Live Report – PETER GABRIEL: la bellezza assoluta in concerto [Info, scaletta e biglietti]

Live Report – PETER GABRIEL: la bellezza assoluta in concerto [Info, scaletta e biglietti]

È difficile raccontare il concerto di Peter Gabriel, lo è perché è difficile raccontare la Bellezza.

L’artista inglese torna dopo tanti anni di assenza dalle scene live. Il suo ultimo tour era del 2016, quello in compagnia di Sting, mentre per un tour da “solista” occorre risalire sino al 2014 (“Back To Front Tour”). Ora, dopo tutti questi anni Gabriel è tornato in scena, complice l’uscita di un nuovo album “i/o” di cui non si conosce ancora la data definitiva di pubblicazione ma che è stato anticipato da quattro singoli, ognuno reso disponibile in digitale sulle piattaforme in occasione del plenilunio.

E non c’era modo migliore per vederlo tornare sul palco. Lo spettacolo che Gabriel offre al pubblico è di altissimo livello in tutti i suoi aspetti. In scena va uno show di grande e rara bellezza, dove suono, immagini ed emozioni si miscelano perfettamente tra loro creando un insieme affascinante, ammaliante, che cattura l’attenzione e non la fa cedere se non in alcune rare occasioni.

L’inizio dello spettacolo è quasi “teatrale” con Gabriel da solo sul palco che in italiano introduce lo spettacolo avvisando in maniera divertita e divertente che, come hanno fatto gli Abba, quello che è in scena potrebbe essere un avatar, un ologramma di 10 anni e 10 kg di più, mentre il vero Peter Gabriel è in spiaggia ai Caraibi come una divinità romana.

Con l’invito a divertirsi il concerto inizia con lui e il fido bassista Tony Levin (accolto da un grande applauso) soli in scena, raggiunti pochi minuti dopo dal resto della band che in maniera acustica presenta i primi due brani in scaletta. La band è a semicerchio come intorno a un ipotetico falò in spiaggia. Grazie ai video si riesce a vedere l’espressione di Gabriel che è di una grande tranquillità, serenità, appare molto rilassato anche se questa è la terza tappa del tour e quindi in qualche modo ancora da metabolizzare (i concerti sono iniziati a Cracovia, seguita poi dall’Arena di Verona il 20 maggio e a seguire l’ultima tappa italiana appunto al Mediolanum Forum di Milano).

Questo inizio introduce il pubblico nell’atmosfera del concerto che si capisce subito essere l’occasione giusta per entrare nella musica, farsi catturare da quella magia di suono che Gabriel e band costruiscono nota dopo nota, canzone dopo canzone. Nelle tre ore dello spettacolo (divise da un intervallo di circa venti minuti) l’ex Genesis prende per mano l’ascoltatore lo porta nel suo mondo, lo coccola con una musica morbida, che si avvicina alla Bellezza suonata da una band spaziale. Gabriel è carismatico, richiede un’attenzione che il pubblico, evidentemente ammaliato, gli concede con facilità.

È questo il motivo di una scaletta costruita in questo modo. Gabriel sembra rifuggire dalle hit, da quei brani a effetto Karaoke (come successo sulla vitalissima versione di “Sledgehammer” che chiude la prima parte con tanto di ballettino di Gabriel, Levin e il chitarrista Rhodes). Nello show manca un’anima pop a vantaggio di una versione teatrale, dove la musica si unisce alle immagini creando un insieme perfetto, dove i due elementi sono essenza, senza che la parte visuale, anche questa di grande effetto e cura, prenda il sopravvento.

Nella prima parte dello show l’attenzione, anche su brani lenti, è massima, Gabriel cattura, ti porta all’ascolto, direttamente all’essenza di ciò che lui e la band stanno cantando e suonando. È magia pura, fatta di arrangiamenti perfettamente riusciti, esecuzioni affascinanti e canzoni da scoprire e gustare. In questo contesto brani poco sentiti come i nuovi singoli diventano immediatamente tuoi.

La seconda parte, che arriva dopo una ventina di minuti di intervallo, fa un po’ più fatica a entrare sottopelle.
La sospensione ha rotto la tensione e quel magico effetto sorpresa dato dalla scoperta. È anche la parte con momenti più rarefatti, vedi il brano dedicato alla madre “And Still” e il successivo per il padre inventore “What Lies Ahead” ma è anche l’occasione in cui proporre “Don’t Give Up” (con una bellissima parte vocale di Ayanna Witter-Johnson – violoncello, tastiere, voce) e un Peter Gabriel che si siede sui gradini del palco. Oppure la conosciuta “Red Rain” e l’amata e potente “Big Time” sino a chiudere il secondo tempo, prima dei bis, con il primo singolo di Gabriel, l’allora sorprendente “Solsbury Hill”. Quella magia e atmosfera della prima parte è però cambiata si è trasformata in altro.

Ci sono poi i bis, soprattutto quello conclusivo, l’immancabile inno “Biko” dedicata a Stephen Biko il sudafricano attivista antiapartheid uscito morto di prigione nel 1977.

Un concerto magico, al limite della perfezione, che cattura il pubblico portandolo per circa tre ore in un mondo musicale affascinante, dove trovare eleganza ed emozioni. E non è poco e soprattutto non è comune.

SCORE: 9,50 

Recensione di Marco Rumori per musicadalpalco.com (Clicca per leggere l’intero articolo)

LA SCALETTA 

Set 1

Washing of the Water (acustica)
Growing Up
Panopticom
Four Kinds of Horses
i/o
Digging in the Dirt
Playing for Time
Olive Tree
This is Home
Sledgehammer

Set 2

Darkness
Love Can Heal
Road to Joy
Don’t Give Up
The Court
Red Rain
And Still
What Lies Ahead
Big Time
Live and Let Live
Solsbury Hill

Encore:
In Your Eyes

Encore #2:
Biko

LA BAND

Manu Katchè (batteria), David Rhodes (chitarra, voce), Tony Levin (basso), Don McLean (tastiere, voce), Richard Evans (chitarra, flauto, voce), Ayanna Witter-Johnson (violoncello, tastiere, voce), Marina Moore (violino, viola, voce), Josh Shpak (tromba, corno, tastiere, voce).

WEB & SOCIAL 

www.petergabriel.com

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