Intervista: PORTOBELLO – Vivo l’ennesima vita nuova

Intervista: PORTOBELLO – Vivo l’ennesima vita nuova
 

Dimenticate le strade pittoresche del quartiere lodinese. Il nostro Portobello è a un passo da casa, a Civitavecchia, ha il mare nel cuore, l’odore della salsedine addosso, la musica per raccontarsi.

Vi presentiamo un cantautore che ha provato a cercare il “Senso della Vita”. L’avrà trovato? La risposta la trovate nelle prossime righe.

Proprio a lui che ha scelto Portobello come nome d’arte, chiediamo se ha un “porto sicuro”, una specie di “rifugio antiatomico” in cui ha bisogno di rintanarsi per ritrovare se stesso. “Ogni posto in cui c’è il mare per me è casa, sono cresciuto con l’odore della salsedine e lo iodio che forse mi ha reso un po’ strano. Se non ho il mare vicino vado fuori di testa, per me è casa!”

E restando in tema rifugi, raccontaci il tuo lockdown: proprio in quel periodo è nato il tuo ultimo singolo “Il senso della Vita”.

Il mio lockdown è stato metodico: tanto sport (correvo sul terrazzo di casa), studio (preparavo dei concorsi, poi ne ho vinto uno ma questa è un’altra storia), sentivo gli amici per telefono e provavo a scrivere una canzone, ci provavo da prima del lockdown, ma era maledettamente difficile! Poi un giorno mi sono messo lì con l’intenzione di riuscire a buttare giù qualcosa. Per magia, come sempre poi succede, è venuta fuori questa canzone che considero la mia preferita fra tutte quelle che ho scritto fino ad ora. La musica è strana!

Tu lo hai trovato un senso a questa vita?  O pensi che si perda solo tempo ad attribuire uno scopo, un significato a questa esistenza?

Quando ho scritto il testo, molto di getto, le parole sono uscite da sole. La canzone sembra essere strampalata e non centrare perfettamente un punto, un discorso ben preciso, ma in realtà parla di chiunque come me ha vissuto 100 vite ed è arrivato al punto di essere stanco di lamentarsi (che è poi un atteggiamento tipico dei nati dagli anni 80 in poi)! Quindi basta piangere sul passato, guardiamo a quello che si ha nel presente, cercando di costruire un futuro a misura dei nostri sogni.

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La cover de “Il Senso della Vita”, nuovo singolo del cantautore Portobello

Sicuramente l’ultimo anno ci ha cambiati, ha rimescolato un po’ le priorità, ci ha fatto riscoprire alcune cose e dimenticarne altre. Ce lo fai un bilancio, ci racconti chi è oggi Damiano?

Damiano è uno che vive l’ennesima vita nuova. Come ho detto poco fa, ho vinto un concorso pubblico, la considero una cosa di non poco conto di questi tempi, un po’ una lotteria. Mi sono trasferito in una bella città toscana non troppo lontano da casa mia (e naturalmente qui c’è il mare!). Dal 2020 ho imparato tanto e sono sincero, il lockdown ha giocato molto a mio favore perché mi ha dato la possibilità di fare le cose con calma e prendermi il tempo di rivedere tutte le mie priorità, dal lavoro alla musica all’amore!

“E stare sempre sui social, che se potessi spegnerei ogni cosa / E poi se fuori dal mondo e poi se fuori da tutto / E poi mi chiedo sia brutto, mandare tutto a puttane e rimanere col dubbio”, canti nel singolo. Del resto il dubbio è ciò che ci porta a farci domande, vero? Sapere sempre tutto di tutti non è mica sempre un bene…

Esatto, hai preso proprio la parte di testo che preferisco e e hai centrato il punto! Anche se sembrano parole banali e risentite, sono fiero di averle scritte: mi dà noia aprire un social e vedere cosa fanno gli altri, o dover per forza far sapere agli altri cosa faccio io. Detta sinceramente, ogni tanto mi piace sparire e farmi gli affari miei senza necessariamente sapere chi fa cosa.

Il tuo account Instagram in effetti non è aggiornato da ottobre scorso. Repulsione, indifferenza, detox?

Un po’ tutte e tre le cose. Poi odio dover aggiornare il mio account da artista, preferisco sia la musica a parlare di Portobello. Qualsiasi artista fino a poco tempo fa doveva necessariamente fare al giorno almeno una storia o un post al giorno, che palle! Anche i signor nessuno come me dovevano stare sul pezzo a fare comunicazione, col risultato che si passava più tempo a cercare storie che a scrivere storie, e la musica ci ha perso parecchio mi sembra…

Hai cominciato a respirare musica in casa sin da piccolo, grazie ai tuoi genitori. Ci racconti come sei stato iniziato a questo mondo?

I miei genitori lavoravano in radio, soprattutto mio papà, ma non mi hanno mai spinto a fare nulla se non farmi ascoltare indirettamente tanta musica. Sono sempre stato io ad avere la necessità di dover esprimere la mia di musica, a voler suonare uno strumento e  imparare a scrivere (cosa che non ti insegna nessuno, purtroppo). Sono un autodidatta cresciuto con una forte influenza da parte dei miei.

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Portobello

Hai militato nel mondo dell’hip-hop, che ricordi hai dei tuoi esordi? Ti è rimasta un po’ questa passione o hai virato definitivamente verso altri generi?

Nella città in cui mi sono trasferito, ho ritrovato un vecchio amico che ha un’attività commerciale in pieno centro. Lui è di Civitavecchia come me e da “pischelli” facevamo rap insieme, eravamo nella stessa comitiva. Lui ha un hamburgeria, e fa delle playlist fighissime che spara a palla da una cassa Bluetooth fuori dal locale. Insomma, quando vado a trovarlo magari ci facciamo una birretta e rivivo un po’ quelle emozioni. Lui ascolta sia roba più attuale che old school, quindi sto scoprendo nuova musica che naturalmente mi piace perché il rap rimane una passione, anche se ora lo guardo da lontano, da semplice ascoltatore distratto.

Quando e come mai Damiano Morlupi è diventato Portobello?

Nel momento in cui proprio non sono più riuscito a reprimere la voglia di far sentire la mia musica, prima ero troppo timido e mi facevo troppe paranoie, avevo paura di mettermi in gioco. Per fortuna, anche se ormai ero già grandicello, ho avuto la voglia di farmi avanti e mi sono detto, “vai o la va o la spacca!”. E devo dirlo, ne sono felice perché ora lo posso dire: anche questa l’ho fatta, a prescindere da come è andata o andrà!

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