di culto pagano.
Dai loro inizi di “Speak & Spell” con Vince Clark nel 1981, passando per tutta la loro storia che poi ha un po’ accompagnato anche la mia di storia.
Per ogni momento della mia vita ho, senza dubbio, una canzone di riferimento dei Depeche che mi fa da fedele colonna sonora. 

L’ascolto di “Memento Mori”, come ogni liturgia ha dei momenti diversi: quello dell’adorazione, quello della partecipazione, quello della preghiera, del pentimento e quello della redenzione. 

Io ho ascoltato varie volte il disco e ogni volta con spirito e attenzione diversa. Volevo che i brani mi attraversassero prima con le atmosfere, poi con le sonorità e per finire con le liriche. 
Una specie di suono-sintesi depechiana che mi irradiasse energia e mi accompagnasse nel loro mondo sonoro. 

Il disco è cupo, elettronico, oscuro ma anche audace.
Molto passato e suoni industriali piuttosto che le produzioni più blues ed elettriche degli ultimi dischi.
Sembra quasi ispirato ai primi Depeche Mode (Wagging Tongue) ma anche ai Kraftwerk (People Are Good) o agli Air (Soul With Me)
C’è l’uso massivo dei synth che amplificano le tematiche trattate: paranoia, ossessione, malinconia per arrivare poi alla catarsi e alla gioia, con tutte le infinite sfaccettature che vi sono nel mezzo. 

Un disco che senza dubbio sarebbe molto piaciuto molto a Fletch, sarebbe impazzito e si sarebbe divertito a suonarlo.
Sembra quasi che ci sia, un ectoplasma presente, anche se il processo creativo è stato, come al solito, a carico di Gahan e Gore.

Da non dimenticare poi due figure fondamentali per questo disco ovvero la produzione di James Ford e quella aggiunta dell’impressionante Marta Salogni, che con il suo tocco magico fa suonare meglio tutti.

Alla fine della liturgia esco redendo, soddisfatto. Il disco è senza dubbio uno dei migliori dei DM di questo 2000.
Tra i tanti alti e bassi della band questo punto è senza dubbio un alto.
Un momento di riconciliazione. Tornare all’ovile e ritornare ad essere i DM di sempre…

Perché alla fine bisogna ricordarsi assolutamente che si deve morire ma al tempo stesso si deve ricordare ancora di più che si deve vivere! 

Andiamo in pace e lunga vita ai Depeche! 

SCORE: 8,50

DA ASCOLTARE SUBITO

Ho fatto fatica a sceglierne tre… Don’t Say You Love Me – Caroline’s Monkey – Never Let Me Go

DA SKIPPARE SUBITO

Assolutamente nulla. È stupendo nella sua globalità 

TRACKLIST

DISCOGRAFIA

1981 – Speak & Spell
1982 – A Broken Frame
1983 – Construction Time Again
1984 – Some Great Reward
1986 – Black Celebration
1987 – Music for the Masses
1990 – Violator
1993 – Songs of Faith and Devotion
1997 – Ultra
2001 – Exciter
2005 – Playing the Angel
2009 – Sounds of the Universe
2013 – Delta Machine
2017 – Spirit
2023 – Memento Mori

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