“Marauder” il nuovo album degli INTERPOL a fine agosto

“Marauder” il nuovo album degli INTERPOL a fine agosto

Gli Interpol, dopo mesi di speculazione, ha confermato che pubblicherà il sesto album, Marauder, venerdì 24 agosto su Matador Records.

“Marauder è una delle sfumature del mio carattere. Se distruggo un’amicizia o faccio delle stronzate è solo colpa sua. Mi ha insegnato molto, ma è un lato di me che penso debba prendere vita solo attraverso la musica. In qualche modo, quest’album gli concede l’opportunità di avere un nome e un volto, ma poi lo rimette a dormire” – Paul Banks.

Ma prima di lasciarvi, Marauder vi racconterà delle storie. Mettetevi comodi, siamo sicuri che non vorrete perdervele…

“The Rover”, il primo singolo estratto da Marauder,  verrà inoltre presentato domani, venerdì 8 giugno, al The Late Show di Stephen Colbert.

Gli Interpol hanno anche confermato una prima serie di date che li porterà in giro per il mondo, oltre alle apparizioni già annunciate alla House of Vans di New York City, al Riot Fest di Chicago e all’Hyde Park di Londra insieme ai The Cure. I fan che pre-ordineranno Marauder direttamente dallo store della band avranno accesso alla prevendita dei biglietti per i prossimi concerti, che includono tappe al Madison Square Garden, all’Hollywood Bowl e alla Royal Albert Hall e un’unica data italiana a Sesto al Reghena, in occasione del Sexto ‘Nplugged. Cliccate QUI per preordinare Marauder e avere accesso immediato alle prevendite dei biglietti. Trovate la lista completa delle date in fondo.

Sembra incredibile, ma è successo davvero: qualcuno ha chiamato la polizia. Si, avete letto bene. Ed è stata tutta colpa della band che a Manhattan, e più precisamente all’interno della sala prove degli Yeah Yeah Yeahs, si è trovata faccia a faccia con dei poliziotti, mentre provava i nuovi potentissimi brani che un vicino sembra non aver proprio gradito. “Abbiamo rovinato tutto”, ha detto Daniel. Sam ha aggiunto ridendo: “Dai, non siamo mica i Mastodon. Spesso ci danno anche dei rammolliti!”. Non sapremo mai se in quel momento stesse ripensando a quando, durante una tostissima sessione di prove, ha colpito la batteria con una forza tale da distruggere la grancassa. Da questi aneddoti, emerge la natura di Marauder, sin da subito affermatosi come un bimbo capriccioso e instancabile.

Ad ogni modo, gli Interpol che ascolterete su Marauder non sono assolutamente quelli. Né gli somigliano, nemmeno un po’. Per diciotto lunghi mesi, i loro fan hanno avuto modo di riflettere su come la band sia stata una parte fondamentale della rinascita del rock che ha avuto luogo a New York City nel ventunesimo secolo, o di leggere dell’incredibile successo che ha avuto il tour della celebrazione dei 15 anni dell’album di debutto Turn On The Bright Lights. Nel frattempo, invece, gli Interpol hanno lavorato silenziosamente (si fa per dire perché, come avrete immaginato, il volume era fin troppo alto) e si sono impegnati molto affinché la loro musica potesse evadere dai confini della prigione temporale in cui un album viene spesso rinchiuso, per lasciare una traccia indelebile nella storia. Il risultato, Marauder, è un album alle volte incerto ma affascinante, che prima agisce seguendo l’istinto e, solo dopo, riflette.

Per la prima volta, dopo il disco Our Love To Admire pubblicato nel lontano 2007, gli Interpol si sono aperti ai suggerimenti di un produttore. Tra dicembre 2017 e aprile 2018, hanno trascorso diverse settimane a New York per lavorare con Dave Fridmann – già noto per aver collaborato con artisti come Mercury Rev, Flaming Lips, MGMT, Spoon, Mogwai e moltissimi altri.

Quando il trio ha varcato la soglia dei Tarbox Studios aveva già provato a lungo i brani di Marauder. Fridmann ha fatto sì che la virilità e la vigorosità esplose in sala prove non venissero appiattite durante le registrazioni. È stata infatti una sua idea quella di evitare tutti i Pro Tools e di registrare direttamente su nastro, così da dare alla band maggior risalto e flessibilità.

