MINISTRI: “Cronaca nera e musica leggera è il nostro saggio mai scritto”

MINISTRI: “Cronaca nera e musica leggera è il nostro saggio mai scritto”

I Ministri sono tornati con tutta la forza che la loro musica ha sempre regalato, uno schiaffo emotivo e coinvolgente come i loro concerti. Dopo il singolo “Peggio di Niente“, la band annuncia il nuovo EP “Cronaca nera e musica leggera“, in arrivo il 14 maggio per Woodworm/Universal.

L’estetica di “Cronaca nera e musica leggera” è un omaggio alle collane Einaudi (precisamente Piccola Biblioteca Einaudi e Nuovo Politecnico) rese indimenticabili dal progetto grafico di Bruno Munari. 
E come a voler battezzare nel migliore dei modi un lavoro discografico che apre un capitolo nuovo per la band, ecco l’approvazione della stessa Einaudi: una benedizione importante, che segna una linea di unione tra generazioni diverse ma unite ancora dalla voglia di parlare a tutti, senza distinzioni.

La band ha annunciato anche la prima data dal vivo, l’8 luglio al Circolo Magnolia di Segrate (Milano), che indica un segnale di ripartenza dopo un anno e mezzo di inattività a causa della pandemia da COVID-19.

Abbiamo incontrato la band per parlare del loro nuovo progetto. Scopri cosa ci hanno raccontato in conferenza stampa!

Sul nuovo EP “Cronaca nera e musica leggera”:

“Cronaca nera e musica leggera ci suonava già dal titolo come una sorta di saggio mai scritto. Tra le altre cose, parla di confusione e di crisi dei saperi, della progressiva scomparsa di una qualche verità condivisa. I saggi Einaudi sono stati la quinta essenza della nostra infanzia, i libri dei grandi, e i loro quadrati erano il simbolo di un sapere con la S maiuscola, moderno ma autorevole. E, in più, elegantissimo. Omaggiarle è un modo per rivederle, farle rivedere e in qualche modo trovare conforto.

Abbiamo registrato tanto materiale in questo anno e mezzo, con il preciso intento di riunire tutto ciò che avesse un anima comune e una coerenza all’interno della stessa pubblicazione, ma soprattutto volevamo uscire con un disco che fosse uno schiaffo in faccia. Per noi, l’aggressività e l’urgenza nella musica è sempre stato il nostro modo personale ed autentico di comunicare. La colpa, l’inadeguatezza e una serie di pensieri negativi siano stati poco esplorati nei progetti usciti in quest ultimo periodo. “Cronaca nera e musica leggera” è composto da quattro brani che riteniamo perfetti per esplorare questo periodo complesso della nostra vita, come ci sentiamo e come vogliamo apparire dopo un anno e mezzo di inattività. Ci rappresentano in tutto e per tutto. 

Sul valore del nuovo progetto discografico: 

Rappresenta una sorta di nuova genesi per i Ministri. Le forme espressive che abbiamo scelto sono state urgenti, primordiali, contenenti una nuova verità al loro interno.

Sulla differenza tra i concerti della scorsa estate e quelli che ci attendono quest’estate: 

La scorsa estate abbiamo cercato di capire come potesse funzionare mettere in piedi un concerto in una maniera alternativa rispetto al passato. La musica va fatta anche per gli altri, non si suona solo per sé stessi. Se potremo tornare ad esibirci su un palco nel modo in cui abbiamo sempre fatto, sarebbe il massimo.

Sull’importanza della coerenza e della verità nella musica: 

Lo scontro tra questi due concetti si fa sentire in tutto l’album. La coerenza è un lusso per pochi, impossibile da mantenere per quanto riguarda ogni singolo aspetto della nostra vita. Cosa possiamo gestire in maniera efficace invece? La nostra coerenza artistica, che manteniamo da ben 15 anni. Siamo riusciti a farlo senza dover dimentare necessariamente i testimonial di un prodotto. La coerenza non sta solo nel come si suona uno strumento, ma anche nel pieno rispetto delle tempistiche del singolo artista in quanto alla scrittura e alla produzione dei suoi pezzi, nella cosiddetta filiera produttiva della musica.