Durante la fase di scrittura, Sam si è lasciato trasportare dal sound di batteristi soul come Al Jackson Jr (batterista di Otis Redding) e di produttori funk degli anni ’80 come Jimmy Jam e Terry Lewis. “Come posso rendere swing questa roba?”, è una domanda che lo ha tormentato a lungo, ma la risposta la troverete soltanto ascoltando tracce come “If You Really Love Nothing” e “Stay In Touch” e il tocco R&B che segna “It Probably Matters”. Gli Interpol sono sempre stati imbattibili con i sentimenti, ma in Marauder si ha una svolta: è la necessità di suscitare qualcosa nell’ascoltatore che diventa cruciale, poco importa di cosa si tratti.

Ha assunto un ruolo fondamentale anche il nuovo bassista, velocissimo nell’apprendimento. “In El Pintor, ci abituavamo all’idea che fosse Paul a suonare il basso e ne apprezzavamo le qualità”, ha detto Sam, riferendosi all’album pubblicato nel 2014 registrato senza Carlos Dengler, bassista originario. “Questa volta invece era charissimo a tutti che fosse lui il nostro bassista. Penso si sia sentito a suo agio nello sperimentare. Non ci sta soltanto dando una mano per una data, o una registrazione. Sta donando se stesso, la sua voce e il suo basso al nostro progetto”.

Sebbene di Paul siano già emerse le grandi doti di bassista, emergono adesso anche quelle di cantautore. Negli album precedenti, il cantante ha sempre preferito distaccarsi dai testi, lasciando che in questi si facessero spazio pensieri lontani e personaggi fittizi, tutto nella pura astrazione. Solo a vent’anni dalla formazione del gruppo, il frontman ha finalmente deciso di dare a se stesso una possibilità, un ruolo nelle sue stesse storie.

“In questo disco mi sono reso conto di quanto sia importante concentrarmi su qualche episodio che ho realmente vissuto e che ritengo particolarmente evocativo”, spiega. “Nel passato pensavo che l’autobiografia fosse un qualcosa che allontanasse gli altri, qualcosa a cui difficilmente si riesce ad associarsi. Adesso invece mi sento come se fossi in grado di avere una visione del tutto nuova della mia vita”.

Lo si percepisce semplicemente guardando la cover dell’album: uno scatto di Elliot Richardson, ex procuratore degli Stati Uniti d’America che, nel 1973, si dimise dopo aver rifiutato l’ordine del Presidente Nixon di licenziare il procuratore generale Archibald Cox, che al tempo stava conducendo un’indagine sullo scandalo Watergate. Richardson viene rappresentato come una figura solitaria, riflessiva, in una stanza spoglia e con delle piante del tutto innaturali. “L’affidabilità ha spesso a che fare con l’onestà”, ha affermato Paul riferendosi tanto ai suoi testi quanto alla cover scelta. Un sentimento di identificazione è una parte fondamentale dell’album.

Come chiunque altro, Paul ha attraversato diverse fasi nella sua vita, ognuna delle quali gli ha consentito di scoprire una o più sfumature della sua personalità, che saranno visibili all’interno di quest’ultima fatica. Che si tratti del narratore tremendamente curioso di “Now You See Me At Work, Dear”, dell’anima in pena che non riesce a distaccarsi dal ricordo di una relazione ormai finita di “Flight of Fancy” o del rabbioso e problematico ragazzo di “The Rover”, non c’è dubbio: è proprio una persona reale quella che si delinea attraverso i testi. Poco importa se si tratta di una persona che ha vissuto nel passato, che vive nel presente, o che vivrà nel futuro.

È pero solo in “Stay In Touch” che il personaggio si mette in gioco totalmente, mostrandosi più umano che mai, con i suoi punti di forza e tutte le sue debolezze. “Marauder chained of no real code/Marauder breaks bonds/Marauder stays long/Plays with the real face on,” canticchia Paul. Si riescono quasi a percepire la caparbietà e l’indulgenza di questo personaggio. E allo stesso tempo, emerge nell’ascoltatore l’incapacità di abbandonarlo in questo suo viaggio.

Marauder Tracklisting:
1. If You Really Love Nothing
2. The Rover
3. Complications
4. Flight of Fancy
5. Stay in Touch
6. Interlude 1
7. Mountain Child
8. NYSMAW
9. Surveillance
10. Number 10
11. Party’s Over
12. Interlude 2
13. It Probably Matters

(cs)
07 Giugno 2018

Credit: Jamie James Medina

 

 

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