Sul brano “Inferno” e sul sound cupo del nuovo progetto: 

“Inferno” è un brano chiuso, un ritorno all’urgenza di cantare, di farci sentire, di affrontare la negatività che ha segnato questo anno e mezzo. Tutti i brani dell’EP sono cupi e amari, ne siamo consapevoli. Nei nostri pezzi non ci sono necessariamente delle soluzioni rispetto alle tematiche che trattiamo. Ci piace entrare nel cuore dei problemi e delle questioni, per analizzarle. Siamo una band da tanto tempo anche perchè cerchiamo di sostenerci e di salvarci, senza lasciarci andare. Musicalmente, abbiamo cercato di ottenere un sound che non rispecchiasse il panorama musicale odierno. Siamo i Ministri, immersi nella realtà, e non stiamo cercando di dire che andrà per forza tutto bene.

 

Sul futuro dei live in seguito alla chiusura di tanti locali: 

Faremo tutto il possibile per poterli aiutare e tornare a suonare sui loro palchi. Lo diciamo in totale sicurezza. Nel nostro piccolo, domenica saremo all’OFF Topic di Torino. 

Sul lavoro di squadra:

Cantare ciò che passa nella testa di un altra persona per me è un meccanismo virtuoso, equivale a sublimarsi e ridisegna degli equilibri anche a livello di significati. Leggiamo i testi di Federico e cerchiamo di indirizzare Davide su come interpretarle. Non è un lavoro di squadra per noi, ma si tratta di comunicare. 

Sul dare spazio anche ad altre band del circuito indipendente nell’aprire i loro concerti: 

Abbiamo sempre avuto la stessa possibilità, perciò ci è sembrato giusto concederla nel corso degli anni ad altrettanti gruppi indipendenti del panorama musicale italiano. Un live non è mai una gara, bensì uno spettacolo dove la gente si ricorda di una serie di momenti ed episodi memorabili. Un concerto d’apertura è sempre un momento estremamamente formativo per un gruppo, specialmente in quanto deresponsabilizzati di potersi esprire liberarmente sul palcoscenico. 

 

ABOUT MINISTRI:

I quattro brani dell’ep, che mettono le basi per un percorso del tutto nuovo per i Ministri, sono un tentativo di fare ordine tra le voci che arrivano da dentro, dalla parte più profonda e vera dell’io, e quelle che invece, da fuori, assillano, stordiscono e deprimono. Quello che ne viene è una spinta, solo un respiro prima di spiccare un salto: perché le canzoni, in realtà, non riescono mai a fare ordine, ma sanno come farci reagire, come un pugno nello stomaco o come un’esortazione al domani.

Si sono esibiti con i Coldplay, i Foo Fighters, i Subsonica e moltissimi altri. Hanno collaborato con Caparezza, Afterhours, Mauro Pagani, con i registi più all’avanguardia e alcuni tra i migliori producer, da Gordon Raphael (Strokes) a Sylvia Massy (Johnny Cash, System Of A Down) passando per Tommaso Colliva e Taketo Gohara. Hanno collezionato oltre 500 concerti, dai centri sociali degli inizi ai sold-out nei superclub e ai grandi festival, e i loro brani su Spotify sono stati ascoltati oltre 25 milioni di volte.
Dopo 15 anni sulle scene, un capitolo si chiude e se ne apre un altro.
E come a voler sottolineare un elemento di continuità nello stravolgersi di prospettive, vita e abitudini, si sono affidati a Nicolò Cerioni e alla sua arte per i loro abiti di scena – una piccola tradizione della band, cominciata nel 2006 con delle indimenticabili giacche napoleoniche, che li ha resi delle icone del rock in Italia anche nello stile.

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